Gli appunti di viaggio del nostro inviato al Gran Premio dell’Emilia Romagna Paolo Ciccarone


22 aprile 2022

C‘era una volta il GP di Imola, nel senso che una volta, all’apertura del mondiale europeo, la gara sul Santerno era l’occasione per feste, incontri e presentazioni varie. Una tradizione che si è interrotta dopo il 1994 e quel drammatico week end, quasi a voler togliere il sorriso a un evento che raccoglie il tifo da ogni parte d’Italia. Come ha dimostrato l’edizione 2022 con il pubblico accorso in massa a riempire ogni ordine di posti disponibile. A vedere le gradinate piene, la folla in giro per il parco e il traffico cittadino, è sembrato di fare un tuffo nel passato, fino al 2006, ultima gara con pubblico presente. Imola, come detto, era il punto di inizio della stagione europea e quindi l’attenzione era alle stelle, così come Monza chiudeva la stagione continentale, Imola l’apriva e le due occasioni erano importanti per le speranze e i bilanci di un anno.

La vigilia quindi veniva sempre affrontata con lo spirito goliardico di chi aveva davanti una annata di lavoro pesante e ne approfittava per cominciare con un sorriso. Mitici i primi anni 90, con un premio dedicato a un giornalista locale che era un mito fra gli addetti ai lavori. Il Premio Pirazzini da vivo, dedicato ad Ezio, apriva di fatto la stagione: “Oh ragassi, il premio lo voglio fare da vivo perché da morto non me lo godo mica” diceva il povero Ezio, scomparso ormai da qualche anno. Ma in quegli inizi dei 90 lui apparteneva a una generazione di giornalisti-personaggi con una loro personalità e un seguito importante. Erano gli influencer dell’epoca, col pregio però di non prendersi sul serio. E allora il premio, organizzato a volte al ristorante La Sterlina o al Castello di  Dozza, aveva tutti i crismi dell’ufficialità. Venivano invitati sindaci, vescovi e cardinali, personalità importanti come se fosse un premio vero, invece era una goliardata allo stato puro

E fu così che pure Senna, impegnato una sera in un evento ufficiale, chiedeva come andava al Pirazzini, come lo chiamavano, e se faceva in tempo a partecipare. Senna, ragazzi, mica l’ultimo arrivato. Questo per dire del rapporto fra piloti, grandi campioni, e la stampa. Oggi sarebbe impensabile. Ce lo vedete un Hamilton che partecipa a una serata di pazzi scatenati? E che pazzie, verrebbe da dire. Un anno fu invitata Rosa Fumetto, stripper al Crazy Horse di Parigi con il vescovo in sala e il sindaco. Un altro anno la sosia di Liz Taylor, accolta con tappeto rosso, fanfara del paese e lancio di fiori al suo passaggio con lo speaker, Ezio Zermiani, che dirigeva le operazioni da maestro di cerimonia che manco a palazzo Reale la regina d’Inghilterra. E poi lui, Ezio Pirazzini in completo bianco, ad accogliere la finta Liz, che noi spacciavamo per vera (importante non aprisse bocca, come da accordi precedenti) e le autorità mute alla scena. Salvo poi quando venivano messi all’asta i reggiseni di Rosa Fumetto o quelli di Sandra Milo, (quella vera) ospite d’onore. Il primo anno il premio fu vinto da un giornalista di una importante testata nazionale. Il premio fu assegnato per il grandissimo articolo scritto in Brasile a celebrare la vittoria di Senna e la rivincita del popolo delle favelas, in un tripudio di luoghi comuni, peana alla classe operaia sfruttata in Brasile e il riscatto dovuto al successo di Senna.

Peccato che la gara fu vinta da Prost e la Ferrari, ma il nostro cronista era rimasto in camera da letto a San Paolo e quando aveva spento la TV, per dedicarsi alla popolazione locale bisognosa di affetto, Senna era effettivamente in testa. Ma poi tamponò Nakajima e vinse la Ferrari. Il giorno dopo fu l’unico giornale a riportare della vittoria di Senna mentre gli altri a parlare di Ferrari. E pensare che c’era pure la diretta TV, quindi errore del giornalista in Brasile ma anche chi era a casa non scherzava in quanto ad attenzione… Il premio fu assegnato con spirito goliardico e applausi a scena aperta con la motivazione: “Non è quello reale che succede ma come il giornalista di classe la racconta e quindi il reale no è mai avvenuto”.

Risate, applausi, e consegna del trofeo in pompa magna. E di serate così a Imola ne seguirono tante. Imola e gioia di vivere, allegria e simpatia. Fino a quel 1994 che cambiò l’approccio e il modo di vivere questa gara. E’ mancato il premio Pirazzini, perché sono cambiati i tempi, i giornalisti e le circostanze (impensabile oggi un team manager F.1 che porta uno scatolone di cartone con dentro una spogliarellista che si esibisce per tutti…), ma è rimasta la passione e la voglia di vivere la F.1, di vedere una Ferrari, possibilmente vincente. Ecco il segreto di Imola 2022.

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