Elio De Angelis, il principe della Formula 1, di Gianluca Teodori, tratteggia il ritratto di un pilota affascinante nella sua eleganza capace di attraversare i confini del tempo. E ripercorre una storia meritevole di essere raccontata


21 luglio 2022

Le generazioni venute dopo la metà degli anni Ottanta di Elio De Angelis conoscono nel dettaglio solo l’atto finale, uno schianto al Paul Ricard in una giornata di test cui non avrebbe dovuto partecipare, ma che aveva voluto affrontare alla disperata ricerca di un feeling con l’audace Brabham BT55 che non sarebbe mai arrivato. Elio De Angelis, il principe della Formula 1, scritto da Gianluca Teodori e pubblicato da Giorgio Nada Editore, tratteggia con garbo i capitoli precedenti, esaltando le sfumature di un pilota tanto gentile, quanto determinato a non essere giudicato per le sue origini agiate. 

Nel suo libro, Teodori porta alla luce una Roma nascosta, votata al motorsport, che negli anni Settanta vedeva un gruppo di amici proiettati verso un sogno comune. Oltre ad Elio e ai suoi fratelli, Roberto e Andrea, c’era anche Eddie Cheever, americano di Roma. E uscendo dalla capitale, ma restando nel fecondo bacino di talenti di Vallelunga, pure Beppe Gabbiani, destinato a diventare amico di Elio. A pennellare il ritratto di Elio pensano anche i racconti di alcuni membri del “clan De Angelis”, gli amici più stretti del pilota romano, da Luis Ruzzi ad Andrea Gallignani.

Al di là degli snodi della sua carriera – dal rapporto profondo con Colin Chapman, la cui morte influenzò fortemente il destino di Elio, alla scelta di lasciare la Lotus per la Brabham a fine 1985, passando per il punto di rottura rappresentato da Ayrton Senna, magnetico e determinato – dalle parole di Teodori sgorga il fascino di un uomo elegante. Capace di colpire, coprendo distanze temporali insormontabili, anche coloro che – come chi scrive – nel 1986 non erano nemmeno un pensiero nella mente dei propri genitori.

Elio che suona il piano in Sudafrica nel 1982, come animo delicato di una protesta furente da parte dei piloti. Elio che corre al capezzale dell’amico Luis per accudirlo dopo un’appendicectomia e lo conduce dal Brasile a casa dei suoi genitori, in Argentina, occupandosi in prima persona delle valigie. Elio che rincorre a perdifiato Lino Ceccarelli, inviato della RAI, per dare a tutta l’Italia la notizia della sua vittoria a Imola nel 1985 arrivata dopo la squalifica ad Alain Prost. Di De Angelis, nel libro di Teodori, c’è questo e molto altro. La storia di Elio, interrotta prima che potesse esprimere il suo potenziale in F1, meritava di essere raccontata. E anche di essere letta. 

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