Tornando in moto da un viaggio in Sicilia, tra Barberino e Roncobilaccio, sulla “vecchia” A1, c’era il diluvio. Nel tratto in cui in ogni stagione piove, decisi di fermarmi a fare benzina e il punto della situazione. Ebbe la medesima idea anche l’equipaggio di un GS di ultima generazione che, mentre io ero preso nelle mie valutazioni su intensità della pioggia, sul cielo già buio, loro si vestivano con una tuta anti acqua d’emergenza.

Decisi di proseguire perché secondo le mie stime, sarei giunto nei pressi di Bologna già fuori dal temporale. Mi accinsi a partire, scambiando un cordiale saluto motociclistico agli altri viaggiatori, quando arrivò la proverbialità altrui: “Se non hai la muta da acqua, è meglio non partire!”. Per tutta risposta ingranai le prima e partii. Da quel momento nulla poteva più fermarmi e la pioggia era solo un dettaglio in una guida fluida e sicura, senza sbavature e concreta. Mi lasciai gli altri dietro lanciandomi verso Sasso Marconi, superando un’auto dopo l’altra, in totale sicurezza e prudenza, ma con una velocità di crociera accettabile.

Capita spesso di uscire in moto nei week-end e incontrare la pioggia lungo un percorso di montagna, a 1000 mt., ma non preoccuparsi tanto e affrontare i tornanti con un passo accettabile. Quando piove, i fattori si sballano, ma il segreto è accettare quello che viene e volgerlo a proprio favore. Tutto è falsato, con un asfalto bagnato che non drena bene. Ma avere cura della propria moto equivale ad avere cura di se e della propria incolumità. Così, gomme sempre performanti e moto perfettamente funzionante. Il resto lo fa il polso e l’esperienza.

Quando si dice: guidare sulle uova

Il detto “guidare sulle uova”, è un’immagine ad alto contenuto di fantasia, ma rende perfettamente l’idea di come i motociclisti più esperti siano in grado di governare il proprio mezzo nella pioggia, con una guida dolce, ma efficace, come se sotto alle ruote ci fosse qualcosa di fragile come un guscio d’uovo, che protegge la vita all’interno, ma per un colpo può rompersi.

Con la concentrazione, è tutta questione di esperienza. Col passare del tempo, si tende a non disdegnare la pioggia come fattore atmosferico attraverso il quale sviluppare le proprie capacità. Alcuni direbbero che non ha senso uscire in moto se piove, e dove sia il gusto nel bagnarsi all’inverosimile. Ma l’esperienza potrebbe essere dovuta all’aver avuto una moto vera come unico mezzo di locomozione prima dell’auto. Quando per qualcuno ogni spostamento era in sella ad una 125, ad esempio, per il sedicenne di turno non c’era intemperia che tenesse. Neve, sole a picco, pioggia torrenziale, nebbia e chi più ne ha… Nulla lo può fermare.

La pioggia e le corse in moto

Marco Lucchinelli campione del mondo Classe 500 nel 1981 ha spesso ricordato di andare forte col bagnato perché era un motociclista anche nella vita privata e che era sempre andato in giro in moto anche quando di mestiere non faceva il pilota professionista. Sono storiche alcune imprese sportive ottenute sotto il diluvio universale.

Motomondiale 1998 a Donington Park, gara delle 500, piove che Dio la manda e un concorrente particolarmente incline alle piste bagnate si mette tutti dietro con la sua Yamaha WCM gommata Dunlop. Si tratta del neozelandese Simon Crafar, un buon pilota che aveva ottenuto risultati in Superbike, ma se avesse corso sempre sotto la pioggia sarebbe stato uno dei più forti della storia. In tempi più recenti, nel 2007 a Le Mans, la gara della MotoGP si svolge sotto un acquazzone biblico e il pilota del Team Rizla Suzuki, Chris Vermeulen, supera tutti e vince il Gran Premio di Francia, firmando l’unica vittoria in stagione per la casa di Hamamatsu.

Precedentemente, e siamo al 1989, sull’allora Santamonica di Misano Adriatico, Pierfrancesco Chili, vince la gara delle 500, disputata in seguito ad un sciopero di molti protagonisti di quel mondiale che ritenevano la corsa troppo rischiosa con la pioggia. Si beccarono una multa pro capite di 2000 franchi svizzeri per aver disertato la gara dopo non aver ottenuto l’ok per effettuare dei giri di prova e testare le condizioni dell’asfalto.

La pioggia nello sport è sempre un fattore ambiguo. Alcune gare si sono risolte con epiloghi memorabili, altre si sono svolte in parte, decretando classifiche con punteggio dimezzato e mezzi punti, determinanti per la vittoria del campionato. Il punto principale del fattore pioggia è la sicurezza dei partecipanti alle gare e spesso non s’indugia, ma si tende a non correre più del necessario per omologare i risultati dei GP. Meno spettacolo, ma più sicurezza è un po’ la filosofia delle equipe dei commissari di percorso negli eventi di motociclismo sportivo.

Un altro caso eclatante di vittoria su pista fradicia è la gara dalla Moto GP di Assen del 2016, la prima storica ottenuta da Jack Miller che, dopo un’interruzione e una seconda partenza, vince quando tutti i big sono fuori dai giochi per le numerose cadute e solo Marc Marquez capitalizza il risultato lasciando l’australiano libero di andarsene da solo accontentandosi, si fa per dire, del secondo posto.

Nel 2019, ultima volta in ordine di tempo per il mondiale Superbike a Imola, Gara 2 della domenica pomeriggio fu clamorosamente annullata dopo che la maggior parte dei piloti, vedendo le condizioni del tracciato dell’Enzo e Dino Ferrari drasticamente compromesse da un forte temporale, chiesero alla direzione gara di non prendere il via dopo le dovute verifiche da parte dei commissari. Ai fini della classifica, la manche fu poi recuperata nel successivo round di Jerez de la Frontera. Misano 2022, quarto appuntamento del CIV con evento notturno per le classi Superbike e Supersport. La fase di avvicinamento alla Racing Night del sabato sera prevede turni di prove libere e qualifiche divise in sessioni diurne e notturne. La pioggia scesa nel tardo pomeriggio, a ridosso dell’ora di cena, ha costretto l’organizzazione ad annullare le prime qualifiche in programma il venerdì sera, con tanto di incognita per la gara, dato un solo turno di prove libere completato in configurazione serale.

Ci sono poi le road races, gare alle quali partecipano veri specialisti del genere, abituati ad affrontare le strade sotto ogni tempo. Il Tourist Trophy dell’Isola di Man è comunque una gara che viene continuamente valutata durante le due settimane di prove e gare, entro le quali non si lascia nulla per scontato e se non è stata sospesa per pioggia, comunque lo è stata per nebbia. Significa un’attenzione altissima riguardo il meteo su un tracciato stradale dove si può passare in un solo giro di 60 km dalla pioggia, al sereno, alla foschia più fitta, rendendo tutto più difficile. I partecipanti a queste competizioni sono spesso europei britannici, capaci di rendere anche in condizioni di tempo incerto, poiché il territorio in cui sono cresciuti non offre giornate tipicamente mediterranee.

In conclusione, con il giusto equipaggiamento e la giusta mentalità, si può trarre molto da esperienze di questo tipo. Imparare più modi di guidare riduce consistentemente i nostri limiti a viaggiare in moto. E come risaputo, la cosa più bella della moto è andarci in giro.

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