È l’argomento più discusso del momento, perché potrebbe portare a uno sconvolgimento dell’ormai granitico format del weekend di gara di Formula 1. Parliamo della sprint race, su cui i team si stanno confrontando proprio oggi. La gara corta al sabato potrebbe essere sperimentata in tre fine settimana – si parla di Monza, Canada e Brasile, perché congeniali ai sorpassi e funzionali alla riuscita di una corsa di un’ora – nel corso della stagione, per poi, eventualmente, essere applicata in modo più esteso in futuro. Ma questa novità ha senso?

I fan della Formula 1 hanno una certa resistenza al cambiamento. E, visti gli ultimi goffi tentativi, non possiamo dare loro torto. Come dimenticare il terrificante esperimento sulle qualifiche con eliminazione a tempo tentato nel 2016, e subito caduto nel dimenticatoio? Confusionario dal punto di vista televisivo, fu immediatamente bocciato. Anche perché andava a intervenire su uno dei momenti più coinvolgenti per gli spettatori, insieme alla partenza della gara. L’azzeccata – quella, sì – suddivisione della lotta per la pole in tre tranche non fa altro che aumentare la suspense. 

Proprio da questo assunto nascono i primi dubbi sulla sprint race. Perché intervenire sul sabato, visto che funziona perfettamente così com’è? Interrogativo lecito, anche se bisogna ricordare che con la gara al sabato le qualifiche non sarebbero destinate a sparire. Sarebbero spostate il venerdì pomeriggio, al posto della seconda sessione di libere, e determinerebbero la griglia di partenza della sprint race, che a sua volta sarebbe decisiva per lo schieramento del classico GP della domenica. 

Piuttosto, il quesito dovrebbe essere un altro. Cosa potrebbe aggiungere al weekend di gara la sprint race? Poco, probabilmente. Anzi, potrebbe togliere al GP di domenica la sua allure, visto che i dubbi sul passo gara sarebbero dissipati già il sabato. E, poi, si rischia che la domenica si consumi semplicemente un remake di quanto visto al sabato. Questo al netto di incidenti o imprevisti, che potrebbero fortemente condizionare il prosieguo del weekend. In questo contesto, soprattutto nel caso in cui non vengano assegnati punti, i piloti potrebbero optare per un approccio conservativo, che ammazzerebbe la sprint race. 

E se è vero che, per fare un esempio, a Macao il GP di Formula 3 con questo format regala sempre imprevisti, bisogna anche tenere conto delle discrepanze prestazionali in F1, che riducono di fatto le possibiltà di risultati fuori dal normale. Un fattore potrebbe giovare allo spettacolo, la riduzione del tempo a disposizione dei team per le prove libere. Come abbiamo visto nel 2020 a Imola, può riavvicinare i valori in campo. Con meno dati a disposizione, la scelta di assetti e strategie diventa più nebulosa, aprendo il fianco a errori. E i team di primissima fascia, come la Mercedes, non avrebbero tempo per il lavoro di fino che li rende impeccabili. 

La riduzione sempre più consistente del tempo delle prove libere lascia francamente un po’ interdetti, però. In una categoria che si identifica da sempre come la vetta della sofisticazione tecnologica, sacrificare il lavoro sullo sviluppo della monoposto nel weekend di gara sembra un controsenso stridente. Soprattutto in un contesto in cui i test privati con monoposto contemporanee sono vietati. Ma la Formula 1, per sopravvivere, deve avere il coraggio di evolversi, senza cristallizzarsi nelle sue decennali convinzioni. Resta da capire se la via delle sprint race sia quella più opportuna. E forse la pratica, sacrificando qualche weekend di gara, è l’unico modo per scoprirlo. 

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