La lunga storia del marchio Mini, ora parte di BMW, ha messo in strada versioni di ogni tipo, ma alcuni prototipi no, sono rimasti in officina. Ecco delle concept particolari non entrate in produzione di serie…. Per ora. La più bella? E’ una raffinata Mini “italiana”
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Qualcuno potrebbe domandarsi se “la Mini” abbia mai prodotto almeno come prototipo un’auto molto distante dal proprio formato tipico. Quali concept-car ufficialmente esposte, non si è visto nulla di realmente eclatante e “fuori dal seminato” (salvo volersi estendere addirittura ai concept Pininfarina su BMC, di fine anni Sessanta). Non ci sono mai stati seguiti particolari, che abbandonassero il formato unico e vincente, se non le dovute versioni aggiunte con gli ultimi anni.
Però di pensieri alternativi e quindi modelli statici, o prototipali in serie limitata, se ne sono fatti nel secolo scorso e qualcosa di non usuale si è visto, prima ma anche nell’attuale corso, tedesco. Soprattutto quando l’azienda, passando di mano, doveva rinascere al 100% e partire da un modello totalmente nuovo, anche nella produzione.
Mini ACV 30 Millennium (1996)
A metà anni Novanta si sommano molte fantasie e ipotesi, per il nuovo corso Mini e nel 1996 viene realizzato il concept detto Millennium, o ACV 30. Auto a due posti con motore centrale, mostrata nientemeno che al Rally di Monte Carlo 1997: riprende nei colori quelli del successo rallistico anni Sessanta.
Le forme molto ricercate e non coerenti alle tendenze del momento non videro conferma, ma la Mini Millennium si ricorda per quei fari grandi oltre che per i parafanghi e quella tecnica poi abbandonata. Parzialmente, alcuni elementi sono rimasti: montanti nero lucido per “sospendere” il tetto rigorosamente bicolore e strumentazione circolare di grande misura.
Mini Spiritual e Spiritual Too (1997)
Sempre nel 1997, arrivano altri concept per aprire la strada al futuro Mini targato BMW. La Spiritual (2 portiere) e la Spiritual Too (4 portiere) portate al Salone di Ginevra.
Qui la sportività racing lascia spazio al volume in abitacolo, da massimizzare. Sebbene qualcuno possa notare similitudini con Smart e Daewoo Matiz, il DNA di questi modelli è ancora britannico, infatti il design è fatto in unione con Rover e il telaio “da esibizione” deriva dalla “mid-engined” MGF.
La Mini Spiritual, lunga 3,4 metri, nacque pensando sì a un piccolo motore tre cilindri, ma nei prototipi usò un 1.8 da 145CV e sfruttava molti elementi di alluminio, con trazione posteriore.
Superleggera Vision (2014)
In questi giorni che precedono l’edizione 2022 del Concorso d’Eleganza a Villa d’Este (ne leggete qui) è facile ricordare per chi lo frequenta da anni la MINI Superleggera Vision.
Auto indubbiamente bella e curata, con design della Carrozzeria Touring Superleggera, due porte e una realizzazione artigianale, usando alluminio.
Da fuori non solo è aperta, elegante e priva di spigoli, ma anche molto più lussuosa e raffinata di una qualunque Mini. Anticipava nel 2014 la ‘Union Jack’ illuminata nei fari posteriori e in abitacolo stupiva per la pulizia minimalista con un solo touch, centrale. La motorizzazione era elettrica, anche se non specificata. Resta una delle bellezze da esposizione, capace però di farsi ambire per davvero e, non a caso, di essere premiata a Villa d’Este.