Sono giornate molto calde a Strasburgo. Dopo aver formalizzato l’accordo col Consiglio Ue per fermare le vendite di motori termici dal 2035, l’Europarlamento approva ora lo European Chips Act.

Si tratta del piano da 43 miliardi di euro proposto dalla Commissione di Bruxelles per rendere il Vecchio Continente indipendente dai semiconduttori asiatici e raddoppiare la quota di mercato nel mondo, passando dal 10% al 20% entro il 2030. Vediamo cosa prevede e perché interessa l’auto.

Produzione, formazione e crisi

Con il voto di oggi, gli eurodeputati abbracciano il testo adottato dalla commissione Industria ed Energia (Itre) del Parlamento Ue, che punta ad aumentare la produzione di chip quantistici e di nuova generazione. Altro obiettivo è dare vita a una serie di centri di competenza, pensati per attirare talenti in ricerca e sviluppo.

E poi, soprattutto, verrà istituito un meccanismo di risposta alle crisi. Come quella scatenata dalla pandemia, che ha messo in difficoltà anche le quattro ruote, sempre più tecnologiche e dipendenti dai chip. La Commissione europea potrebbe quindi far scattare delle misure di emergenza, dando priorità alle forniture di certi materiali o effettuare acquisti comuni fra gli Stati membri dell’Ue.

“Il Chips Act dell’Ue dovrebbe fare dell’Europa un attore chiave nell’arena globale dei semiconduttori. Non solo il bilancio deve essere commisurato alle sfide e finanziato con denaro fresco, ma l’Ue dovrebbe essere all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione, avere un ambiente favorevole alle imprese, un rapido processo di autorizzazione e investire in una forza lavoro qualificata per il settore dei semiconduttori. Il nostro obiettivo è garantire la crescita in Europa, prepararci alle sfide future e disporre dei meccanismi giusti per le crisi future”, commenta il relatore Dan Nica.

Foto - European Chips Act

Quanto contano i chip nelle auto moderne

Ecco “Chips for Europe”

Insieme allo European Chips Act, il Parlamento Ue dà il via libera anche all’iniziativa “Chips for Europe”, che “mira a sostenere lo sviluppo di capacità su larga scala attraverso investimenti in infrastrutture di ricerca, sviluppo e innovazione a livello Ue e apertamente accessibili”.

“I microchip sono parte integrante delle transizioni digitali e verdi dell’Ue, nonché della nostra agenda geopolitica. Chiediamo nuovi finanziamenti che riflettano l’importanza strategica del settore europeo dei semiconduttori. Anche i partner e i concorrenti europei stanno investendo molto nelle loro strutture, competenze e innovazione relative ai chip. Potremmo non avere l’enorme potenza finanziaria degli Stati Uniti, ma il budget offerto dalla Commissione e dal Consiglio deve riflettere la gravità della sfida”, dichiara la relatrice Eva Maydell.

Ora Europarlamento e Consiglio dell’Ue dovranno raggiungere l’accordo sul testo definitivo, da formalizzare in un secondo momento.

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