Sotto il cofano, sei cilndri

Nei giorni scorsi la Mazda ha annunciato il debutto della CX-90, una maxi-suv lunga 510 cm. Da noi non arriverà (leggi qui la news), ma per chi cerca tanto spazio basta e avanza la Mazda CX-60, che quanto a ingombri fa risparmiare 36 centimetri, con i suoi 474 cm da un paraurti all’altro. Il pronunciato cofano e l’abitacolo arretrato danno slancio al profilo, mentre le nervature lungo i parafanghi rendono muscolose le fiancate. Questa nuova versione mild hybrid si distingue per la scritta “Inline6” davanti alle porte anteriori, che indica la configurazione a sei cilindri in linea del 3.3 turbodiesel. A supportarlo c’è un motore elettrico a 48 volt inserito nel cambio automatico a 8 marce. 

Obiettivo efficienza

Questa Mazda CX-60 si è rivelata economa in questo primo test, almeno a credere al computer di bordo: con una guida spigliata abbiamo letto i 16 km/litro, mentre usando un “piede di velluto” siamo arrivati a ben 25 km/litro. Valori che ci riserviamo di verificare con i nostri strumenti in una prova completa sulla rivista, e che sono a cavallo del buon valore medio di omologazione, che è di 20 km/litro. Con queste premesse, la nuova Mazda CX-60 3.3 e D Hybrid si rivela adatta a chi macina tanti chilometri. Se il consumo pare una dote, la vivacità di marcia si può definire solo discreta: i 200 cavalli si scaricano a terra dalle ruote posteriori, ma senza troppa “cattiveria”, e lo scatto dichiarato per lo “0-100” (8,4 secondi) è lontano da quello di concorrenti di potenza simile. Per chi cerca un maggiore sprint, a fine marzo è in arrivo la versione da 249 cavalli, fra l’altro abbinata alla trazione integrale, come l’ibrida plug-in a benzina presentata la scorsa estate (qui il primo contatto). 

Schermo non (sempre) a sfioramento

Tutte le Mazda CX-60 hanno in comune l’abitacolo spazioso e ben rifinito. Tre persone stanno comode sul largo divano (pure riscaldabile nelle versioni più ricche), con parecchio agio per le gambe. Chi è al centro trae vantaggio dal ridotto ingombro del tunnel nel pavimento e del mobiletto fra le poltrone, che può ospitare due bocchette per l’aria, altrettante prese Usb-C e una a 220 volt per collegare un computer. Larga e alta (ma non fastidiosa) la consolle fra le poltrone, che accoglie la corta leva del cambio automatico e la manopola (oltre ai tasti) per gestire il sistema multimediale. Lo schermo di 12,3”, che domina la plancia dalle forme lineari, accetta infatti i comandi tattili solo quando si utilizzano Android Auto e Apple CarPlay. È di 12,3” pure il cruscotto digitale, configurabile in base alla modalità di guida scelta: Normal o Sport (nelle 4×4 se ne aggiungono una per l’off-road e una per il traino di un rimorchio). Fra le particolarità, la possibilità di ingrandire le scritte per renderle più leggibili. Ampio e nitido l’head-up display a colori che proietta sul parabrezza anche le indicazioni a pittogrammi della navigazione.

È ben equipaggiata. Ma la “base”…

Head-up display, prese (Usb-C e a 220 volt) e bocchette di aerazione posteriori non sono previsti per la base Prime Line (49.900 euro con questo motore), come pure la retrocamera e i cerchi di 20 pollici (li ha di 18”). In compenso, sono di serie i fari full led, il navigatore, la frenata automatica d’emergenza attiva anche in velocità, il rilevatore di stanchezza per il guidatore e i sensori per l’angolo cieco dei retrovisori. Dalla Exclusive Line (€ 51.900) si ritrovano pure l’accesso “senza chiave”, i sensori di parcheggio anteriori e gli abbaglianti attivi. La Mazda CX-60 3.3 e D Hybrid Homura del nostro test, invece, costa 56.050 euro e aggiunge gli interni in pelle nera e dettagli in nero lucido per alcuni particolari della carrozzeria, come i retrovisori esterni. Infine, la più costosa Takumi (€ 57.550) punta su rivestimenti di colore bianco con inserti in legno per la plancia. Entrambe, in questa versione a gasolio, hanno di serie le poltrone e il volante a regolazione elettrica, abbinati a un sistema di riconoscimento facciale che porta automaticamente il sedile del guidatore nella posizione precedentemente memorizzata per ciascun utilizzatore.

Bell’offerta lancio

Per tutte le Mazda CX-60, tranne che per la base, fino al 31 marzo sono in omaggio tre tagliandi e il pacchetto Convenience & Sound. Quest’ultimo vale 2.650 euro e include, fra l’altro, il portellone motorizzato con apertura e chiusura senza mani, i vetri posteriori scuri, le telecamere con vista a 360°, il caricatore wireless per i cellulari e l’hi-fi Bose con 12 altoparlanti. Resta a pagamento (€ 1.750) l’utile pacchetto Driver Assistance, con il cruise control adattativo, i fari a matrice di led, la frenata automatica nelle uscite dai parcheggi in retromarcia e il sistema che rileva un veicolo in arrivo quando si fa sbucare il lungo cofano da un passo carrabile. 

Fatta per i viaggi

Tutti questi sistemi sono molto utili su un’auto di questo tipo, che fa dei viaggi la sua vocazione principale, anche in virtù dell’ampio bagagliaio (che ha pure una presa a 12 volt e una a 220 V) e dei già citati bassi consumi. Tuttavia, il nuovo 3.3 non spicca per la silenziosità, e si fa sentire in particolare alle basse andature. Il comfort risente anche di una risposta brusca delle sospensioni su buche e dossi, mitigata solo in parte dalla soffice imbottitura delle poltrone. E questo, nonostante fra le curve la Mazda CX-60 3.3 e D Hybrid Homura rolli in maniera evidente. In ogni caso, la tenuta di strada è buona e il controllo di stabilità interviene prontamente al bisogno. Ben tarati gli Adas, inclusi il cruise control adattativo e il mantenimento in corsia. Alla riduzione dei consumi contribuisce anche la funzione di veleggio, che spegne il motore e lo scollega dalla trasmissione quando si solleva il piede dall’acceleratore.

Secondo noi

PREGI
> Consumi. La prima impressione è buona. Il verdetto finale dopo il test con i nostri strumenti.
> Finiture. Plancia e pannelli delle porte hanno un aspetto curato.
> Spazio. All’ampio abitacolo si accompagna un bagagliaio generoso.

DIFETTI
> Assetto. L’auto è un po’ troppo morbida nelle curve e rigida sullo sconnesso. 
> Cruise control adattativo. In una vettura “da viaggio” dovrebbe essere di serie. Invece è in un pacchetto da ben 1.750 euro. 
> Rumorosità. Il 3.3 fa sentire la sua voce, soprattutto alle basse andature.

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