Jeddah, Arabia Saudita, 29 Dicembre. La marcia di avvicinamento alla Dakar numero 43 non è delle più facili. E nemmeno delle più rilassanti. Anzi. Il clima è di esasperante attesa, al grido unanime di: “Non vedo l’ora che si parta!”.

In effetti, come era inevitabile se si voleva “salvare” la Dakar e non rimandarla o addirittura, come è salito nell’aria a un certo punto, cancellarla, l’unico sistema praticabile alla svolta delle ultime “varianti” e restrizioni, era di infilarla in un tunnel di protezione contro la propagazione del Coronavirus. Così sarà e così si comincia a vedere che è.

Intanto le brutte notizie. Manuel Lucchese, in gara come navigatore di un SSV , ha alzato le braccia. Poi il copilota di Joan “Nani” Roma, Dani Oliveras, risultato positivo al test, deve rinunciare a sei giorni dalla partenza, e sarà sostituito sul sedile del navigatore della BRX Hunter del bi-campione dall’inglese Alex Wincock, prima Dakar nel 1999 come meccanico e una unga serie di partecipazioni su auto, camion, quad. Oliveras avrebbe ancora potuto essere della partita, per termini di tempo e test, ma la Squadra ha preferito garantire al co-pilota una ripresa rilassata (anche se non si capisce in che modo il povero Dani riuscirà a prenderla con filosofia) e alla carovana della Dakar il massimo dell’attenzione in termini di sicurezza.

Un altro spagnolo ha dovuto alzare le braccia a dare forfait. Si tratta del “camionista” Francesc Ester, anch’egli caduto nella “trappola” del test imposto dagli organizzatori 72 ore prima dell’arrivo a Jeddah. Ester aveva avuto il suo momento di notorietà lo scorso anno, quando era componente dell’equipaggio del camion di assistenza dell’equipaggio Alonso-Coma alla loro estemporanea partecipazione con Toyota. Anche in questo caso arriva la sostituzione. Sul camion del team Boucou guidato da Javier Acoste salirà Jordi Selma.

Intanto si procede con i rigori del protocollo speciale-Dakar.

Equipaggi, assistenti, meccanici e logistici, in gran parte sono tutti a Jeddah… reclusi in hotel. Il viaggio è stato snervante. Molto hanno dovuto trovare dei voli extra, altri si sono radunati negli aeroporti di partenza dei charter organizzati da ASO. Viaggi complessi e lunghe attese sono stati il “must” di questi giorni tra Natale e Capodanno.

E non è finita. Le regole sono rigide. Tutti si sono dovuti sottoporre al test PCR 72 ore prima dello sbarco in Arabia Saudita. A Jedda tutti in uno degli Hotel precettati da ASO per 48 ore senza alcuna possibilità di venire in contatto con persone che siano esterne al Rally. 48 ore dopo tocca al secondo test PCR, quello che ammette o esclude definitivamente. Poi si comincerà con le operazioni. Il 30 ritiro dei mezzi e convergenza allo stadio dove si svolgeranno le verifiche tecniche e sportive.

Nessuna deroga. Il clima è di massima attenzione. Rigido, se vogliamo, ma ovviamente necessario. Quel che non era necessario né consigliabile” sono le lunghe, interminabili, “assembratissime” code agli aeroporti di arrivo o di transito. Non tutte le ciambelle riescono con il buco.

Ancora tempo per gli Auguri. Intanto… In bocca al lupo ragazzi!

 

© Immagini “Nani” Roma Media, BRX, Red Bull Content Pool, ASO, Francesca Gasperi

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