Il lungo apprendistato in Williams svolto da George Russell lo rende il candidato ideale per affrontare le difficoltà attuali della Mercedes


29 marzo 2022

Come tanti giovani promettenti prima di lui, George Russell ha dovuto affrontare un apprendistato in una scuderia minore prima di perfezionare il grande salto verso il top team cui era affiliato sin dai tempi in cui militava nelle categorie propedeutiche alla F1. Dopo aver avuto un assaggio di cosa comportasse correre per una scuderia di vertice, subentrando a Lewis Hamilton a Sakhir nel 2020, Russell è stato costretto ad un altro anno di purgatorio, prima di diventare un pilota Mercedes a tutti gli effetti.

La formazione di Russell in Williams è stata fondamentale per farlo crescere come pilota. Ma George non avrebbe mai potuto immaginare che la sua esperienza nel team di Grove, decisamente in difficoltà nelle ultime stagioni, potesse tornargli utile per approcciare una Mercedes in ambasce. La W13, stupefacente nelle sue forme extra small, all’atto pratico in pista si è dimostrata capricciosa, tormentata com’è dal porpoising. 

L’effetto pompaggio, non replicabile in galleria del vento, ha colto di sorpresa la maggior parte dei team nei test per la sua intensità. La Mercedes, però, continua a soffrirne, perché le soluzioni pensate dagli ingegneri di Brackley non hanno sortito gli effetti desiderati. L’unica misura che ha funzionato è la più banale, l’aumento dell’altezza da terra. Che, però, porta con sé una netta diminuzione della performance in pista. 

In attesa che si trovi una soluzione definitiva al porpoising – la sensazione è che serva un nuovo fondo, e una modifica del genere necessita di tempo – la W13, poco incisiva soprattutto sul dritto, è pure complessa da mettere a punto. La dimostrazione è arrivata a Jeddah, dove Hamilton, a causa di alcune piccole modifiche all’assetto, si è ritrovato fuori alla Q1. Che un set-up leggermente differente sia un discrimine tra l’eliminazione al Q1 e l’approdo alla Q3 è emblematico.

In queste condizioni, cercare di compensare i deficit prestazionali della W13 con un assetto aggressivo diventa impossibile. Bisogna semplicemente arrangiarsi con quanto si ha a disposizione. E in questo, grazie agli anni in Williams, Russell è un vero maestro. George è stato in grado di elevare il materiale che aveva per le mani ottenendo ottimi risultati in qualifica. In gara la sfida si faceva più difficile, perché un conto è superare i limiti del pacchetto su un giro secco, un altro è farlo sulla distanza di gara. Ma l’occasionale exploit non è mancato. 

Non stiamo paragonando la Mercedes alla Williams, naturalmente. Pur con le sue difficoltà, la Stella a tre punte si trova in una sorta di terra di nessuno tra i top team e la “classe B” della Formula 1. George avrebbe indubbiamente sperato di poter ambire a risultati più ragguardevoli del quinto posto – obiettivo massimo ragionevole al netto di problemi altrui – ma la sua capacità di arrabattarsi con monoposto deficitarie gli sta tornando decisamente utile. 

Al contrario, Hamilton sta vivendo una situazione cui non è per nulla avvezzo. Bisogna addirittura tornare agli anni successivi al suo primo titolo mondiale con la McLaren per ritrovarlo in una condizione simile. Hamilton è abituato a poter lavorare di fino con l’assetto per tirare fuori il massimo dalle sue monoposto. Ma allo stato attuale delle cose non può farlo. Così, l’approccio di Russell risulta più valido. Pensava di essere destinato alla gloria nel 2022, George. E invece il suo lungo apprendistato continua. Ma la sua esperienza nell’affrontare le difficoltà può rivelarsi una vera forza. 

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