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L’atelier milanese Zagato ha avviato tantissime collaborazioni nel corso della sua storia. Probabilmente, le più famose sono quelle con Alfa Romeo e Aston Martin che hanno dato vita a delle sportive davvero uniche.

Meno conosciuta, ma altrettanto degna di nota, è la partnership che negli anni ’80 ha portato alla creazione della Nissan Autech Zagato Gavia, una strana e originale coupé ad alte prestazioni su cui è riuscito a mettere le mani il canale YouTube WasabiCars.

L’alleanza italo-giapponese

Prima di tutto, però, facciamo qualche passo indietro. Chi è Autech? Stiamo parlando di un marchio di proprietà di Nissan fondato nel 1986. Da questo brand sono passati tanti modelli della Casa giapponese, tra cui una Skyline R33 GT-R che fu trasformata in una berlina a quattro porte e la station wagon Stagea ribattezzata “Autech Version 260RS”.

All’inizio degli anni ’90, Nissan e Autech avviarono una collaborazione con Zagato che portò alla creazione dell’esclusiva Gavia, una coupé prodotta in appena 20 esemplari. Alla base del modello c’era il telaio della Nissan Leopard, un’auto venduta esclusivamente in Giappone negli anni ’80 e offerta negli Stati Uniti tramite Infiniti come M30.

Un “cuore” da 280 CV (e oltre)

Insomma, la storia della Gavia è complicata e non è finita qui. La carrozzeria dell’Autech Zagato ha un design unico, ma certe componenti derivano da altri modelli dell’epoca. Ad esempio, i fari provengono da una Nissan Silvia S13, mentre gli specchietti sono di una Honda CRX.

Ancora più interessante è ciò che si nasconde sotto al cofano. Se da fuori la Gavia si presenta come una coupé senza eccessive pretese sportive, il motore rivela un’altra verità. A dare vigore alla Zagato, infatti, è un V6 di origine Nissan da ben 280 CV.

In realtà, questo valore fu “auto-imposto” dalle Case giapponesi per un certo periodo di tempo (per limitare le possibilità di incidente) e si crede che la Gavia possa disporre di circa 300 CV.

È difficile immaginare quale possa essere il valore di mercato attuale di un modello così raro, ma senza dubbio si tratta di un pezzo di storia dell’automotive giapponese e non solo.

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