Poca spesa, tanta resa

Frontale imponente, parafanghi larghi e forme ben proporzionate: la Dacia Duster è una suv senza particolari ricercatezze ma accattivante, oltre che poco ingombrante (435 cm la lunghezza). Ampio e luminoso, l’abitacolo è ospitale; certo, le plastiche sono rigide, come ci si aspetta da una vettura low cost, ma non hanno un aspetto dimesso. E c’è attenzione per i dettagli: i tasti a bilanciere nella consolle sono pratici e le tre manopole del “clima” integrano altrettanti display che mostrano con chiarezza la velocità della ventola, la direzione dei flussi d’aria e la temperatura impostata. Ampi e numerosi sono poi i portaoggetti; ci sono anche un cassetto sotto il sedile destro e un ripiano nella plancia, di fronte al passeggero anteriore, che è comodo ma poco profondo (nelle curve, il contenuto può cadere sul pavimento).

Favorita dall’apprezzabile precisione dello sterzo, la guida della Dacia Duster è intuitiva, mentre il 1.0 turbo a benzina con tre cilindri e 101 CV beve abbastanza poco, ma non è brillante; poco convincente la manovrabilità del cambio manuale (l’automatico non è previsto), dagli inserimenti poco morbidi e con lunga corsa della leva. Al prezzo interessante, la Dacia Duster Prestige abbina una dotazione tutt’altro che spartana: sono di serie i cerchi in lega di 17”, il climatizzatore automatico monozona, il monitoraggio dell’angolo cieco dei retrovisori e perfino il navigatore.

Tuttavia, l’assenza di dispositivi come la frenata automatica d’emergenza ha contribuito al non eccelso risultato (tre stelle su cinque), che la Dacia Duster ha ottenuto nei crash test effettuati dall’ente europeo Euro NCAP (nel 2017). In particolare, nelle prove d’impatto frontale è risultata inadeguata la protezione per la testa del guidatore e migliorabile quella per le gambe. Più efficace in proporzione il comportamento dell’auto negli urti laterali e nella salvaguardia dei bambini assicurati al seggiolino. 

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