Il mondiale 2021 di Formula 1 si è concluso con un sorpasso all’ultimo giro da parte del neo campione Max Verstappen su Lewis Hamilton, costretto all’abdicazione dopo anni di dominio. Ma l’ennesima decisione pasticciata della direzione gara ha ingiustamente rubato loro la ribalta


13 dicembre 2021

Chi l’avrebbe mai detto, alla vigilia del gran finale di Abu Dhabi, che Nicholas Latifi sarebbe stato l’uomo chiave della sfida mondiale tra Lewis Hamilton e Max Verstappen? Il canadese della Williams, abituato al suo ruolo di onesto mestierante nel canovaccio variegato della F1, è stato catapultato dalla sua tranquilla vita da mediano a una chiassosa, indesiderata ribalta da un impatto con le barriere che lo ha reso il casus belli della vittoria mondiale di Verstappen. A sei giri dal termine, Latifi stava lottando con Mick Schumacher quando è occorso il fattaccio che ha ribaltato un risultato già scritto.

Hamilton stava gestendo con agio una gara che sembrava sua, evitando i cordoli e coccolando le sue hard a fine vita per veleggiare verso l’ottavo titolo mondiale e diventare leggenda delle leggende, quando l’incidente di Latifi ha causato la Safety Car che lo avrebbe messo al muro di lì a poco. Ironia della sorte, un episodio che ha visto coinvolto il figlio di Michael Schumacher ha negato a Lewis la possibilità di battere il Kaiser per numero di mondiali vinti, diventando statisticamente il più vincente di sempre. Però il destino c’entra relativamente, in questo complesso intreccio.

Vista senza approfondire, pare una sceneggiatura scritta da una penna non esattamente brillante. Il vecchio leone Hamilton, con le hard consunte, si è ritrovato alle calcagna il giovane quanto famelico Verstappen, galvanizzato dall’odore di sangue del suo rivale e dalle performanti soft, che aveva calzato pochi giri prima. Lewis, a quel punto, non aveva scampo. Max lo ha mangiato in un sol boccone, prendendosi tutto: gara, mondiale, lacrime di papà Jos, genitore spesso inclemente con il figlio, forgiato dal fuoco di mille rimproveri nel campione che è finalmente diventato.

Max Verstappen ha meritato ampiamente il mondiale, su questo non ci piove. Avrebbe chiuso anche prima la partita, senza il doppio zero di Silverstone e dell’Hungaroring. Max è più veloce di Lewis, che, tuttavia, è più scaltro di lui in pista, vista la grandissima esperienza. A Max manca solo un tassello per diventare la migliore versione di sé stesso. Dovrebbe capire quando alzare il piede, farsi ragioniere se serve, senza difendersi costantemente come se fosse solo in pista. Ciò che lo ha reso campione, paradossalmente, potrebbe limitarlo nei suoi successi futuri. Ma Max e Lewis, splendido vincente e onorevole perdente, sono stati oscurati dall’ennesimo pasticcio della direzione gara.

Andando a osservare con attenzione cosa è accaduto in quei giri febbrili, infatti, emergono delle incongruenze. La direzione gara aveva davanti a sé due scelte. Terminare la corsa in regime di Safety Car, e consegnare il mondiale ad Hamilton. O farla rientrare, e consentire a Verstappen di dare la zampata finale. Decisioni lecite entrambe. Peccato che non abbia seguito tutti i crismi del regolamento. Prima è stato deciso che i doppiati non avrebbero potuto sorpassare, e poi che solo i doppiati tra Hamilton e Verstappen avrebbero avuto facoltà di farlo, fattispecie non presente nelle normative.

Una volta sdoppiati i piloti, il regolamento prevede che la Safety Car rientri nel giro successivo. E non è andata così: per rispettare le norme, la corsa sarebbe dovuta terminare in regime di Safety Car. La direzione gara, ancora una volta, ha mancato palesemente di polso. Prima si è indirizzata verso una strada, e poi ha cambiato idea. Se avessero deciso subito di dare il via libera al sorpasso dei doppiati, non ci sarebbe stato spazio per discussioni. Così, invece, Michael Masi&co hanno aperto il fianco all’inevitabile ricorso della Mercedes.

Duplice, per giunta: il primo per un presunto tentativo di sorpasso di Verstappen in regime di Safety Car, istigato da quel furbone di Hamilton. Il secondo, molto più complesso da dirimere, riguardo alle incongruenze nella gestione della Safety Car. Entrambi i ricorsi sono stati rispediti al mittente, pur essendo stati giudicati “ammissibili” dai commissari. Ma è la seconda questione che diventa ancora più arzigogolata se vista con gli occhi degli steward. Nella decisione di rigettare il ricorso, fanno riferimento all’Articolo 15.3, che dà la facoltà al direttore di gara di controllare l’uso della Safety Car, “che nella nostra decisione include la sua entrata in scena e il suo rientro ai box”.

Da quanto dichiarato dai commissari, siamo dunque nell’ambito delle interpretazioni di normative nemmeno poi così tanto nebulose. E la discrezione nell’applicazione del regolamento è palese anche dal passaggio in cui si fa menzione dell’Articolo 48.12, che stabilisce che la Safety Car deve rientrare ai box nel giro successivo ai sorpassi dei doppiati e dà la facoltà al direttore di gara di non consentire ai doppiati di tornare a pieni giri qualora le condizioni della pista non lo consentano. I commissari ammettono che l’Articolo 48.12 non sia stato applicato pienamente, perché l’articolo 48.13, che conferisce al direttore di gara la facoltà di richiamare ai box la Safety Car, prevale.

Nel regolamento, però, non figura questo meccanismo. E leggendo i due articoli, si notano invece le indicazioni che non sono state seguite. In buona sostanza, i commissari hanno giustificato il mancato rispetto di una normativa rimandando ad un altro articolo. Che, tuttavia, è parzialmente subordinato al precedente. Un intreccio di cavilli e di interpretazioni che ha spinto la Mercedes a dichiarare, nella serata di ieri, l’ìntenzione procedere con un ricorso al Tribunale Internazionale d’appello della FIA. La scuderia di Brackley ha 96 ore di tempo per confermare la sua volontà. E la sensazione è che non vogliano arrendersi.

Con i maldestri tentativi di non scontentare nessuno, la direzione gara si è messa in una posizione decisamente scomoda, in linea con la spirale discendente di questa stagione costellata da decisioni discutibili. E ora, come da copione ormai ampiamente sdoganato, anziché concentrarci sui veri protagonisti del mondiale, siamo in attesa dell’ultimo colpo di coda della Mercedes, che si sarebbe potuto tranquillamente evitare applicando alla lettera il regolamento.

Non è la conclusione del mondiale che si meritavano Max Verstappen e Lewis Hamilton, due veri e propri fuoriclasse. Si sono spesi fino in fondo, sciogliendosi in un abbraccio che vale più di mille parole al termine di una stagione estenuante. Non fosse successo ciò che è andato in scena ieri, staremmo discutendo di questo gesto, delle loro prodezze in pista, di una stagione fatta della materia delle leggende. E invece la F1 ha inquinato uno dei mondiali più belli della sua storia con un finale pasticciato, degno di un libro scritto male. E questo sì che non le fa onore.

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