L’auto elettrica si sta diffondendo, ma a piccoli passi; prima che diventi popolare ci vorrà un po’ di tempo (pensiamo anche alle infrastrutture per la ricarica che si stanno moltiplicando ma ancora non offrono una copertura capillare sul territorio). Le auto ibride plug-in sono quindi una sorta di “ponte” in questa transizione della mobilità verso l’elettrificazione completa e in queste settimane ve ne stiamo parlando con una serie di approfondimenti che aiutano a conoscerle meglio.

Abbiamo visto cosa sono e a chi conviene comprarle, le abbiamo messe alla prova (anche in off road) e vi abbiamo spiegato quali sono i consumi reali con la batteria scarica. Adesso è arrivato il momento di approfondire il tema della ricarica e partiamo da quella domestica; ecco quindi perché la wallbox in garage è necessaria.

Attenti alla ricarica

Esattamente come le EV, infatti, anche le plug-in necessitano della stesso tipo di ricarica tramite cavo. Di conseguenza, per poter sfruttare al massimo il potenziale delle ibride “alla spina” è fondamentale poter contare su una postazione di ricarica anche in casa, rendendo così “obbligatoria” la scelta di una wallbox.

Questo perché la ricarica Modo 2, quella fatta collegando il caricatore portatile alla comune presa domestica “Schuko” va intesa come una modalità di ricarica saltuaria. La cosiddetta walbox è invece una stazione di ricarica fissa collegata direttamente e con a una linea dedicata al contatore (con relativa protezione del Magnetotermico. Grazie alla wallbox è possibile superare il limite dei 10A del caricatore portatile, per arrivare fino ai 22 kW trifase con un sezionatore a norma e/o una protezione elettronica omologata, come omologata CE è l’intera stazione di ricarica.

Cosa dice la legge

Al momento la legge non impone l’installazione di una Wallbox nei garage privati, ma ci sono casi in cui la stessa wallbox è obbligatoria o molto consigliata. Nel caso ad esempio degli edifici sottoposti al controllo dei vigili del fuoco e con piano antincendio, è necessario avere anche un pulsante sganciatore d’emergenza raggiungibile in caso di necessità (dunque installato seguendo le linee guida dei vigili del fuoco).

Un altro caso limite, ma comunque da tenere in considerazione, è poi quello di un possibile incendio scaturito dall’auto elettrica in ricarica. Una volta spente le fiamme gli eventuali ispettori dell’assicurazione e/o della casa auto, nonché i vigili del fuoco, potrebbero richiedere il certificato di installazione a regola dell’arte del sistema di ricarica del veicolo e il modello del caricatore (anche per una verifica della sua omologazione). Per questo è sempre consigliabile installare una Wallbox con linea dedicata, anche per ricariche di potenza pari o inferiore ai 10A (220V AC / 2,2kW).

Al di là degli obblighi di legge è sempre bene seguire le normative e le linee guida del Comitato Elettrotecnico per fare una ricarica sempre entro i margini di sicurezza dettati a livello locale e nazionale.

La Wallbox è più sicura e veloce

In teoria quindi si può optare, a proprio rischio e pericolo nei confronti di assicurazioni e vigili del fuoco, per la soluzione più economica e attaccare direttamente l’auto all’impianto di casa attraverso il cavo di ricarica domestica. Così facendo, però, si incontrerebbero altri inconvenienti e limitazioni che non permetterebbero, a conti fatti, di sfruttare il massimo potenziale di una PHEV o, comunque, di farlo scendendo a compromessi.

Wallbox, come sceglierlo

I limiti della rete domestica

Un altro problema della ricarica domestica, oltre a quelli di sicurezza già citati, è la minor disponibilità di potenza rispetto a quella fornita dalle colonnine pubbliche o fast charge. Come sappiamo, la maggior parte dei contratti di rete elettrica delle abitazioni si basa su una potenza del contatore di 3 kW.

Per fare un esempio, l’auto ibrida plug-in più venduta al mondo, la Mitsubishi Outlander PHEV, dotata di batteria con capacità da 12 kWh, si caricherebbe in circa 4 ore se collegata ad una classica presa Shuko domestica.

In questo caso, però, tutta la potenza della nostra rete elettrica domestica confluirebbe nella nostra vettura e qualsiasi altro elettrodomestico collegato potrebbe far saltare la corrente.

Upgrade rete elettrica + Wallbox

Il modo più facile per risolvere il problema è richiedere un upgrade nel contratto di fornitura di energia elettrica passando a livelli di potenza superiori. La soluzione più interessante e conveniente è acquistare e installare in casa una wallbox.

Questo dispositivo ha il compito di prelevare l’energia dalla rete elettrica domestica e trasmetterla all’auto tramite un cavo di ricarica. Ma il vantaggio principale garantito dalla wallbox è rappresentato dalla sua capacità di trasferire più energia in sicurezza e controllare continuamente la gestione della ricarica, evitando sovraccarichi nella rete ed eventuali blackout del contatore.

Wallbox, come sceglierlo

Fino a 22 kW

A questo punto, se la rete elettrica garantisce valori di potenza più elevati e il pacco batterie delle auto è studiato per essere ricaricato anche ad alte potenze, è possibile scegliere una wallbox in grado di gestire potenze anche oltre i tradizionali 3 kW, spingendosi fino ad un massimo di 22 kW sempre in corrente alternata (in quanto di più facile gestione e più sicura).

In questo modo, il tempo di ricarica della vostra auto ad alimentazione ibrida plug-in diminuisce a costi relativamente contenuti. Ricordiamo che alcune Case automobilistiche offrono insieme alle vetture dotate di powertrain elettrici anche la possibilità di acquistare una wallbox appositamente studiata per il modello in questione, includendo anche la consulenza per l’upgrade della fornitura di rete elettrica, l’installazione dell’apparecchio e la manutenzione futura.

Quanto costa una wallbox

Non è facile dare un prezzo esatto per l’acquisto e l’installazione di una wallbox nel garage di casa o in spazi condominiali, ma si possono fare alcune cifre. Per un semplice impianto monofase la spesa minima si aggira 600/700 euro, mentre un punto di ricarica certificato a regola d’arte può arrivare a 1.000/2.000 euro. Mediamente comunque 1.500 euro sono una cifra corretta per una wallbox di qualità. A questi costi occorre poi aggiungere quelli per il contatore dedicato, la linea elettrica aggiuntiva e l’aumento della potenza contrattuale (oltre i classici 3 kW) da attivare tramite il proprio fornitore di energia elettrica.

Clicca qui per visitare la pagina dell’autore