Se come vogliono i programmi e le direttive, di qui al 2050 viaggeremo su veicoli elettrificati che utilizzeranno esclusivamente energia sostenibile, uno dei problemi più importanti da affrontare sarà quello relativo alla “conservazione” dell’energia stessa. Soprattutto quella solare che già ora si sta affermando come una delle risorse rinnovabili più preziose.

Pur essendo largamente disponibile, infatti, l’energia solare ha un limite: si accumula nelle ore diurne, ma deve poter essere sfruttata in quelle notturne, quando la maggior parte dei veicoli sarà a riposo e sotto carica per il giorno seguente. In un ecosistema sempre più elettrico, significa dover stoccare la sovrapproduzione di energia nelle ore di minor richiesta e rimetterla a disposizione quando servire. E la soluzione potrebbe venire dalle auto stesse.

Una rete condivisa

La tecnologia “Vehicle to grid” o V2G è, secondo alcuni costruttori che la stanno già sperimentando, una possibile risposta ai potenziali problemi di sbilanciamento energetico e anche di stress della rete elettrica che un mondo elettrificato rischia di dover affrontare.

Si propone infatti di utilizzare le batterie delle auto stesse come serbatoi in cui accumulare energia che possa poi essere in parte restituita alla rete nei momenti di necessità, appunto. Riducendo il bisogno di dotare le centrali di impianti di accumulo costosi e complessi, e dunque il fabbisogno di ulteriori batterie che potrebbero comunque risultare insufficienti. Ma anche evitando di mandare in crisi la rete immettendo troppa energia o limitandone la produzione.

Il progetto sperimentale V2G avviato da Fiat a Torino

L’elemento base del processo V2G è la ricarica bidirezionale, quella cioè che consente ai sistemi di ricarica delle auto non solo si assorbire energia ma anche di cederla, permettendo alle auto di essere connesse ai sistemi di gestione intelligente di moderne abitazioni dotate di impianti propri, che rappresentano “in piccolo” il prototipo dell’ecosistema elettrico condiviso teorizzato da costruttori e fornitori di energia.

V2G, la tecnologia “Vehicle to grid”

La tecnologia “Vehicle to grid” nella sperimentazione di Nissan

Un guadagno sotto molti aspetti

L’idea nasce dall’osservazione secondo cui la maggior parte delle auto rimane in media parcheggiata e ferma per oltre il 90% del tempo, ovvero per più di 20 ore al giorno, e quelle che si spostano su tragitti urbani di solito consumano appena il 10% della loro riserva energetica.

Quindi, chi caricasse la vettura nelle ore più tranquille potrebbe in teoria cedere una parte dell’energia nei momenti di maggior richiesta. Oltre a contribuire alla stabilità della rete e al miglior sfruttamento dell’energia, ne ricaverebbe quindi anche un potenziale beneficio economico, in quanto la cederebbe nelle fasce orarie in cui il costo energetico è maggiore.

Lo schema V2G secondo Hyundai

America, Corea e Cina in prima linea

Al momento, pochi modelli di serie sono già dotati di questa possibilità: tra questi ci sono i grandi pick-up americani come Ford F-150 Lightning e i suoi rivali Chevrolet Silverato/GMC Sierra EV e GMC Hummer EV (a cui presto si aggiungerà Ram 1500 Rev), che si rivolgono anche un pubblico rurale per cui il veicolo stesso può essere una preziosa riserva energetica.

Oltre a questi, ne sono dotati i modelli Hyundai e Kia di nuova generazione basati su piattaforma E-GMP come Ioniq 5 e 6 e Kia EV6, e a sorpresa le nuove MG 4, 5, ZS Electric e Marvel R, mentre Volkswagen ne ha già annunciato l’arrivo sulla prima evoluzione della sua piattaforma MEB.

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