Fiat Panda 4x4: anche il restomod è "made in Italy"

UN VERO MITO SU RUOTE – Piccola, pratica, iconica. Ma soprattutto inarrestabile, insospettabilmente capace di buttarsi all’avventura su ogni terreno e d’arrampicarsi come uno stambecco su per i più impervi e dissestati sentieri di montagna, là dove tante fuoristrada più grandi e grosse sono spesso costrette ad alzare bandiera bianca. La Fiat Panda 4×4, orgoglio della produzione automobilista nostrana, è diventata una vera icona anche per questo. Per molti è perfetta così come mamma Fiat l’ha fatta, agile e svelta sugli sterrati o sulle piste innevate, con giusto quei due, tre tocchi off-road a differenziarla dalle normali sorelle a trazione anteriore. Tanti però la sognano ancora più “rocciosa” e indistruttibile, magari sottolineando quel suo ormai innegabile lato “glamour” che è un po’ una conseguenza del suo essere diventata a tutti gli effetti uno status symbol, e non solo un mezzo per andare letteralmente dappertutto.

UN TOCCO DI DELTA, UN PIZZICO DI CAMPAGNOLA – Per quest’ultima categoria di cultori del modello e appassionati c’è una bella novità: Inglorious Basterds Cycle, rinomata officina di restauro di moto e auto d’epoca con sede a San Giuseppe, a una manciata scarsa di chilometri dai Lidi Ferraresi, ha messo in cantiere un nuovo progetto centrato proprio sulla Fiat Panda 4×4. I lavori sono in corso e l’obiettivo è chiarissimo: renderla davvero unica, provando a creare un qualcosa che riesca ad andare oltre il semplice concetto di restomod. Per farlo, una volta chiarito l’obiettivo, che è quello di confezionare una piccola suv di lusso in grado di offrire alte prestazioni in off-road, serviva una fonte d’ispirazione. Anzi, meglio due, e meglio ancora se due italiane doc come la Lancia Delta Integrale Evoluzione e la Fiat Campagnola. Dalla “Deltona” sono ripresi i parafanghi allargati, che somigliano a quelli della regina dei rally ma in realtà sono costruiti a mano da zero, lavorando la lamiera con leve, tassi e martelli proprio come facevano i battilastra di una volta. Due evidenti punti di contatto con la celebre fuoristrada torinese sono il rialzo centrale del cofano anteriore e le lenti circolari dei fari full LED.

PIÙ ROBUSTA – Tanti muscoli in più quindi rispetto a una normale Fiat Panda 4×4, per la super Panda firmata Inglorious Basterds Cycle, con un bel paio di bull bar e piastre di protezione per il sottoscocca sia all’anteriore che al posteriore. Ma anche un telaio rinforzato con l’inserimento di speciali lamiere stampate con fori imbutiti nella traversa centrale e nei longheroni, oltre, naturalmente, a gomme da 15’’ con la spalla alta, per “riempire” meglio i parafanghi allargati. Un’altra celebre citazione che certamente non sfuggirà ai più esperti in materia si ritrova nella parte bassa della vettura: gli “scalini” sui paraurti e sui fascioni laterali, realizzati non in materiale plastico ma in metallo, sono un omaggio alle vecchie Panda 30 e 45. Strizza un occhio al passato anche la palette colore, con tinte dai toni ricercati che ricordano colorazioni storiche come il verde Lattementa, diffusissimo sulle Panda Young fino ai primi anni 2000 o, ancora, l’inconfondibile bordeaux delle versioni 4×4 Sisley.

PIÙ ALTA DA TERRA E PIÙ SCATTANTE – Per offrire il massimo delle prestazioni in fuoristrada è stata studiata tutta una serie di modifiche meccaniche, tra cui un assetto rialzato, che aumenta l’altezza da terra fino a 35-38 cm, risolvendo così uno dei talloni d’Achille della Panda 4×4 originale, e un differenziale autobloccante posteriore la cui messa a punto è stata affidata ad Amilcare Artioli, lo specialista dei cambi che ha realizzato, tra gli altri, quello manuale delle supercar Pagani. Per ottenere un po’ più di brio, il piccolo motore originale è stato rimpiazzato con il più brillante 1.2 da 75 CV della Fiat Punto di prima generazione. Tutti i propulsori vengono completamente smontati e rifatti da zero con pistoni forgiati, i condotti di aspirazione e scarico lucidati, la testata fissata con otto bulloni al posto di sei, per evitare perdite d’olio. Valvole coniche di nuovo disegno, inoltre, assicurano una spinta più decisa ai bassi regimi. Dalla moderna Fiat 500, infine, derivano tutti i componenti della distribuzione. 

LUSSO ALL’ITALIANA – Una cura particolare è stata riservata all’allestimento dell’abitacolo, che alla proverbiale praticità della Panda originale aggiunge un livello di lusso e tecnologia sconosciuto alla city-car torinese, nella cui scarna e spartana plancia è stato incastonato uno scenografico schermo digitale a tutta larghezza. Anche all’interno, comunque, è evidente lo sforzo di valorizzare alcune delle soluzioni più geniali della Panda disegnata da Giorgetto Giugiaro. Un esempio su tutti? I sottilissimi sedili si ripiegano su loro stessi, andando a formare un’unica superficie piatta che si rifà un po’ all’idea del “lettone” studiata nelle fasi iniziali del progetto dal designer del secolo. Che dire, infine, dell’ombrello estraibile dal montante centrale? Una soluzione pratica ed elegante che ricorda una finezza tipica delle ammiraglie Rolls-Royce.

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