Parla a monosillabi, tranne quando si arrabbia e allora si scopre che la parlantina è di quelle vivaci. E’ il più social degli asociali e il controsenso si spiega perché Kimi Raikkonen è semplicemente Kimi Raikkonen. L’ultimo video, con la grandinata che ha distrutto la sua Stelvio in Svizzera, è stato condiviso da migliaia di utenti e lui se ne è uscito con la frase: “Allora Alfa Romeo, facciamo un pit stop rapido?” per commentare la distruzione incredibile fatta da chicchi grossi come palle da tennis. Raikkonen lo abbiamo incontrato al lancio di Giulia GTA e GTAm, le vetture che ha sviluppato insieme ad Antonio Giovinazzi. Dapprima freddo, poi sempre più sciolto e alla fine anche allegro come potete vedere nel video della nostra intervista. Ecco come è andata fra un giro di pista a Balocco e una chiacchierata con la stampa. Fra una discussione con l’ingegner Domenico Bagnasco, il papà di questi gioielli, che ha scoperto essere un pilota e al quale ha cominciato a parlare in maniera diversa rispetto a prima.

Allora Kimi, cii dai una mano a comprendere meglio questa F.1? Molti team competitivi in prova, distacchi ridotti e poi alla fine vincono solo due…

“Lo dico spesso da anni, è sempre stato così in F.1. Sono solo pochi i team capaci di vincere e anche quest’anno non cambiano le cose, per me non c’è nessuna sorpresa…”

Vero, ma a metà schieramento ci sono piccole differenze, molta competitività per cui non è come al solito…

“Sì, io penso che siamo tutti molto più vicini, specialmente noi rispetto all’anno scorso, abbiamo fatto un passo in avanti: molto però dipende dai circuiti e dai tracciati che affrontiamo e quindi ci troviamo con distacchi molto ridotti rispetto all’anno scorso”.

Hamilton sette volte campione del mondo F.1, tu appena una volta. Cosa significano oggi questi titoli se confrontiamo il passato della categoria?

“Ah beh, sarebbe da chiederlo a lui visto che io non ne ho mai vinti sette! Sono felice di averne vinto uno, vincerne altri sarebbe stato come un supplemento alla mia carriera, ci sono andato vicino alcune volte, ma non ci sono riuscito. Fa parte del gioco, a volte vinci, spesso perdi. Sono felice di aver vinto il mio titolo mondiale con la Ferrari, poi al solito si cerca sempre di fare il meglio che si può con quello che hai a disposizione”

Veramente la questione è un’altra: ovvero certi numeri, nella F.1 di oggi, che significato hanno rispetto al passato, visto che oggi si corrono 23 GP e in passato 14 al massimo…

“E’ il solito vizio della gente di fare dei confronti, se paragoni gli anni 80 con oggi non ci sono punti di contatto. Mi ricordo quando ho cominciato io in F.1 ce ne erano 14 di gare in una stagione, quest’anno dovremmo farne 23, sono quasi dieci in più rispetto a una volta. Oggi prendono punti in 10, ai miei tempi i primi 6, una volta chi vinceva prendeva 9 punti, oggi 25 più il giro veloce, come si fa a paragonare cose così diverse? C’erano ottimi piloti ieri, ci sono ottimi piloti oggi, come fai a mettere tutti sullo stesso piano?”

L’anno prossimo cambiano le regole, pensi sia l’idea giusta per la F.1 visto che con un regolamento stabile, vedi questa stagione, ci sono più vetture competitive e in grado di lottare fra loro mentre coi regolamenti nuovi di solito c’è chi capisce tutto e si avvantaggia, e chi rimane indietro. Si cambia tutto per non cambiare niente visto che poi solo i top team restano davanti?

“Ci sono molte speculazioni su come sarà la F.1 col nuovo regolamento. La speranza è che siano macchine più facili da guidare quando sei in scia e che si possano fare delle gare più belle. Lo scopo del nuovo regolamento è questo, ma nessuno sa se sarà davvero così, sono solo speculazioni. Se dovesse essere così lo scopriremo dopo i primi test e le prime gare. Se fosse così sarebbe bello per noi piloti perché potremmo fare qualcosa in più, ma non sappiamo se sarà una rivoluzione come quella del 2000, di sicuro sarà costoso adeguarsi ai nuovi regolamenti e fare auto completamente nuove”.

Se è per questo i team devono risparmiare, a partire proprio dagli stipendi dei piloti. Preoccupato?

“Ah, non è un problema. C’è il budget cap, ma io sono sempre dentro nei limiti di spesa quindi non mi cambia la vita, forse lo sarebbe stato dieci anni fa ma non adesso!”

Hai parlato di dieci anni fa, allora facciamo un gioco: quale è stata la miglior macchina che hai guidato e quale il miglior regolamento che hai affrontato?

“Senza dubbio la Ferrari del 2007 è stata la miglior monoposto che abbia mai guidato. Da metà stagione in poi l’avevo presa davvero in mano, facevo di tutto, era fantastica. Mi sono goduto anche la McLaren nel 2005, me l’ero proprio cucita addosso. A quel tempo facevamo un sacco di test dopo i GP. C’erano due costruttori di pneumatici, provavamo tutto e potevamo scegliere quello che volevamo, era tutto a disposizione, potevi scegliere la gomma migliore per l’anteriore, quella che volevi per il posteriore, poi mettevi tutto insieme e continuavi a provare”.

Era una bella sfida per un pilota districarsi in mezzo a tante informazioni e materiali disponibili…

“Beh calma… non si deve idealizzare il passato, perché il troppo storpia sempre. Oggi si usano molto i simulatori, ma a quel tempo finivi la gara e partivi subito per una settimana di test da un’altra parte. Adesso invece me ne sto a casa con moglie e figli e quindi va benissimo così! Non cambiate!”

Cosa manca all’Alfa Romeo per fare il salto in avanti che merita un blasone simile?

“Un po’ tutto andrebbe migliorato. Credo che il passo in avanti maggiore sia legato all’aerodinamica. Il telaio non è male, andrebbe migliorato poco, ma l’abbiamo definito e va bene. E’ l’aerodinamica quella che fa la differenza in F.1, abbiamo provato alcune piccole cose nelle ultime due gare, abbiamo migliorato qualcosa. Certo, se guardo all’anno scorso adesso siamo in una forma migliore, ma dovremmo crescere ancora per essere costantemente nei primi 10 sulla griglia”.

Monaco e Baku erano piste da grip meccanico, al Paul Ricard l’aerodinamica conta molto, poteva essere una gara deludente. Austria a un passo dai punti, manca sempre qualcosina per completare il quadro…

“Ma non so dirti… Hanno cambiato le regole sulle ali flessibili, ci saranno limitazioni su altri particolari, magari qualcuno potrebbe averne un beneficio maggiore rispetto ad altri. A Baku siamo stati fortunati, perché quando sei su un tracciato cittadino sei avvantaggiato da un lato, ma penalizzato dall’altro, se provi a darci dentro troppo ti ritrovi contro un muro…quindi non puoi esagerare, ma credo che su un tracciato permanente le cose possano andare meglio. Di sicuro hanno fatto bene a dare uno stop a certe esagerazioni e ad avere regole rigide perché almeno siamo tutti sullo stesso piano e la finiamo lì”.

Come va con Antonio Giovinazzi? Sta andando forte davvero…

“Conosco Antonio da quando era terzo pilota della Ferrari, quindi non è una sorpresa per me. Sta crescendo bene e cavalcando l’onda al meglio, sta lavorando nella giusta direzione e sta facendo bene, credo che finalmente abbia tutto sotto controllo e lo dimostra perché va forte davvero!”.

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