Con il quale mi risulta che fossero comunque in buoni rapporti…

«Ottimi rapporti! Ghinzani è sempre stato una persona molto carina, ottimo pilota. che purtroppo non ha quasi mai avuto una macchina alla sua altezza, come tanti altri piloti. Un altro fortissimo era, ed è, Beppe Gabbiani, che era molto amico di Elio, e anche mio, perché correvamo insieme ai tempi del kart. E lui infatti, in Formula 3 ha dimostrato di essere uno forte. In Formula 3, dove si hanno macchine più o meno simili, dipende dalla capacità del pilota di metterla a punto più o meno bene. E li si capiva bene chi erano i più forti: c’era Beppe che andava fortissimo, c’era mio fratello, a livello internazionale c’erano Nelson Piquet, Keke Rosberg, c’era Alain Prost. Erano loro che, nella formula minore, la Formula 3, mostravano a tutti come si guidava la macchina».

Ma come mai, ad un certo punto, Roberto De Angelis e Andrea De Angelis non hanno continuato ed Elio si?

«Perché in famiglia mio padre fece un discorso, al compimento del diciottesimo anno di mio fratello, che in macchina doveva correre uno solo. Dovevamo metterci d’accordo solo su chi fosse. Mio fratello Andrea, più piccolo di 3 anni, era davvero troppo giovane, quindi la questione poteva essere tra me e mio fratello Elio. Ma io riconobbi sicuramente una maggiore passione in lui, le corse erano proprio la sua vita, da quando era piccolo il suo obiettivo era sempre stato quello di correre in macchina, di diventare pilota di Formula 1. Lui disegnava tutti i giorni macchine, quando stava a scuola. Invece di ascoltare le lezioni del professore. disegnava macchine Formula 1, le Sport… La parete della camera da letto era tutta piena di disegni, di ritagli di riviste di macchine da corsa, la sua era una passione autentica, è sempre stata la sua ragione di vita».

«Io riconobbi sia la sua maggiore passione che il suo maggiore talento e quindi dissi che io avrei finito lì la carriera. “Farò la carriera dell’imprenditore”, dissi. Quindi lasciammo ad Elio la sua passione, la sua grandissima, incontenibile passione per le macchine da corsa. In Formula 3 vinse dunque il suddetto campionato italiano e passò in Minardi, che gestiva la scuderia Everest con motore Ferrari. Giancarlo lo volle in squadra, tanto che gli fece fare una gara in Formula 2 a Misano già nel 1977, quando Elio correva ancora in Formula 3». 

«La prima gara in Formula 2 di Elio si svolse con il terzo tempo in prova e, in partenza, dopo due curve era già primo, a Misano, dove fece 22 giri su 30 in testa. Poi ebbe un calo di motore, le gomme non lo assistettero più e arrivò ottavo. Continuò l’anno successivo con il Team Everest Minardi col motore Ferrari, ma era una macchina che non era competitiva, salvo a Misano, un circuito po’ particolare, perché aveva un lungo rettilineo dove il motore Ferrari 6 cilindri poteva avere qualche cosa in più rispetto ai BMW. Negli altri circuiti, dove non c’erano questi rettilinei, la macchina non stava davvero al passo con le altre. Il motore Ferrari era un vecchio motore 6 cilindri che nasceva, tra l’altro, per le Sport e non era troppo adatto ad una macchina a ruote scoperte, era un motore di vecchia concezione, troppo pesante. Per questo non riuscivano ad andare bene né Elio né Brancatelli, con lui in squadra quell’anno. Riuscivano solo a qualificarsi tra l’ottavo, il decimo, dodicesimo posto. Nel frattempo, però, Elio aveva già instaurato buoni rapporti col commendatore Ferrari, in quanto, andando a provare la Formula 2 a Fiorano, ebbe modo di entrare in contatto con il Commendatore, il quale, vedendolo girare sulla sua pista, naturalmente si accorse del talento di mio fratello».

«Fu così che gli fece provare la Ferrari 312 T3, prove alle quale io sono stato presente, tra l’altro. Mio fratello fece subito vedere chi fosse. La prima volta che si metteva a sedere su una Formula 1 fece un tempo molto vicino al record di Villeneuve, pur avendo una macchina che era il muletto, una macchina di scorta che la Scuderia Ferrari impegnata nel mondiale Formula 1 aveva lasciato a Fiorano. Perché, nel frattempo, la squadra stessa, con Reutemann, era già in America, dove, da lì a qualche giorno, si sarebbe disputato il Gran Premio di Long Beach. C’era allarme, perché Villeneuve soffriva dei famosi orecchioni. Mio fratello Elio, infatti, stava per partire per andare a sostituire proprio Villeneuve! Non partì perché, all’ultimo momento, Villeneuve si reso disponibile e andò lui, come titolare, a disputare il Gran Premio Usa-West». 

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