Il nostro inviato F1, Paolo Ciccarone, commenta le recenti nomine in FIA, il segno di una rivoluzione che continuerà con altre novità


19 gennaio 2023

Un altro tassello nella rivoluzione della FIA è andato al suo posto, con le nomine di tre responsabili, tecnico, amministrativo e marketing comunicazione, l’opera di Ben Sulayem sta prendendo lentamente forma. Il tema principale, ovviamente, sono i rapporti con la F.1 e il promotore, nella fattispecie Stefano Domenicali. Ma proprio partendo da quest’ultimo, la rivoluzione FIA appare più che altro un capolavoro di gestione tattica e politica del manager italiano. Che ci fossero divergenze di vedute fra la FIA e Liberty era evidente, specialmente alla luce del fatto che gli americani portano soldi alle casse federali e le casse federali, dopo alcune scelte della gestione Todt, erano miseramente vuote, come ha scoperto Ben Sulayem. E quindi, un gioco delle parti, dichiarazioni opposte, venti di guerra e minacce varie, in pubblico.

Poi dietro le quinte l’accordo che non scontentava nessuno. Come dimostrano le nomine. Perché la conferma di Nick Tombazis al vertice tecnico della FIA, come conseguenza del lavoro che l’ingegner greco ex Ferrari ha portato avanti, è la conferma che il lavoro svolto in collaborazione con Liberty (e quindi Ross Brawn) è stato apprezzato e che il posto che era di Tim Goss era destino finisse nelle sue mani se le parti fossero andate d’accordo. Ma il tassello che fa capire di più è l’arrivo di Steve Nielsen che arriva proprio da Liberty Media. Domenicali non si sarebbe privato di un uomo che conosce nel dettaglio la sua organizzazione se non avesse voluto dare un supporto fattivo alla FIA. Infatti si occuperà di tutti gli aspetti legati alla direzione sportiva e del regolamento del futuro. E questo perché le decisioni sportive dei commissari, nelle ultime stagioni, sono quelle che hanno maggiormente minato la credibilità della FIA. E pertanto, serviva un uomo che conoscesse Liberty, i suoi scopi ma sopratutto che desse ancora quella credibilità necessaria dopo le magre (dalle decisioni di Abu Dhabi 2021 ad altre nel corso della stagione).

Chi ha visto l’arrivo di Nielsen alla FIA come uno sgarbo a Liberty Media, resta superficiale. Perché come ha imparato Domenicali nei suoi anni alla Ferrari con Todt da un lato, Ecclestone dall’altro, Montezemolo sopra e Mosley di lato, la mediazione e i comuni intenti sono quelli che tengono insieme la baracca. Mettersi uno contro l’altro non risolve i problemi ma li fa emergere. Poi a mezzo stampa, come facevano Mosley ed Ecclestone, se ne dicevano di ogni, salvo trovarsi a cena e stabilire il da farsi insieme. Non siamo a quel livello, ma quasi. Una FIA credibile, possibilmente con le casse piene. Perché la vicenda della penale all’inventore di Halo, pagata dalla federazione emiratina per compensare i 30 milioni di dollari di penale, brucia ancora al portafoglio di Ben Sulayem che ha preferito chiudere la faccenda e tirare una riga sopra. Senza dimenticare però come è nata e come è stata gestita. Dobbiamo attenderci altre novità? Ebbene sì, la rivoluzione araba della FIA è appena iniziata e altri tasselli andranno al loro posto. Intanto prendiamo atto di questo primo passo…

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