Mai nessuno come loro: sette titoli mondiali costruttori consecutivi, Mercedes segna un nuovo record in F.1 che resterà imbattuto a lungo così come le 100 vittorie dell’era ibrida, ultima ottenuta da Lewis Hamilton davanti a Valtteri Bottas a Imola. Numeri che non lasciano spazio a discussioni: nessuno, in questo periodo, è stato capace di raggiungerli e superarli. Solo occasionalmente si è visto qualcosa di diverso, leggi Ferrari o Red Bull, il resto sparito, inesistente. Facile dire che avevano appoggio della federazione, la fortuna, le invasioni galattiche e le cavallette: la realtà è che a Stoccarda e a Brackley hanno lavorato bene, meglio degli altri e lo hanno fatto avendo un pilota come Hamilton, col settimo titolo ormai nel mirino, che non lascia niente a nessuno. Basta vedere la gara di Imola.

Bottas partito bene va al comando dalla pole, lui perde la posizione pure su Verstappen ma a un certo punto, con le gomme riscaldate al punto giusto, dice al box di non volersi fermare, perché può farcela. E qui comincia a martellare giro su giro, fino ad avere quel margine su Bottas che al pit stop si ritrova dietro. Da questo punto in poi l’unica alternativa era Verstappen, ma l’olandese si è trovato con una gomma esplosa a 300 all’ora per aver preso un detrito e fine dei sogni. A Bottas, che un detrito lo ha preso al secondo giro, la forza di arrivare in fondo anche se aveva di fatto perso la gara. In un GP del ritorno su una pista come quella di Imola, dove conta il pilota, si sono visti dei sorpassi da manuale, come quello di Kvyat, quarto, su Leclerc (poi quinto) all’esterno della Piratella, curva da sesta marcia e da pelo sullo stomaco, ma anche dello stesso Leclerc su Magnussen all’esterno della Tosa o l’infilata di Verstappen a Bottas.

Su una pista dove i sorpassi erano proibitivi, alla fine qualcosa di buono s’ è visto, segno che quando c’è da tirare fuori gli attributi, c’è chi riesce e chi no. Imola porta bene alle Alfa Romeo, a punti con Raikkonen e Giovinazzi in 9 e 10 posizione, con l’italiano capace di un primo giro da paura visto che da ventesimo era quattordicesimo al primo passaggio, segno di grinta e determinazione, mentre Raikkonen, con un pit stop ritardato, ha stupito per la gestione delle gomme e del ritmo mantenuto. Lo stesso stava facendo Vettel, risalito fino al quarto posto. Poi al pit stop l’anteriore destra non si è avvitata e Sebastian ha perso 13 secondi e tantissime posizioni in pista. Un peccato perché la sua gara non è stata apprezzata come avrebbe meritato. Come avrebbe meritato Gasly, a lungo quarto e ben davanti alle Ferrari, prima del ritiro mentre una nota di biasimo per Russell, che è andato a sbattere in regime di safety car, ovvero quando andavano tutti piano. Il più sfortunato? Verstappen. Meritava il podio e qualcosa di più, mentre Albon, il compagno di squadra, ha buttato via punti girandosi da pivello. Il suo posto è a rischio e dopo la gara di Perez, bravo e grintoso, il sedile scotta parecchio…

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