Il panorama motoristico offre oggi un ventaglio di proposte davvero molto ampio. A causa del downsizing, che ha determinato la rapida diffusione di architetture prima molto marginali (come i tre cilindri), oggi abbiamo di fronte motori che vanno dai 3 ai 12 cilindri, con quasi tutte le soluzioni intermedie e una gran varietà di configurazioni: in linea, a V o addirittura a pistoni contrapposti.

Non così comune nel mondo automobilistico – ma che ha giocato un ruolo fondamentale nella storia, e in particolare in quella di Fiat – è il motore bicilindrico in linea che la Casa torinese ha introdotto per la prima volta con la Nuova 500 del 1957 e le sue eredi dirette (126, Cinquecento, eccetera…), riprendendolo poi in tempi moderni con il sofisticato TwinAir, disponibile anche a metano.

Tra i principali vantaggi di questo motore troviamo la compattezza (che permette di posizionarlo in vetture molto piccole come le city car), la facilità nella manutenzione e la riduzione dei consumi e delle emissioni di CO2. Tra i difetti vanno, però, annoverati problemi di bilanciamento e vibrazioni di primo e secondo ordine.

Il primo bicilindrico

La storia dei motori a 2 cilindri di Fiat ha origine nel luglio del 1957, quando la Casa torinese lanciò sul mercato la nuova 500, la piccola citycar che doveva sostituire la Topolino e che è poi diventata un’icona. E che era equipaggiata con il più piccolo dei motori mai prodotti da Fiat.

Si trattava di un 2 cilindri in linea a benzina da 479 cm3, il primo di Fiat raffreddato ad aria, in grado di erogare 13 CV. Il motore era posizionato a sbalzo sul posteriore ed era abbinato ad un cambio a 4 marce con innesto rapido.

Secondo i dati riportati, la nuova 500 raggiungeva una velocità massima di 85 km/h, mentre il consumo di carburante si attestava sui 4,5 l/100 km. Pochi mesi dopo il lancio sul mercato, per aumentare le vendite del modello i tecnici della Casa italiana, che fino a quel punto non erano decollate, decisero di intervenire anche sul propulsore. Con piccole modifiche ai carburatori e all’albero a camme, il bicilindrico venne potenziato di 2 CV, arrivando così ad una potenza di 15 CV.

Questo motore ebbe un’evoluzione graduale, crescendo a 594 cm3 e 23 CV sulla 126 (18 CV nella versione depotenziata montata sulla 500 R), e a 704 cm3 sulla successiva Cinquecento del ’91, ma con raffreddamento ad acqua e ben 31 CV, rimanendo in produzione fino al 1996.

Il motore TwinAir

Il più recente esempio di motore bicilindrico di Fiat ha invece esordito al Salone Internazionale di Francoforte nel 2007, sul prototipo Fiat Panda Aria. Si trattava, appunto, di un 2 cilindri in linea sovralimentato da 80 CV a benzina, in grado di funzionare anche con una miscela di metano-idrogeno, che sarebbe poi stato sviluppato integrando la tecnologia MultiAir per la fasatura e il sollevamento variabile delle valvole con azionamento elettroidraulico.

Fiat TwinAir Bicilindrico

Il motore entrato in produzione nel 2010 era composto da blocco in ghisa e testa in alluminio, un albero a camme con 4 valvole per cilindro e l’iniezione indiretta. Nella versione aspirata la cilindrata era di 964 cm3 (83,5 x 88 mm) con un rapporto di compressione di 11,2:1 e offriva una potenza massima di 60 CV e una coppia massima di 88 Nm. Questa veniva proposta sulla Fiat Panda del 2012 e sulla 500.

Fiat TwinAir Bicilindrico

La versione sovralimentata da 875 cm3 (80,5 x 86 mm) poteva contare, invece, su un rapporto di compressione leggermente inferiore di 10:1 ed era declinata in due livelli di potenza e coppia: 80 CV e 140 Nm nella variante bi-fuel montata su Panda, 500L e Ypsilon e 85 o 105 CV e 145 Nm nella variante a benzina su MiTo, Punto, 500L e 500. Nel 2011 il propulsore da 875 cm3 con turbo ricevette numerosi riconoscimenti agli International Engine Awards, tra cui il premio come miglior motore “green”.

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