«Non so nemmeno se sarò qui il prossimo anno»: Lewis Hamilton, sornione, ha lanciato una bombetta nel post gara di Imola, dopo aver vinto il Gran Premio dell’Emilia-Romagna di Formula 1, trovandosi per la prima volta a battere il record di vittorie stabilito la settimana precedente, e, di fatto, se stesso. Ma è davvero possibile che il quasi sette volte campione del mondo si ritiri alla fine della stagione 2020? Se da un lato avrebbe senso lasciare al top della condizione e dei risultati, dall’altro è improbabile che Lewis si lasci scappare la ghiottissima occasione di infrangere anche l’ultimo, titanico, primato di Michael Schumacher, cogliendo l’ottavo titolo nel 2021.

Con il rinvio del nuovo regolamento tecnico al 2022, la Mercedes è destinata a prolungare il suo schiacciante dominio nell’era dell’ibrido per un altro anno. E Hamilton, punta di diamante delle imprendibili Frecce nere, si vedrebbe servita su un piatto d’argento la ciliegina sulla torta di una carriera straripante. È vero che Lewis è poliedrico nei propri interessi, musica e moda in testa, e avrebbe sicuramente di che occupare il suo dorato pensionamento, ma resta il fatto che l’occasione di vincere ancora, e al contempo dare una vetrina di prestigio alle proprie battaglie per l’uguaglianza dei diritti, è ghiotta. 

E allora perché Hamilton si è lasciato sfuggire un’affermazione del genere? Per due ordini di motivi, verrebbe da supporre. Il primo ha le stesse radici delle sue continue lamentele via radio nei GP, vuoi per le gomme, vuoi per la strategia. Lewis ha la tendenza a virare sul melodrammatico, anche per catalizzare l’attenzione. Una volta superato il record di Schumacher, ha trovato il modo di far parlare ancora di sé, minacciando un addio quantomeno improbabile. Come a ricordare che la sua presenza, data per scontata dopo tanti anni, tanto scontata non è. Perché ha altri interessi, altri obiettivi. Ma anche perché c’è un contratto ancora da firmare. 

E qui arriviamo al secondo motivo. Hamilton di accordi in F1 ormai ne ha firmati molti, e sa come ottenere quello che vuole. Nei mesi scorsi, ha rifuggito le domande sul rinnovo del contratto con la Mercedes, adducendo come motivazione il fatto che non se la sentisse di parlarne in un momento economicamente delicato per molti. Ma tra il non discuterne pubblicamente e il non avere pretese c’è una grossa differenza. Hamilton è perfettamente capace di far valere i propri interessi facendo leva sulla sua indispensabilità nel progetto Mercedes. Perché si parla tanto del fatto che Hamilton possa essere rimpiazzato da chiunque, in una Mercedes così dominante, ma questo è vero fino a un certo punto.

Hamilton ha raggiunto una maturità agonistica invidiabile, facendo sfoggio di una precisione chirurgica nella lettura della gara, sia dal punto di vista della strategia che della gestione degli pneumatici, uno dei – pochi – talloni d’Achille che aveva fino a qualche tempo fa. Velocissimo in qualifica, diventa ragioniere quando serve in gara, fino a sferrare la manovra vincente, letteralmente o figurativamente. Lewis costituisce un valore aggiunto preziosissimo per la Mercedes, come punta di diamante di un meccanismo ben oliato, frutto di rodaggi non sempre senza intoppi, vedi la rivalità con Rosberg. Ne è consapevole lui, come ne sono consapevoli a Stoccarda. E quella frase sibillina di Imola è un modo per rimarcare il fatto che, quando si siederà al tavolo per il rinnovo, sarà lui ad avere il coltello dalla parte del manico. 

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