Road rage”, ossia “rabbia da strada”: questo il nome della sindrome che colpisce numerosi automobilisti. Statistiche in merito non ce ne sono, ma i numerosi episodi di cronaca quotidiana ci dicono che il fenomeno è ben presente: si verificano scatti di ira che si trasformano in aggressività di un automobilista contro un altro guidatore o un altro utente della strada (motociclista, ciclista, pedone). Con discussioni, magari per questioni di viabilità, che degenerano in diverbi o, peggio, scontri fisici pericolosissimi: può darsi che la persona verbalmente aggredita divenga a sua volta più decisa a risolvere la questione con la violenza, specie se sotto l’effetto di alcol o droghe, come ci confermate voi nel nostro forum. Ed esiste perfino chi è alterato contro le Forze dell’ordine. Ma perché si è aggressivi in auto? Risposta difficile, anche se qualche studio ha cercato di fornire delle risposte.

Cosa succede nell’abitacolo

#1. Involucro protettivo. Numerose ricerche concordano su un punto: l’abitacolo viene visto dal guidatore come un involucro protettivo che nessuno deve violare, uno spazio da difendere “coi denti”. In un ambiente esterno, la strada, che si vuole in ordine, col rispetto delle regole: se un altro automobilista “ruba” un parcheggio o vìola una norma del Codice della Strada diventando un pericolo, allora scatta l’aggressività. Chi ha subìto questo “affronto” vuole riportare l’ordine, ristabilire l’equilibrio della strada: questa “ingiustizia” stradale va vendicata, come minimo a parole (anche pesanti), spesso condite da gestacci e sguardi poco amichevoli. Magari, alla base c’è il cattivo umore del momento, uno stress temporaneo. Oppure una condizione di nervosismo e frustrazione molto più forte e tendente al cronico: spesso, la persona aggressiva è disoccupata. Il dramma della disoccupazione che si trasforma in aggressività, su un’auto che potrebbe non essere neppure coperta dalla Rca obbligatoria.

#2. Sovraccarico cognitivo. C’è chi si stressa e si stanca mentalmente e addirittura fisicamente quando guida: non riesce a reggere la pressione di uno spostamento nel traffico cittadino, quando è “imbottigliato” in coda. E anche un viaggio in autostrada diventa un calvario. Perché deve fare attenzione agli altri veicoli, ai pedoni, alla segnaletica. Una sorta di sovraccarico cognitivo che porta a esplosioni d’ira e di aggressività, mentre tutto quello che è fuori dall’auto viene visto come un nemico, un pericolo. E il super lavoro per la mente cresce se ci si distrae guidando con lo smartphone in mano.

#3. Città, ambienti innaturali. Stando ai ricercatori dell’Università di Mannheim (Germania), lo stress da città può fare danni al cervello, specie se si guida spesso nella giungla urbana. Nel nostro DNA, c’è un individuo libero di passeggiare nei boschi o di andare a caccia al momento giusto, senza costrizioni e frequentando i simili conosciuti. Al contrario, nel traffico urbano, si è costretti a vivere in un ambiente ostile, con persone sconosciute fuori dall’abitacolo, il tutto condito da rumori e luci fastidiose. Per non parlare dello smog: aria malsana che penetra nei polmoni e di sicuro può agire pure a livello nervoso, per la mancanza di ossigeno al cervello. Gli italiani ne sanno qualcosa, tanto che l’Unione Europea, dopo aver più volte sollecitato i nostri politici a prendere provvedimenti anti-inquinamento, intende appiopparci una mega-multa da smog di un miliardo di euro.

Gli individui predisposti

Attenzione poi agli individui incapaci di gestire le relazioni sociali: sono tendenzialmente collerici. Alla peggio, si tratta di psicopatici che non riescono a dimenticare, covando rancore per decenni, che esplode contro chiunque. Sono persone emotivamente immature, con reazioni oltre le righe anche in macchina: basta un nonnulla per diventare “velenosi”, aggressivi a parole. Mettendo a rischio anche la propria incolumità: nel suo caso, salgono le probabilità di incontrare in strada un automobilista ancora più aggressivo e predisposto al litigio.

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