Pochi chilometri, tante difficoltà, instabilità. Nuova formula di interesse? I primi tre giorni di Dakar decretano… un bel nulla. Solo indizi, e solo per le Auto, il resto è scena aperta a un largo ventaglio di soluzioni. E di contenuti


3 gennaio 2022

Al Qaisumah, East Saudi Arabia, 3 Gennaio. D3 vuol dire giorno 3, T2 vuol dire Tappa due. I primi giorni sono, infatti, riuniti nella unica Tappa 1 (a+b). Giusto per chiarire. Il commento del giorno potrebbe essere un report meteo. In effetti le condizioni climatiche sono atipiche, o esagerate. Fa freddo, c’è un’umidità gelatinosa. Quando va bene un po’ di sole, spesso velato, quando va male, piove. Stiamo zitti, perché non lontano nevica, in Arabia Saudita.

Questo comporta un certo numero di disagi e di cambiamenti rispetto al programma originale. Non sono fatti nuovi, né c’è da gridare allo scandalo. Di fatto sparisce l’unica Tappa Marathon in programma per questa edizione, e la quarta giornata di gara, terza Tappa, si svilupperà ancora su un tracciato ad anello con partenza e arrivo a Al Qaisumah, dove quindi la caravana multicolor resterà due giorni.

La seconda ha visto aumentare lo sviluppo chilometrico complessivo a oltre 800 chilometri, per l’aggiunta di un lunghissimo trasferimento finale per raggiungere il bivacco d’emergenza, la terza sarà di oltre 600 col la prova speciale, invece, ridotta da 400 a 250 chilometri. Infine è stata annullata la tappa della Dakar Classic, giudicando che le “nonnette” non fossero capaci di venire a capo del terreno troppo allentato. Tutto questo per un’ondata di maltempo che ha sconsigliato di utilizzare il bivacco allagato di Al Artawiyah, originariamente destinato alla marathon, niente bivacco isolato per i soli concorrenti. Uno dei nodi caratteristici della Dakar, non avere le assistenze vuol dire portar i mezzi da corsa a concludere due tappe, e quindi a economizzare su pneumatici e… ricambi.

La bestia nera di inizio Dakar è la navigazione. Non è tempo di saldi e, anzi, il nodo si sta facendo ancora più stretto. È il tempo dei GPS, dei waypoint nascosti, ovvero virtuali, da scoprire quasi saltandoci sopra per avere via libera ed evitare le penalizzazioni, il tempo che fa rimpiangere la bussola e i commissari che almeno si vedevano. Si direbbe nuova formula, basata su un metodo di utilizzo del sistema satellitare di navigazione che avvicina moltissimo alla caccia al tesoro. In due giorni ne hanno fatto le spese in troppi, e non dei “bischeri”. La conseguenza? Errori, tempo perso a palate, classifiche stravolte, nullità dei pronostici. In altre parole, instabilità, magnifica instabilità di risultati. La faccenda si fa seria e avvincente.

Prendiamo ad esempio la Gara dei “Big” delle Moto, i protagonisti dello scontro Honda-KTM. In due giorni hanno messo mano al portafogli per pagare ritardi vistosi Brabec, quasi un’ora, Cornejo, tre quarti d’ora, Barreda che, nonostante la vittoria della Tappa è a 20 minuti, Quintanilla, 12 minuti. Dall’altra parte Kevin Benavides, aspirante leader della prima ora insieme a “Quintafondo” e Sanders, 20 minuti, Price, mezz’ora. Morale, Sanders vince due volte e Barreda una, ma sul podio (estremamente) provvisorio della Dakar oggi salgono Sunderland, GasGas, Van Beveren, Yamaha, Walkner, KTM. Howes e Santolino non distanti.

Curiosità. Pista di sabbia. De Villiers tocca un motociclista, che va in terra: 5 minuti di penalizzazione. Chiariamo subito. Non è successo nulla, il motociclista è caduto e si è rialzato, il sudafricano ha rallentato e, visto che la faccenda era risolta, è andato via. Ci sta, e ci sta anche che nessuno abbia da ridire più di tanto, tranne i commissari che hanno punito l’”autista” per non essersi fermato a prestare soccorso. Che voglio dire? Che nella normale circolazione per un fatto del genere succederebbe un finimondo, alla Dakar, invece, stendere un motociclista vale appena 5 minuti.

Mattias Ekstrom, 24°, un’ora di ritardo, Carlos Sainz 33°, due ore, Stephane Peterhansel… un giorno. Le AUDI sono fuori dai giochi. Però sono stato impietoso, ho visto solo un lato della medaglia… il rovescio. È lecito, infatti, dire che non sarà un’AUDI a vincere la 44ma edizione della Dakar, però è quello che poteva dire chiunque e che abbiamo detto anche noi alla vigilia. Vincere al primo colpo alla Dakar non è evento di questo mondo. Il dritto della stessa medaglia. Finalmente le RS Q e-tron possono concentrarsi sugli obiettivi coerenti con il debutto: vincere la prima tappa di una “elettrica”, vincere alcune speciali, mandare in visibilio con quel look, i LED flash, e soprattutto con quel sibilo inquietante da astronave di Guerre Stellari.

Lasciateci dunque godere del duello che sta andando in scena, che profuma di benzina e che rischia di far saltare il banco delle scommesse giorno dopo giorno. Più che un duello è uno scontro tra Titani, Nasser Al Attiyah contro Sébastien Loeb, ingigantito dal fatto che il Goliath dell’industria automobilistica se la deve vedere contro un Davide inglese di nome Prodrive, o BRX se si vuole leggere sulla carrozzeria rossa delle Hunter. I due stanno sparecchiando la tavola degli avventori spartendosi i bottini di giornata, separati da dieci minuti scarsi e già lontani davanti a tutti, tre quarti d’ora almeno.

Inciso quotidiano finale: Laia Sanz e Maurizio Gerini, Mini, sono oggi 28i.

 

© Immagini ASO Mediateque – KTM – GAS GAS Media – Husqvarna – Red Bull Content Pool – Audi Media – Honda – Hero – Toyota Gazoo – BRX – X-raid – Yamaha – MM ItalTrans

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