“Ingegnere, il Senatore Agnelli vorrebbe una vetturetta piccola ed economica  in grado di trasportare quattro passeggeri che possa essere venduta a un prezzo di 5.000 lire. Se la sente di disegnare il telaio e la meccanica?”

Con questa parole, rivolte a un giovane Dante Giacosa dal responsabile tecnico Antonio Fessia, iniziò intorno al 1933 la storia di una delle più importanti automobili prodotte da Fiat nella sua lunga storia. La Fiat 500, presto divenuta per tutti “Topolino“, fu infatti un autentico fenomeno popolare oltre che la prima auto dell’era moderna per il marchio torinese.

Semplicemente geniale

Il progetto, in realtà, era partito qualche anno prima quando Benito Mussolini in persona aveva espresso allo stesso Agnelli il desiderio di un’automobile accessibile che potesse favorire la motorizzazione nel Paese. Il risultato sarebbe potuto essere ancora più innovativo se i primi studi, che delinearono una vettura mossa da motori bicilindrici e con trazione anteriore, non fossero naufragati malamente a causa di inconvenienti tecnici.

La modernità della 500, chiamata così in riferimento alla cilindrata del suo piccolo motore a quattro cilindri (che in realtà in definitiva fu di circa 600 cc), non stava tanto nell’adozione di soluzioni particolarmente innovative nel senso di sofisticate quanto, al contrario, nella ricerca della semplicità costruttiva.

Giacosa, che avrebbe poi firmato una lunga serie di modelli di successo, compresa la “Nuova 500” del ’57, la 600 di due anni prima e varie berline di classe media e superiore, ripartì infatti da un’impostazione classica a trazione posteriore ma diede sfogo alla sua personale attitudine a ridurre gli sprechi e limitare il superfluo, concetti improvvisamente tornati di grande attualità anche oggi.

Fiat 500 Topolino 1936, trasparenza

Fiat 500 Topolino 1936, trasparenza

Soltanto l’indispensabile

La vettura che l’ingegnere torinese concepì era una berlina dalle forma ancora classiche, lunga circa 3,2 metri e larga 1,3, costruita su un telaio formato da due longheroni con mensole per reggere la carrozzeria e, nella prima versione, mezze balestre assicurate al telaio per sostenere l’asse posteriore, che facevano sia da molle sia da collegamenti.

Altrettanto geniale nella sua semplicità fu il motore, montato anteriormente in un anello di gomma che univa i longheroni sul davanti, con doppio ruolo di rinforzo e smorzamento delle vibrazioni. 

Questa unità da 569 cc e 13 CV di potenza, si distingueva per alcune trovate come il serbatoio e il radiatore montati in alto che permettevano di eliminare alcuni organi secondari come le pompe del raffreddamento e del carburante. La trazione, come già detto, era posteriore, il cambio manuale a quattro rapporti di cui gli ultimi due sincronizzati.

Fiat 500 Topolino Trasformabile 1936

Fiat 500 Topolino Trasformabile 1936

Il nome Topolino

Al debutto, avvenuto nel giugno del 1936, la 500 fu proposta nelle versioni Berlina e Berlina Trasformabile, con la parte centrale del tetto in tessuto avvolgibile. Il prezzo era più alto delle 5.000 lire ipotizzate, ben 8.900 per la versione più semplice, ma era comunque più accessibile di ogni altro modello in circolazione all’epoca. 

Il nomignolo “Topolino”, riferimento al personaggio Disney, le fu dato quasi subito dopo che i giornalisti di una rivista inglese, colpiti dall’aspetto e dalle caratteristiche dell’auto, le dedicarono un articolo corredato da alcuni versi in rima in cui la paragonavano affettuosamente proprio al “Mickey Mouse” dei primi cartoni animati in bianco e nero.

Fiat 500 Topolino in produzione a Mirafiori nel 1939

Fiat 500 Topolino in produzione a Mirafiori nel 1939

Le evoluzioni e la Giardiniera

La 500, la cui produzione fu presto spostata nel nuovo e innovativo stabilimento di Mirafiori, fu  fu costruita complessivamente in circa 520.000 esemplari suddivisi in tre serie e con alcune derivate familiari e commerciali.

Fiat 500 Furgoncino 1936

La prima serie, successivamente definita “500 A” fu prodotta fino al 1948. Durante questi anni, l’unica evoluzione importante fu il passaggio dalla sospensione posteriore con “mezzo balestrino” a quella con balestra lunga sostenuta da un prolungamento del telaio. Questa modifica si doveva in realtà alla nascita della prima variante commerciale o furgonetta, che aveva un portata di 300 kg e necessitava di una sospensioni e più robusta.

La 500 B non cambiava a livello di carrozzeria, ma aveva un motore aggiornato nella testata e più potente (16,5 CV) e modifiche alle sospensioni, tra cui l’arrivo di ammortizzatori idraulici telescopici. con questa debuttò la Giardiniera (in seguito ribattezzata “Belvedere”), dal profilo simile a quello della furgonetta ma con vetri panoramici e inserti in legno e masonite sulla carrozzeria che la facevano somigliare alle “country wagon” americane.

Fiat 500 C Belvedere 1951

Fiat 500 C Belvedere 1951

La 500 C, lanciata nel 1949, aveva invece un frontale rimodellato con parafanghi integrati e fari inseriti all’interno del muso. L’aspetto era più massiccio ma più al passo con i tempi. La vetturetta uscì di produzione a partire dal 1954, quando cessò quella della berlina, e terminò del tutto a fine ’55 quando anche le Belvedere e i furgoncini terminarono la carriera per lasciar spazio alla nuova 600 e alle sue derivate.

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