Produzione auto, arriva lo stop

La guerra tra Russia e Ucraina miete un’altra vittima nel mondo dell’automotive. Nei primi giorni di marzo, lo storico marchio russo Lada è stato infatti costretto a sospendere ripetutamente le attività produttive all’interno degli stabilimenti di Izhevsk e Togliatti. E, con il proseguire del conflitto armato in Ucraina, le cose potrebbero addirittura peggiorare.

Tra i simboli dell’Unione Sovietica e capace di sopravvivere anche al crollo del Muro di Berlino, Lada potrebbe ora vivere le sue “ore più buie” proprio a causa dell’attacco ordinato da Putin nei confronti della vicina Ucraina. A differenza di quanto accadeva nella seconda metà del XX secolo, infatti, il produttore russo è sempre più dipendente dall’import di componentistica dall’estero e le crescenti limitazioni al commercio con i Paesi occidentali sta influenzando la sua capacità produttiva.

Così, dopo gli aumenti dei prezzi di benzina e diesel, gli automobilisti (russi in questo caso) si apprestano a pagare un conto ancora più salato a causa della guerra russo-ucraina.

Lada blocca la produzione in Russia per 3 giorni: cosa sappiamo

Stando alle informazioni rilasciate dai portavoce di AvtoVAZ, gli impianti di Togliatti (dove, negli Anni ’70 dello scorso secolo venne realizzato il primo impianto di produzione Fiat in territorio sovietico) e di Izhevsk sono stati costretti a sospendere la produzione nei giorni del 3, 9, 10 e 11 marzo a causa della mancanza di componenti. Come fa notare il Wall Street Journal, che per primo ha dato la notizia del blocco produttivo in Russia, Lada importa il 20% della componentistica utilizzata per realizzare le sue auto dall’estero.

In particolare, la società madre AvtoVAZ importa parti meccaniche e componentistica elettronica (i famosi microchip, divenuti ormai merce sempre più rara) sviluppate in Romania da Renault e Dacia. Le sanzioni dei Paesi occidentali in seguito all’attacco russo in Ucraina hanno ora interrotto questi canali di approvvigionamento, prima rallentando la produzione di Lada e successivamente costringendo il marchio russo a fermare due dei suoi più grandi stabilimenti per alcuni giorni.

Secondo i portavoce di AvtoVAZ, le decine di migliaia di dipendenti impiegati a Togliatti e Izhevsk (solo nello stabilimento che una volta ospitava le linee di produzione Fiat sono impiegati 35 mila operai) riceveranno uno stipendio ridotto o saranno messi in stato di congedo. La situazione che si sta venendo a delineare non è ottimane neanche per il Gruppo Renault. I francesi, infatti, sono stati prima costretti a chiudere l’impianto alle porte di Mosca a fine febbraio e ora rischiano di perdere uno dei mercati esteri più importanti. La Russia, infatti, è il secondo bacino di mercato più grande dopo l’Europa e il protrarsi delle ostilità belliche potrebbe portare a perdite economiche di un certo rilievo.

Perché Lada potrebbe essere costretta a fermare la produzione “sine die”

La tre giorni di stop alla produzione, fanno notare gli esperti, potrebbe essere solamente un “antipasto” di un blocco molto più duraturo. E potenzialmente letale, per Lada. Nel caso in cui non dovesse esserci un allentamento delle sanzioni nelle prossime settimane – e tutto fa presupporre che ciò non avverrà – lo storico produttore auto russo potrebbe essere costretto non solo a sospendere la produzione, ma addirittura a chiudere gli impianti per giorni, se non settimane.

Ciò potrebbe costringere AvtoVAZ a rivedere i propri piani produttivi e attivare processi che le consentano di diventare via via più autonoma dai fornitori esteri. Come è semplice intuire, non si tratta di un’operazione immediata. Secondo un portavoce del produttore russo, infatti, potrebbero essere necessari mesi, se non anni, prima che Lada sia in grado di tornare alla “autosufficienza” di sovietica memoria e fare così a meno della componentistica che arriva dalle fabbriche rumene di Renault e Dacia. Nel frattempo, la produzione di nuovi veicoli andrebbe (tanto per usare un eufemismo) decisamente a rilento.

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