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Tutto ha inizio nel 2020 con la pandemia di Coronavirus che ha sconvolto il mondo intero in un modo che nessuno di noi si aspettava. Poi a effetto domino sono arrivate tutte le conseguenze, tra cui la crisi dei microchip e semiconduttori utili per produrre veicoli, i costi energetici e del carburante alle stelle, il ritardo nella consegna di auto nuove e ora, con la guerra tra Russia e Ucraina, lo scenario è ancora più allarmante.

Quello che potrebbe succedere nei prossimi mesi infatti, a livello globale, per quanto riguarda l’economia, l’industria e il commercio, è molto peggio di ciò che stiamo vivendo ora e che anche solo lontanamente immaginiamo.

Le minacce all’economia europea

L’Europa rischia un aggravamento dei problemi già pessimi per quanto riguarda le consegne, questo è dovuto al blocco delle navi nei porti cinesi e ai ritardi delle portacontainer in tutto il mondo. Una problematica che colpisce in maniera molto pesante l’intero settore dell’automotive.

Secondo alcune fonti estere autorevoli (come dichiara l’ANSA) le navi che dalla Cina viaggiano verso le destinazioni occidentali è già più basso oggi – secondo la società di consulenza marittima londinese Drewry solo ad aprile sono stati ben 260mila i container che non sono riusciti a partire da Shanghai, destinati tra l’altro all’esportazione in tutto il mondo. Le conseguenze di questa situazione saranno avvertite sia dai consumatori che dall’industria.

Bertram Brossardt, direttore generale della Bavarian Business Association a Monaco, ha dichiarato: “Pensiamo che la situazione continuerà a peggiorare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, perché ad oggi sono arrivate solo le navi che hanno lasciato il porto di Shanghai prima della sua chiusura e sentiremo le effettive conseguenze del lockdown a Shanghai in modo molto drastico”.

Che cosa succede a Shanghai e le conseguenze nel mondo

Il più grande porto del mondo è proprio quello di Shanghai, l’intera città rappresenta una delle regioni industriali di maggiore importante a livello globale. Le esportazioni provenienti dalla Cina riguardano soprattutto componenti elettroniche e computer, oltre al litio e al cobalto per la realizzazione delle batterie che servono ad alimentare le auto elettriche, che oggi rappresentano il futuro della mobilità.

I programmi di navigazione e di trasporto sono cambiati negli ultimi due anni, a causa dello scoppio della pandemia di Covid nel 2020, che ha cambiato le dinamiche del mondo intero. “Secondo il database di spedizione di Alphaliner”, le navi portacontainer al momento restano in viaggio per una media di 101 giorni, e questo significa solo una cosa, che il loro rientro in Asia subisce un ritardo pari ad almeno tre settimane. A Shanghai è iniziato un lockdown a marzo che doveva durare solo alcuni giorni, mentre invece – nonostante oggi le restrizioni siano state allentate – non sembra comunque il momento giusto per tornare a una vita normale, come quella che si viveva in epoca pre-Covid.

Il porto di Shanghai non si è mai fermato, però è stato colpito molto duramente il trasporto in entrata e in uscita, stessa cosa che è successa in molte altre regioni della Cina, dove le fabbriche possono produrre in quantità limitata, perché le consegne sono bloccate. Purtroppo secondo analisti ed esperti questi blocchi cinesi provocheranno a breve un effetto domino molto grave e di portata mondiale: “Se un fornitore di componenti in Giappone, Gran Bretagna o Messico ha suoi fornitori in Cina all’inizio della catena di approvvigionamento, ciò può avere un impatto sulla sua produzione”. Si rischia quindi una fornitura limitata per le aziende europee.

La cosa rassicurante è che le consegne dalla Cina non si fermeranno mai totalmente, sicuramente dobbiamo aspettarci “un calo dei volumi di merci verso occidente a causa del blocco di Shanghai, ma sarà limitato”, afferma una portavoce del porto di Rotterdam.

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