Elegante ma non ostentata, sportiva ma non eccessiva, la Maserati Biturbo è una delle vetture più discusse fra gli appassionati del Tridente, anche e soprattutto grazie al motore che – in senso lato – le diede il nome.

Presentata al Salone di Torino del 1980 e commercializzata nel 1982, la Biturbo nacque dalla volontà di Alejandro De Tomaso (sì, quel De Tomaso) che all’epoca acquisì Maserati da Citroën. In Italia venne commercializzata con il 2.0 V6 Bialbero di derivazione Merak e due turbine IHI, per un totale di 180 CV, mentre all’estero il propulsore era da 2,5 litri (nel nostro Paese, a quel tempo, i motori oltre i due litri pagavano l’IVA al 38%) e 197 CV.

Il design, opera di Pierangelo Andreani, ha riscosso un buon successo grazie alle linee tese e spigolose, aggressive e dinamiche, mentre gli interni, spaziosi in considerazione delle misure esterne, sfoggiavano pelle e legno. La qualità delle finiture, però, non è stata sempre all’altezza delle aspettative (soprattutto a inizio carriera).

Maserati 222 4V (3)

La prima evoluzione fu la Biturbo S del 1983, visibilmente più aggressiva coin  fascioni neri di contorno, e una potenza che tocca i 205 CV grazie all’uso di un intercooler con prese d’aria NACA. Nel 1986 arrivò l’iniezione elettronica Weber – Magneti Marelli, con la Biturbo i capace di 187 CV e la Biturbo Si da 220 CV.

Maserati Biturbo S (1)

Il 1988 ha visto l’arrivo della Biturbo 222, con 220 CV di potenza, affiancata poi dalla Biturbo 2.24V con testata a quattro valvole per cilindro e 245 CV di potenza. Dal 1991 è stato introdotto il catalizzatore per ridurre le emissioni (fra l’altro, causa di alcuni incendi spontanei in Nord America), e sulla 2.24 la potenza è calata a 240 CV.

Nei listini del 1985 è invece comparsa la Biturbo 420, versione a 4 porte con il passo allungato di 10 cm ma con la meccanica del modello base. Nel 1988, alla 420 è succeduta la 422, oggetto di un leggero restyling estetico e con meccanica derivata dalla potente 420 Si da 220 CV. Dal 1990, la Biturbo 422 ha ricevuto il motore con testata a quattro valvole da 245 CV.

Maserati Biturbo (2)
Maserati Biturbo (4)
Maserati Biturbo (1)

Oltre alle varianti cabrio, se vogliamo parlare della più speciale delle derivate della Biturbo non possiamo non citare la Shamal: il disegno molto aggressivo nascondeva un “trapianto di cuore” sotto il cofano, con il V6 che lasciava il posto a un V8 da 326 CV.

La carriera della Biturbo così nominata finì nel 1992, ma la sua base meccanica venne utilizzata dalla Ghibli II fino al 1997. Con la fine di questa generazione di Ghibli, terminò a sua volta la stirpe delle Biturbo.

Maserati 222 4V (1)

Pro & Contro

Il modello in prova è una versione “pura”, senza sigle: una Maserati Biturbo del 1984. Guidare una coupé del Tridente con due turbine sotto il cofano non significa doverle tirare costantemente il collo, e anzi bisogna trovare l’equilibrio giusto. Anche perché, benché alcuni materiali non siano di qualità eccelsa al tatto tanto quanto lo sono alla vista, rimane una “signora” auto elegante che sa spingere quando serve. 

Maserati Biturbo (6)

Un comportamento ponderato e rispettoso, la Biturbo vi conquisterà immediatamente, con un assetto perfetto per le strade dissestate a cui siamo abituati, senza essere troppo “dondolone”. Se invece chiedete troppo alla Biturbo, la risposta sarà un sottosterzo o un sovrasterzo, non troppo piacevole visto lo sterzo “lento” e non molto preciso.

Il fiore all’occhiello è ovviamente il motore, corposo anche prima che i due turbo entrino in funzione dai 3.500 giri in su, ma visto che si tratta di sensazioni vere e proprie, di questo ve ne parlerà meglio (e ve lo farà sentire!) il nostro Andrea nel video qui sopra.

Maserati Biturbo (5)

Prezzi

Da nuova, la Maserati Biturbo doveva posizionarsi sotto i 20 milioni di Lire, meno di rivali come la Alfa Romeo Alfetta GTV6 e la Lancia Gamma 325, ma si tratta di un prezzo “virtuale” perché la politica di optional obbligatori fa lievitare il prezzo oltre i 24 milioni di Lire.

La reputazione da auto con scarsa affidabilità generalizzata (benché si tratti di problemi oggi conosciuti e risolvibili, o quantomeno evitabili) la rende abbordabile ancora oggi, con modelli da restaurare che richiedono dai 4.000 ai 5.000 euro circa, mentre per esemplari impeccabili si oscilla tra i 9.000 e i 13.000 euro in base a vari fattori (come la documentazione originale).

Se invece cercate la più rara Biturbo Si, magari con una tinta carrozzeria rara e tutta la documentazione al corredo, si può arrivare a 20.000 euro e anche oltre.

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