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Ci sono pochi stabilimenti la cui storia ricalca così fedelmente quella del marchio come nel caso del sito Lamborghini di Sant’Agata Bolognese. Il costruttore di auto sportive di lusso, oggi controllato dal Gruppo Volkswagen attraverso Audi, non ha infatti mai abbandonato le sue origini e sin dalla fondazione è rimasto radicato nella piccola cittadina emiliana dove ha mosso i primi passi.

Nonostante una storia a tratti tumultuosa e piena di incertezze, Lamborghini ha sempre trovato il modo di reinventarsi ed è oggi uno dei marchi più famosi e iconici al mondo. Il comprensorio di Sant’Agata, che raccoglie sede, museo e un’attività produttiva sempre più improntata alle politiche green dimostrando come le performance possano sposare la sostenibilità, simboleggia perfettamente l’identità aziendale.

I primi anni

La sua storia è iniziata con la fondazione della Casa, il 7 maggio del 1963, a cui ha fatto seguito la costruzione ex-novo dello stabilimento di Sant’Agata Bolognese, ancora oggi sede ed unico centro di produzione di Lamborghini, che nel 1964 ha iniziato a sfornare la 350 GT, prima granturismo del Toro.

Ferruccio Lamborghini (a destra) in fabbrica con uno dei suoi responsabili

Il primo modello ha riscosso un discreto successo: 400 unità costruite con tecniche quasi del tutto artigianali come le successive 400 GT e 400 GT 2+2. Parallelamente, nella fabbrica-officina di Sant’Agata Bolognese qualcos’altro bolliva in pentola. In quello stesso ’66 è infatti stata presentata la Miura, una delle prime GT con motore posteriore, prodotta in 3 serie e 763 esemplari, che ha consacrato Lamborghini tra i marchi più in voga nel mondo delle sportive.

Lo stabilimento Lamborghini di Sant'Agata Bolognese

Motori e linee di montaggio della Miura a fine Anni ’60

Il declino degli anni ’70 e ‘80

A inizio Anni ’70, a quasi un decennio dalla fondazione e nonostante un discreto successo, Ferruccio Lamborghini ha deciso di lasciare la guida della Casa. Di lì ha preso il via un periodo difficile per il marchio, contrassegnato da molti cambi di proprietà che hanno fatto fatica a coniugare la vocazione originale con le necessità economiche.

Lamborghini è infatti stata inizialmente comprata dagli imprenditori Georges-Henri Rossetti e René Leimer, che però non sono riusciti a far fruttare l’azienda, malgrado l’apprezzata Countach e altri progetti tra cui una collaborazione con BMW per costruire la coupé M1 e una commessa per l’esercito americano che hanno dato speranza all’attività della fabbrica, improntata ad una certa flessibilità.

Non è però bastato a fermare il declino, tanto che nel 1978, il tribunale di Bologna ha messo lo stabilimento di Sant’Agata in amministrazione controllata. Nel 1981 sono arrivati i fratelli Mimran, giovani imprenditori dello zucchero, e per qualche anno le cose hanno dato l’impressione di poter migliorare: accanto alle evoluzioni della Countach sono arrivate Jalpa e LM002 (unico fuoristrada del Toro) e un nuovo motore V10 progettato da Luigi Marmiroli per un possibile secondo modello mai realizzato.

Ancora una volta, in maniera del tutto inaspettata, nel 1987 l’azienda si è nuovamente ritrovata in vendita e in poco più di 10 anni si sono alternati diversi nuovi proprietari: prima Chrysler, poi l’indonesiana Megatech, e poi ancora la V’Power Corporation e la malese MyCom Bhd. Per anni l’unica auto a listino è stata la Diablo, bella erede della Countach disegnata ancora da Marcello Gandini.

L’arrivo di Audi e il nuovo successo

A porre fine a questo periodo burrascoso ci ha pensato, nel 1998, Audi. La nuova gestione ha riorganizzato e ammodernato lo stabilimento, scegliendo di affiancare finalmente alla dinastia delle V12, rappresentata dal 2001 dalla nuova Murciélago, un secondo modello più compatto a 10 cilindri con motore di nuova progettazione, la Gallardo, prodotta dal 2003 al 2013 in oltre 14.000 unità.

Lo stabilimento Lamborghini di Sant'Agata Bolognese

Stephan Winkelmann, presidente e ceo di Lamborghini dal 2005 al 2016 e nuovamente dal 2020

Riacceso l’interesse per il marchio, il gruppo tedesco ha deciso di investire ulteriormente nella crescita di Lamborghini con un terzo modello, il primo destinato a grandi volumi, ossia il SUV Urus.

Realizzato su una piattaforma premium del gruppo Volkswagen, avrebbe dovuto essere costruito a Bratislava insieme a cugine come Porsche Cayenne, ma l’intervento decisivo del presidente Stephan Winkelman, vero uomo-chiave della nuova era Lamborghini (recentemente tornato al comando dopo un periodo alla guida di Bugatti), ha fatto sì che tutto restasse a Sant’Agata.

Anche grazie a un finanziamento del ministero dello Sviluppo economico italiano (con tanto di conferenza stampa dell’allora premier Matteo Renzi e dell’ex membro del board Audi, Luca De Meo), che ha consentito di battere la concorrenza della capitale slovacca.

Lo stabilimento Lamborghini di Sant'Agata Bolognese

La nuova linea di produzione della Urus, allestita nel 2016

Lo stabilimento Lamborghini di Sant'Agata Bolognese
Lo stabilimento Lamborghini di Sant'Agata Bolognese

Nel 2016, quindi, il comprensorio di Sant’Agata Bolognese ha visto un importante ampliamento passando da 80.000 a 160.000 metri quadrati comprendenti come in precedenza la sede, le linee di produzione delle supercar Aventador e Huracan e quelle nuove destinate a Urus, oltre a un rinnovato museo dedicato alla Casa e a Ferruccio Lamborghini. Obiettivo: raddoppiare la produzione dalle 4.000 unità del 2016 a 8.000, raggiunte e superate nel 2019.

Lo stabilimento Lamborghini di Sant'Agata Bolognese

Il comprensorio di Sant’Agata Bolognese con fabbrica, sede e museo, come appare oggi

Un futuro elettrico e sostenibile

Il rinnovamento dello stabilimento ha permesso anche di tracciare la linea per il futuro di Lamborghini, un futuro fatto di sostenibilità e orientato all’elettrico le cui basi sono in realtà già state poste nel 2010 quando nel sito bolognese è iniziata la costruzione del più grande impianto fotovoltaico di tutta l’Emilia-Romagna.

Oggi, Lamborghini è la prima azienda ad aver raggiunto la neutralità nelle emissioni. Grazie ad una superficie di oltre 14.600 metri quadrati e una potenza di 2,2 MW è in grado di produrre 2,5 milioni di kWh di energia elettrica all’anno, riducendo le emissioni annuali di CO2 di 2.000 tonnellate. 

Lo stabilimento Lamborghini di Sant'Agata Bolognese

Una parte della superficie esterna della fabbrica coperta da pannelli solari

A questo si aggiunge un impianto a biogas a Nonantola che pensa a a fornire l’acqua calda (85° C) all’azienda, un altro grande risparmio di denaro e risorse. La Casa del Toro ha anche costruito un parco di oltre 10.000 querce che in 10 anni si stima possa assorbire circa 330 tonnellate di CO2 dall’atmosfera. Nel 2020 poi, quando nonostante i problemi legati alla pandemia di Covid-19 la produzione ha sfiorato le 7.500 unità è riuscita a riciclare più di metà dei rifiuti speciali prodotti (56%).

Lo stabilimento Lamborghini di Sant'Agata Bolognese

Il bosco di querce nel parco naturale creato da Lamborghini

Per l’azienda bolognese l’era della transizione verso l’elettrico è già iniziata: oggi è limitata a piccole forme di elettrificazione su vetture speciali come la Sian, ma entro il 2023 dalle nuove linee di produzione dello stabilimento uscirà un vero modello ibrido di serie e nella seconda metà di questo decennio è attesa anche la prima supercar 100% elettrica marchiata Lamborghini.

Inaugurazione1963
ProprietàLamborghini Automobili
CollocazioneSant’Agata Bolognese, Bologna, Emilia-Romagna, Italia
Superficie complessiva80.000 metri quadri
Dipendenti impiegatioltre 1.700
Capacità produttivaoltre 8.000 veicoli l’anno
Altre attivitàSede e Museo di marca
Modelli attualmente prodottiHuracan, Aventador, Urus
Modelli storici più importanti prodotti350 GT, 400 GT, Islero, Jarama, Espada, Miura, Countach, Diablo, Urraco, Jalpa, Silhouette, LM002, Murcielago, Gallardo
Modelli di prossima produzioneNuova supercar ibrida (2023) 

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