I modelli più popolari di Peugeot, come le “piccole” e compatte della serie 104-8, 204-8 e 305-8, hanno avuto una certa continuità nel corso degli anni. Lo stesso non si può dire per quelli alto di gamma, visto che le serie 400, 500 e 600 si sono spesso alternate nel coprire i segmenti delle medie e medie superiori.

Per la 405, arrivata verso la fine dei difficili Anni ’80, è stato così: se formalmente proseguiva la dinastia interrotta nel ’75 con l’uscita di scena della 404, in pratica andò a sostituire la medio-compatta 305, riprendendo pienamente posizione nel segmento delle medie.

Il contesto 

Il progetto da cui nacque la 405, noto internamente con il codice D60, fu definito in un momento non felice per le casse di quello che era ormai diventato il Gruppo PSA. Acquisita Citroen nel 1974 e la divisione europea di Chrysler, con i marchi Simca e Talbot nel ’78, il gruppo si ritrovò a dover gestire una complessa ristrutturazione con problemi di liquidità dovuti a un generale calo di vendite.

Citroen BX, Peugeot 405 e Renault 21

Sinergie preziose

Alla base dello studio ci fu dunque la necessità di ottimizzare i costi, soddisfatta avviando la condivisione delle piattaforme che negli anni sarebbe diventata una pressi per i gruppi automobilistici. La D60 fu dunque sviluppata su quella della Citroen BX, il modello più recente e promettente, ed equipaggiata con i motori quattro cilindri della famiglia XU.

Peugeot 405 e 405 Break 1988

Peugeot 405 e 405 Break 1988

Disegnata da Pininfarina, la 405 che esordì nel luglio 1987 era una berlina tre volumi dalle linee dritte e solide, con passo di 2,67 metri e lunghezza massima di poco superiore ai 4,40 metri, mantenuta invariata anche sulla variante Break. Quest’ultima fu introdotta poco meno di un anno dopo, nel maggio dell’88 e andò a rimpiazzare l’analoga versione station wagon della 305, completando così l’avvicendamento tra i due modelli.

Peugeot 405 SRD 1988

Peugeot 405 SRD 1988

Peugeot 405 SRD Break 1988

Peugeot 405 SRD Break 1988

Per allora, la gamma della 405, nel frattempo eletta Auto dell’Anno 1988, era già stata rinnovata rispetto a quella di lancio aggiungendo due unità a gasolio, 1.9 aspirata da 80 CV e 1.8 turbo da 92 CV ai cinque motori a benzina già disponibili. Questi andavano dal 1.4 da 65 CV (introdotto poco dopo il lancio) al 1.6 da 92 CV fino al 1.9 disponibile in tre versioni: a carburatori da 107 CV (poi 110), a iniezione da 130 CV e 16V da 160 CV.

Tre, invece, i livelli di allestimento chiamati GL, GR ed SR, con dotazioni che però cambiavano a seconda della motorizzazione divenendo più ricche e caratterizzate per i modelli a iniezione. Alla versione top 16V da 160 CV fu invece riservata la sigla Mi16.

Peugeot 405 Mi16 X4 1989, motore

Peugeot 405 Mi16 X4 1989, motore

Peugeot 405 Mi16 X4 1989 plancia

Peugeot 405 Mi16 X4 1989 plancia

Peugeot 405 Mi16 X4 1989 dinamica

Le 4×4

Tutte le varianti della 405 prodotte nei primi anni avevano cambi manuali, con l’opzione dell’automatico disponibile unicamente per la 1.9 da 110 CV, e trazione anteriore. Tuttavia, Peugeot volle sfruttare la predisposizione per le quattro ruote motrici che nello stesso periodo diede vita alle BX 1.9 4×4 e poi GTI. Al Salone di Ginevra del 1989 furono dunque presentate le 405 GR X4 ed SR X4, entrambe con motore 1.9 da 110 CV a cui poco dopo si aggiunse la Mi16 X4 con motore da 160 CV.

Peugeot 405 T16 1993 - Frontale

Peugeot 405 T16 1993 – Frontale

I due restyling

Dopo una lieve revisione dei motori, adattati alle normative anti-inquinamento nel ’90 e privati di qualche CV, tra il ’91 e il ’92 la 405 ricevette due aggiornamenti più consistenti: il primo, più leggero, riguardava principalmente gli interni, con vari dettagli tra cui il disegno del volante e di alcuni comandi, e coincise con l’introduzione delle versioni STI (motore 1.9 a iniezione da 123 CV) e STD (turbodiesel da 90 CV), dotate di sedili elettrici in pelle, nuovi cerchi in lega e altri accessori.

Il secondo fu, invece, il restyling vero e proprio che interessò soprattutto la coda, dove furono ridisegnate le fanalerie e abbassata la soglia del bagagliaio, mentre dentro cambiarono cruscotto e copertura del quadro strumenti. Tra le ulteriori modifiche alla gamma il più importante fu l’adozione dell’iniezione elettronica su tutti i motori a benzina, con il 1.4 che passò a 75 CV mentre la versione a carburatori del 1.9 fu direttamente rimpiazzato da u nuovo 1.8i con 101 CV, proposto su alcuni mercati anche con il cambio automatico.

La versione Mi16 adottò, invece, un nuovo 2 litri con potenza però ridotta a soli 152 CV, mentre il 1.8 turbodiesel passò a 1,9 litri e 92 CV.

Peugeot 405 T16 1993 - Retro

Peugeot 405 T16 1993 – Retro

Peugeot 405 T16 1993 - Posto guida

Peugeot 405 T16 1993 – Posto guida

Peugeot 405 T16 1993 - Motore

Peugeot 405 T16 1993 – Motore

La versione Turbo

La carriera della 405 in Europa durò altri tre anni, durante i quali il modello toccò la massima soglia prestazionale grazie all’arrivo, nel ’93, della versione T16, spinta da un 20 turbo da 200 CV che la faceva scattare da 0 a 100 km/h in 7,2 secondi.

Questa rimase, tuttavia, in listino soltanto un paio di anni: nel ’95, le versioni sportive Mi16 e T16, e alcune di quelle d’accesso, furono tolte di produzione i vista dell’imminente sostituzione del modello con la nuova 406, lanciata nel ’96.

Peugeot 405 Break 1988

Peugeot 405 Break 1988

La carriera globale

Pur non avendo raggiunto le cifre record della 504 (quasi 3,6 milioni di unità), anche la 405 è ricordata come una delle più diffuse berline “globali” di Peugeot. Al termine della carriera europea, la produzione è proseguita in vari stabilimenti in giro per il mondo, dall’Egitto all’Argentina all’Iran, dove è terminata definitivamente soltanto nel 2013. In totale, tra berline e Break, ne sono stati prodotti quasi due milioni e mezzo di esemplari.

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