Dopo le febbrili indiscrezioni della giornata di ieri, manca solo l’ufficialità del passaggio di Davide Brivio dalla Suzuki all’Alpine. Il numero uno della casa nipponica in MotoGP rivestirà il ruolo di CEO della scuderia di Formula 1 che fino all’anno scorso si chiamava Renault. L’approdo di Brivio a Enstone è parte di una profonda riorganizzazione all’interno di Alpine, con Marcin Budkowski, ex uomo della FIA, destinato a diventare team principal, e Cyril Abiteboul proiettato verso un ruolo più manageriale all’interno dell’organigramma del gruppo della Losanga.

Il deus ex machina dietro questa rivoluzione copernicana è il nuovo CEO della Renault, l’italianissimo Luca De Meo, grande appassionato di corse e molto attento al posizionamento delle attività del motorsport nella galassia del gruppo. Il suo impegno in salsa racing si evince dai suoi trascorsi come presidente in Seat. Nella sua esperienza alla guida della casa di Martorell, De Meo diede vita al brand sportivo Cupra, oltre ad avere un occhio di riguardo per i campionati monomarca. Nel gruppo Renault il marchio sportivo, Alpine, c’era già. A De Meo è così bastato riposizionare con cautela i brand, lasciando a Nissan la Formula E, e dando visibilità ad Alpine in Formula 1.

Ma questi erano solo i primi scossoni di un piano decisamente ambizioso, con mire mondiali. Il 2021, lo sappiamo, vedrà il ritorno di Fernando Alonso nel team con cui conquistò i suoi due titoli mondiali, nel 2005 e nel 2006. E l’asturiano non ha certo nascosto i suoi fierissimi obiettivi, ammettendo di puntare al titolo nel 2022. Cieca ambizione? Forse. Ma per tornare a mettersi in gioco, viste le delusioni rimediate in Ferrari e McLaren, Alonso avrà avuto delle garanzie sul progetto. Che si cominciano a concretizzare con la promozione di Budkowski, deus ex machina del furbo ricorso contro la Racing Point e decisamente avvezzo ai meccanismi della Federazione, avendoci lavorato per anni, e l’arrivo di Brivio, vero uomo di corse, a supervisionare il progetto. 

Una scelta, quella di Alpine, che sembra affine a quella della Williams, che ha optato per Jost Capito, figura chiave dei successi di Volkswagen nel WRC. come CEO della scuderia di Formula 1. Il fondo di investimento americano Dorilton Capital, che ha rilevato il team di Grove lo scorso anno, si è affidato ad un professionista di grandissima esperienza per risollevare le sorti del team. Che, peraltro, dal 2022 rafforzerà ancora di più la consolidata partnership con Mercedes, da cui attingerà anche il cambio e le relative componenti idrauliche. Due mosse, quelle della nuova proprietà della Williams, che pongono solide basi per il futuro. 

Appare invece incerto l’avvenire della Ferrari, con John Elkann al momento impegnato nel doppio ruolo di presidente e CEO ad interim dopo l’addio a sorpresa, a fine 2020, di Louis Camilleri. È inutile auspicare l’arrivo di un uomo di corse fatto e finito come successo nel caso di Alpine e Williams, visto che, anche se molti fan della F1 se lo dimenticano, la Rossa è molto di più della sua scuderia di Formula 1. Lo dimostra il fatto che la gestione Camilleri, pur in un momento difficilissimo per la scuderia di F1, sia finita con un bilancio decisamente positivo dal punto di vista dei risultati finanziari e delle consegne. 

C’è però un insegnamento utile per la Ferrari nel caso del gruppo Renault. Perché dimostra come la presenza di un vero appassionato di corse al timone di una grande realtà dell’automotive possa portare maggiore attenzione sul motorsport, facendo nascere lungimiranti programmi a lungo termine che possano portare lustro al marchio attraverso investimenti oculati anche dal punto di vista delle risorse umane. Alla Ferrari servirebbe come il pane qualcuno che, oltre a portare avanti la strategia di successo lato prodotto, potesse aiutare a risollevare le sorti di una scuderia che al momento è costretta a navigare a vista. Senza avere paura di perfezionare scelte di rottura, andando ad attingere talenti da realtà concorrenti. 

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