Ford GT Heritage Edition: omaggio a Le Mans

REGINA A LE MANS – Fare leva sul passato, per i grandi costruttori di automobili, in certi casi è il modo migliore per proiettarsi nel futuro. Se il passato è quello sportivo di una casa automobilistica come la Ford, poi, a toccare certi miti ci si prende anche un certo gusto. Lo dimostra l’ultima, affascinante creatura meccanica dell’ovale blu giusto in tempo per godersi i riflettori della Monterey Car Week. Sopra e sotto la carrozzeria della nuova Ford GT Heritage Edition, realizzata in buona parte in fibra di carbonio, scorre con la stessa adrenalina di un romanzo d’avventura l’avvincente storia dell’unico costruttore americano a essere riuscito in quella che, alla metà degli Anni 60 del secolo scorso, aveva il sapore di un’impresa quasi impossibile: sbarcare in Europa e vincere la 24 Ore di Le Mans.

UNA STORIA DA FILM – La Ford ci riuscì non una, ma ben quattro volte consecutive, dal 1966 al 1969, per giunta spazzando via i velocissimi bolidi rossi della Ferrari. L’epopea fordista nella gara di durata più famosa del mondo, che nel 2019 ha ispirato il film Le Mans ’66 – La grande sfida con Matt Damon e Christian Bale nei ruoli di Carroll Shelby e Ken Miles, rivive oggi in una supercar che – spiega il responsabile del programma Ford GT, Mike Severson – “va oltre la celebrazione delle vittorie, perché reinterpreta in chiave moderna l’essenza più profonda del prototipo del 1964”. E proprio l’unico muletto della GT pre-serie con la livrea originale oggi esistente, identificato dalla sigla GT/105, in questi giorni condivide il green carpet della kermesse californiana con il nuovo bolide, che con la leggendaria antenata condivide, oltre alle forme (seppure ammodernate) della carrozzeria, la mitica colorazione bianco-blu con le tre strisce adesive sul tetto.

UN PO’ DI STORIA – Per il resto, la Ford GT Heritage Edition del terzo millennio è un tripudio di Alcantara e materiali compositi, un raffinato e ipertecnologico omaggio a “una pietra miliare nella storia della Ford”, prosegue Severson, convinto che il prototipo fosse il veicolo migliore a cui ispirarsi, perché “nel 1964 riuscì a scatenare il genio creativo del team Ford Advanced Vehicles, spalancando la strada al programma Ford GT”. In totale, la Ford costruì cinque prototipi di GT, avanzatissimi laboratori su ruote da cui prese forma il modello con motore 7.0 V8 protagonista della tripletta del 1966 al Circuit de la Sarthe firmata dagli equipaggi McLaren-Amon, Miles-Hulme e Bucknum Hutcherson. I telai GT/101 e GT/102 furono distrutti nei crash test di Le Mans e Monza, collaudi fondamentali in vista delle migliorie apportate dai progettisti sulle successive GT/103 e GT/104 protagoniste della 24 Ore di Daytona del 1965: la prima, con con Ken Miles e Lloyd Ruby al volante, vinse la corsa; la seconda, pilotata da Bob Bondurant e Ritchie Ginther, tagliò il traguardo in terza posizione. Riverniciate in un colore diverso dall’orinale livrea bianco-blu, oggi sono entrambe esposte nelle sale dello Shelby Museum di Boulder, in Colorado.

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