Charles Leclerc e Carlos Sainz in Australia hanno sbagliato. Ma i loro errori non devono trarre in inganno. Perché i veri problemi della Ferrari, nella stagione 2023 di Formula 1, sono altri


6 aprile 2023

Charles Leclerc e Carlos Sainz in Australia hanno sbagliato. Il primo in partenza ha impattato contro Lance Stroll, il quale, chiuso a sandwich tra il monegasco e Fernando Alonso, non avrebbe potuto evitare il contatto. Il secondo, invece, ha speronato proprio Alonso alla seconda ripartenza, facendolo finire in testacoda. Le conseguenze di questi errori le sappiamo: Leclerc si è ritirato, mentre Sainz si è visto comminare una penalità di cinque secondi che, con il gruppo ricompattato, lo ha estromesso dai punti.

Gli errori dei due piloti della Rossa sono costati molto alla Ferrari in Australia, questo è indubbio. Ma, al di là di questa contingenza, resta comunque evidente che Leclerc e Sainz non sono il vero problema della Ferrari ad oggi. La Rossa, allo stato attuale, è la quarta forza del mondiale. Non solo non si è avvicinata alla Red Bull rispetto allo scorso anno, ma è scivolata pure alle spalle di Mercedes e Aston Martin.

Il confronto con le prime tre gare del 2022 è impietoso. Lo scorso anno la Ferrari aveva totalizzato 104 punti, nel 2023 sono invece solo 26. La Rossa si trova a quasi 100 punti di distacco dalla Red Bull, a una quarantina di lunghezze dall’Aston Martin e 30 punti dalla Mercedes, la rivale al momento più vicina. Come dimostra amaramente il prosieguo dello scorso anno, fare incetta di punti a inizio stagione non è la classica rondine che fa primavera. Nel 2022, dopotutto, la Red Bull, destinata a fare sfaceli più avanti, aveva colto solo 55 punti nelle prime tre gare.

Non ci vuole molto a constatare, però, che la situazione attuale della Ferrari è molto diversa da quella della scuderia di Milton Keynes dodici mesi fa. La Rossa ha incassato sì dei problemi tecnici, ma il vero cruccio è la performance della vettura. In Australia si sono visti passi in avanti incoraggianti, ma la verità è che Melbourne ha offerto un quadro potenzialmente distorto dei veri distacchi prestazionali tra i team.

La gara di Melbourne, visto il cambio mescola anticipato, si è giocata sulla gestione delle gomme. Per preservare le hard fino al termine della corsa senza dover effettuare una nuova sosta, tutti hanno girato su ritmi decisamente meno sostenuti del previsto. È stato così per la Red Bull – il cui vero potenziale è stato espresso da Verstappen solo nel giro in cui ha passato Hamilton – ma anche per Mercedes e Aston Martin. La lotta tra Hamilton e Alonso, a ben vedere, è stata strozzata dalla necessità di non strafare con le gomme.

In questo contesto, diventa difficile anche valutare un eventuale passo in avanti per quanto riguarda il degrado degli pneumatici. La necessità di preservarli e il conseguente ritmo blando hanno fatto sì che il deterioramento delle gomme non si presentasse con la stessa forza con cui avrebbe potuto verificarsi in altre circostanze. Bisognerà attendere, così come toccherà aspettare per capire se il cospicuo pacchetto di aggiornamenti in arrivo più avanti possa fare la differenza.

In attesa di avere queste risposte, si finisce per concentrarsi sui piloti, sia presi singolarmente che per quanto riguarda il loro rapporto. Ma anche nel secondo caso, andando a vedere quanto successo in qualifica a Melbourne, il presunto “schiaffo” di Sainz a Leclerc per la questione della scia è frutto dello scarso preavviso con cui lo spagnolo è stato avvisato della necessità di perfezionare questa strategia.

Prendersela con i piloti, insomma, è la cosa più facile in questo momento. Ma spostare l’attenzione altrove non può oscurare in alcun modo le difficoltà tecniche e sportive che la Ferrari sta attraversando. Anche perché, a ben vedere, gli stessi errori dei piloti potrebbero essere almeno in parte riconducibili alla tipica foga che coglie chi cerca di raccogliere più di quanto sia logicamente possibile fare. E per eliminare questa tendenza bisogna andare alla radice del problema, per quanto complicato e forse anche doloroso sia farlo. Perché solo così la Ferrari tornerà là dove si merita di essere.

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