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Parliamo sempre più spesso di nuovi veicoli elettrici per il futuro e di transizione energetica: è quello che serve per riuscire a viaggiare su strada, e non solo, nel modo meno “impattante” possibile per l’ambiente, inquinando poco o – meglio ancora – per niente, e salvaguardando l’aria che respiriamo e il pianeta.

Le conseguenze dell’inquinamento e del cambiamento climatico infatti ormai le conosciamo tutte, ma è anche vero che oggi ci sono ancora troppe limitazioni legate al mondo dei veicoli elettrici. Prima su tutte il prezzo di listino delle vetture a zero emissioni, ancora poco competitivo e, anzi, parecchio alto per la maggior parte degli automobilisti italiani (stremati anche da un caro vita e caro benzina senza fine) e europei. Ma non è tutto, anche la mancanza di colonnine di ricarica distribuite in maniera omogenea in tutta la Penisola influisce negativamente sulla diffusione di auto elettriche, nonostante i nuovi incentivi che – come abbiamo visto nei giorni scorsi – sono stati introdotti nell’ultimo Decreto. L’Italia è ancora indietro in questo ambito, ormai lo sappiamo, ma l’allarme che lancia oggi ACEA si riferisce a tutta l’Europa.

Auto elettriche bloccate in Europa: che cosa sta succedendo

Un nuovo allarme lanciato proprio dall’Associazione Europea dei Produttori di Automobili: c’è un doppio problema legato alla diffusione dei veicoli elettrici nel Vecchio Continente. Se da una parte ACEA chiede ai politici di ampliare la rete di dispositivi per la ricarica delle auto elettriche in tutto il territorio, dall’altra si preoccupa anche del fatto che sia necessario colmare il gap enorme che c’è tra i Paesi dell’Unione Europea con il maggiore e il minore numero di colonnine di ricarica ogni 100 chilometri di strada.

Nel dettaglio, a distanza di pochi giorni dal momento in cui il Parlamento Europeo ha espresso il suo parere (votando) sul regolamento delle infrastrutture alternative al combustibile (AFIR), l’Associazione ha chiesto ai politici: “Se vogliamo convincere i cittadini di tutta Europa a passare alla mobilità elettrica nel prossimo decennio, caricare queste auto dovrebbe essere facile come fare rifornimento oggi. Le persone non dovrebbero percorrere chilometri per trovare un caricabatterie, né dover aspettare anni per caricare il loro veicolo”, sono le parole del direttore generale dell’ACEA, Sigrid de Vries.

E non è tutto perché, come anticipato, nella maggior parte degli Stati che fanno parte dell’Europa non solo i punti per la ricarica delle auto elettriche su strada sono molto pochi, ma quasi tutti non consentono la ricarica rapida fastcharge. E nel 2022 pare pressoché inaccettabile, soprattutto viste le leggi dell’UE, che vuole bandire i veicoli a combustione tra non molti anni. Di strada da fare ce n’è parecchia. Ci sono sei Paesi oggi che hanno una sola colonnina ogni 100 chilometri, altri 17 che ne hanno meno di cinque e gli ultimi 5 Paesi che ne hanno più di 10: il divario è enorme.

La situazione in alcuni Paesi europei

Per fare un esempio (lo stesso che fa l’ANSA) possiamo dire che nei Paesi Bassi oggi ogni 1,5 km c’è un “distributore di corrente” per auto elettriche. Per renderci conto del grande gap tra un Paese e l’altro, la Polonia invece – che tra l’altro è almeno 8 volte più grande – presenta una sola colonnina di ricarica ogni 150 km. Come abbiamo detto un’altra problematica è legata alla ricarica veloce, perché in tutto il territorio europeo le stazioni che hanno una capacità superiore a 22 kW sono una piccolissima parte: una su sette.

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