Prini anni ’70. Gene Henderson, un poliziotto un tempo non troppo abile negli inseguimenti, lancia un progetto ritenuto folle, ridicolo: una Jeep 4×4 nei Rally. Troppo avanti in tempi troppo “conservatori”. Grazie DirtFish, Randy Graves, Mark Henderson


27 novembre 2022

Dearborn, Michigan, 17 Novembre. Mason Runkel è uno degli scrittori della “scuderia” Dirtfish, la scuola di rally a Snoqualmie, WA, “virata” a organo media grazie alla passione della sua comunità e all’innesto di firme importanti, David Evans e ColinThe Voice Of RallyClark per citare due dei suoi Assi. Runkel ha ricostruito, e restituito agli appassionati, una storia molto interessante. Che qui riprendiamo. Randy Graves, invece, è un ex Pilota che ha raccolto le immagini della Storia, Mark e Garry Henderson, beh, sono figli del protagonista testimoni di questa storia…

Gene Henderson è un poliziotto di Dearborn, Michigan. Non è mai stato un grande chauffeur e, quindi, non ha un grande curriculum come inseguitore di “speeders”, piloti “sportivi” che, per necessità o hobby, sono soliti trasgredire ai limiti di velocità e all’alt dei posti di blocco. Così un giorno Gene decide di prendere lezioni di pilotaggio. Arriviamo alla fine degli anni ’50, la scuola gli ha raddrizzato la carriera e fatto scoprire un certo talento. Che Henderson decide di coltivare iniziando a correre in macchina. All’inizio con la Volvo PV544 di famiglia, già nei primi ’60 con una Mercedes-Benz sponsorizzata, e nel ’64 da navigatore di Scott Harvey con la Plymouth ufficiale al Rallye Monte-Carlo. Gene Henderson è “dentro” e, man mano che la sua fama cresce, arriva il supporto delle Fabbriche. Lotus Cortina, Mustang, Volvo, persino la Ford Falcon regina degli sterrati e… del sound ricreato dalla generosità di carburatori e scarichi. Gene diventa famoso anche per la lunga lista di controlli delle sue macchine da corsa. In testa il check dell’acceleratore in posizione full gas, in coda… il check dell’acceleratore in posizione full gas. La comunità di appassionati del Michigan, di cui Gene diventa la bandiera, è il Club con un nome emblematico, “The Ralligators”, il Team sarà sempre Competition Limited

Nel 1972 la FIA porta il Campionato Internazionale Costruttori, che diventerà il Mondiale WRC, negli USA, e mette gli occhi sul Press-On-Regardless Rally, il Rally che si corre dal 1949 nella regione di Detroit e che diventa l’ottava di nove prove della terza e ultima stagione, poi vinta dalla Lancia. Il nome del Rally vuol dire, più o meno, Tieni-Giù-A-Prescindere, e Gene Henderson l’ha già vinto nel 1963 e nel 1967. Questa volta, tuttavia, la posta è molto più alta. Gene non ha una macchina per correre “il rally più lungo, più antico, più cattivo e più duro degli Stati Uniti“. La sua l’ha distrutta nell’edizione precedente. Ford gli propone di utilizzare la nuova Lincoln Continental Mark-IV, Henderson fa notare che la macchina è troppo grande e pesante, difficile da dimagrire, buona tuttalpiù per entrare nei 10. Ford si incazza e chiude lì. Caso vuole che American Motor Corporation, che ha da poco acquisito Jeep, arriva con la proposta, apparentemente non meno strampalata, di affidargli la Jeep Wagoneer. Si tratta della poderosa “familiare” full-size spinta da un V8 di 6 litri, che è l’antesignana dei moderni SUV e che è rimasta in commercio dal 1962 al 1991 nella sua forma pressoché originale. Henderson ci sta e indulge anche sulla possibilità di un colpaccio, a condizione di avere la macchina prima possibile. Mancano due mesi alla partenza del 24° P.O.R., Henderson recluta Ken Pogue per fagli da navigatore, e prepara una seconda Wagoneer per Erhard Dahm, pilota tedesco, e il navigatore Jim Callon. La Wagoneer è dotata di un particolare e innovativo sistema di trazione integrale permanente, denominato Quadra-Trac, che elimina ripartitore di coppia, cambio manuale e mozzi a bloccaggio manuale.  Trasmissione Hydra-Matic e, in questo caso, albero a camme Fireball, curva di distribuzione più spinta e doppio scarico, Monroe è il fornitore ufficiale degli ammortizzatori che lavoravano su solidi assali e balestre. Il terreno di test è… un doppio passaggio a livello, che viene superato in volo come su un cuscino. “Beh, avevamo un’auto piuttosto potente, circa 400 cavalli, buone sospensioni e questa trasmissione, tutto a prova di proiettile!“. Sono le parole di Garry Henderson, figlio maggiore di Gene.

Le Jeep debuttano al Moonlight Monte, Rally di “riscaldamento” del P.O.R, in un’atmosfera di scetticismo che sconfina facilmente nel sarcasmo. “Hey, andiamo a caccia di balene, con quelle?”. E tra le risate le Wagoneer vengono battezzate con il nomignolo di Balena Bianca. Le Jeep sono considerate sovrappeso e non abbastanza agili e guidabili, nonostante le 4 ruote motrici, per affrontare le contorte strade della foresta. Ma alla fine del Rally le Jeep sono quinta e sesta assoluta, le risate sono finite e la pietra dello “scandalo” lanciata istantaneamente. “I Rally sono corse per auto sportive, non per camion. Bisogna fermare la minaccia delle 4×4!

Henderson decide che le Jeep Wagoneer, pronte per affrontare il Press-On-Regardless 1972, si chiameranno Moby Dock I e Moby Dick II. Il P.O.R. era tutt’altra bestia, rispetto al Moonlight. 3 notti e 330 miglia d’inferno, 77 prove speciali, molte delle quali disputate di notte. E grandi nomi. John Buffum e la sua Escort 1600 MkI, le tre Datsun del team Pacesetter, e la favorita, la Lancia Fulvia di Harry Källström e John Davenport. Nel rispetto dei pronostici, all’inizio del Rally Buffum e Källström vanno al comando. Un po’ a sorpresa, al terzo posto c’è la Jeep Wagoneer I di Henderson e Pogue. Nonostante il peso e l’ingombro, insomma, la Balena Bianca si rivela un’efficiente e competitiva auto da Rally. Il Quadra-Trac funzionava in modo simile ai più moderni sistemi di trazione integrale, e il differenziale centrale, rilevando le differenze di tenuta sugli assali, ripartiva la potenza alle ruote. Proprio come succede con una moderna auto da rally, Henderson poteva guidare la Jeep sviluppando tecniche di guida che sarebbero diventate abituali anni dopo, e sfruttare l’orizzonte stradale fino all’ultimo millimetro. Frenando per innescare la sbandata, scalando una marcia per… frenare con la robusta opposizione delle 4 ruote, usando il piede sinistro sul freno per non togliere nulla “all’acceleratore in posizione full gas!

La Jeep batte la Lancia in una prova sul finire della giornata, Buffum mette la sua Escort fuori gioco ad un incrocio a T. Kallstrom va in testa, Henderson è secondo nonostante un problema a uno degli 8 cilindri. Ma il vero colpo di scena arriva nella seconda notte. Prima un diversivo. Erhard Dahm sbatte contro un albero Moby Dick II, ed è solo grazie alla cintura di Jim Callon, che tiene chiusa la portiera, che può continuare. Poi la storia. Henderson arriva alla partenza di una speciale e trova davanti a sé la Fulvia di Kallstrom, che doveva essere 8 minuti più avanti. Chiede al CO e gli dicono che la Lancia ha problemi ai freni e deve limitarsi a scorrere la Prova. Furbastri, l’idea poteva essere solo quella di trattenere alle loro spalle la Jeep di Henderson.

Henderson avventa le 2 tonnellate e la batteria di fari sulla coda della Fulvia, Kallstrom si innervosisce e reagisce iniziando a spingere, pensando così di togliersi dall’incubo. Henderson incalza, sempre più veloce e minaccioso, Kallstrom abbocca a cade nel tranello, o più precisamente… nel fosso a lato dello sterrato. Henderson e Pogue si fermano, si assicurano che gli avversari siano in buona salute e decollano verso il fine tappa che li archivia al comando. Il gioco è fatto, devono solo regolare quel che resta della concorrenza nella terza notte di gara. Prima dell’epilogo si fermano a lavare la Jeep Wagoneer che, tagliato il traguardo da vincitori ad Alma, nel Michigan, ha mandato in scena uno dei più grandi show della storia dei Rally. Henderson e Pogue hanno vinto il primo rally professionistico con un’auto a quattro ruote motrici. Equipaggio e Macchina si guadagnano un posto nei libri di storia.

La vittoria storica di Henderson e Pogue suscita grande scalpore nel mondo dei Rally. C’è adorazione per le Jeep e le giacche con il marchio AMC si sprecano a dimostrazione del sostegno dei fans. L’Henry Ford Museum di Dearborn vuole Moby Dick I, così Gene deve… riportarla nel fango per rendere la Jeep più adatta al contesto dell’esposizione. Ma non è solo gioia. “Stavamo preparando 4 Jeep Wagoneeer per l’East African Safari – racconta Garry Henderson – e saremmo andati a spaccargli il culo laggiù. Hanno saputo del nostro arrivo e ci hanno bandito prima ancora che potessimo arrivarci!

Nell’aprile del 1973 la trazione integrale è bandita dai Rally FIA. E non è solo la FIA. Altri si rivoltano a quella… rivoluzione. La comunità di Henderson, sconvolta dal timore che l’immagine di una Jeep vincente in eventi di auto sportive possa nuocere all’immagine dei Rally. Gli ambientalisti, che già premevano per leggi a limitazione del fuoristrada. Scott Harvey, che sarebbe sceso in campo con una Dodge Ramcharger 4WD allo Sno*Drift 1973, e che guida l’accusa chiedendo la messa al bando dei veicoli a quattro ruote motrici negli eventi Ralligators.

Se in America la disputa è circoscritta, in Europa la questione assume aspetti cruciali. La registra Mike Van Loo, amico di lunga data e futuro navigatore di Henderson e Dahm, soldato di stanza in Germania diventato il cronista dell’epopea Jeep. Al Monte-Carlo 1973, vinto da Andruet e “Biche” con una Alpine-Renault A110, l’argomento forte sulla bocca di tutti è la Jeep a trazione integrale che ha dominato la scena americana. Davenport, copilota della Lancia sconfitta da Gene Henderson al POR che sarebbe diventato il capo del dipartimento Motorsport di Austin Rover, fu tra i maggiori agitatori e seminò il dubbio malizioso che le 4×4 non fossero “legali”! Van Loo, che conosceva abbastanza il mondo delle Jeep 4×4, ricorda anche di essere stato presentato dal barone Von Hanstein, membro FIA, a Jürgen Barth, un giovane ingegnere Porsche che si era dimostrato assai interessato al sistema di trazione delle Jeep. Le sue domande sul Quadra-Trac erano precise, fluidi, blocco di emergenza del sistema. Più tardi la ragione di tanto interesse sarà chiarita dalla nascita della Porsche 959 per il Gruppo B (e della 953 per la Dakar). C’era ben poca segretezza tra le Fabbriche, poiché gli ingegneri venivano spesso dalla stessa scuola tecnica e si scambiavano informazioni. Audi, Mercedes, Porsche e BMW si gettarono a testa bassa sulla questione tecnica.

Nel 1979 la FIA riaprì le porte alle Four-Wheel-Drive. La maggior parte dei produttori coinvolti era in ritardo con lo sviluppo del sistema o convinta che fosse troppo complicato e poco competitivo. Nel 1982 Audi, che aveva investito forte e senza indugi, lanciò la sua Quattro e ottenne un successo gigantesco e immediato. I vantaggi del sistema risultarono chiarissimi. Audi conquistò i titoli Costruttori del ’82 e ’84 e i titoli Piloti del ’83 e ’84 con Hannu Mikkola e Stig Blomqvist. È evidente che ci furono enormi implicazioni dal momento in cui la Jeep Wagoneer 4×4 di Gene Henderson vinse il P.O.R., e altrettanto che stava succedendo qualcosa che gli americani avrebbero dovuto guardare un po’ più da vicino.

L‘eredità di Henderson. Mentre il mondo dei Rally prendeva appunti, le Jeep prendevano… punti. La serie SCCA, Sport Cars Club of America, Pro Rally rimase aperta alle 4 ruote motrici. Le Jeep ottennero una doppietta allo Sno*Drift del ’73, Dahn-Campbell e Henderson-Pogue, e nel 1974 Henderson e Pogue vinsero il titolo SCCA Pro Rally. Il leggendario Moby Dick I fu messo sul tetto da Garry Henderson e infine venduto a un amico di famiglia che ebbe l’infelice idea di fargli saltare in aria il motore. Gene Henderson continuò a correre con AMC fino al 1984 al volante della Cherokee, una Jeep CJ-7 e, infine, una AMC Eagle SX-4.

Molto rispettato in tutto ciò che ha fatto come Pilota, come poliziotto, come uomo d’affari e come padre, insomma un ragazzo fantastico, Gene Henderson è stato inserito nella Michigan Motorsports Hall of Fame nel 1989 e nella SCCA National Hall of Fame nel 2012. Come agente di polizia diventò sergente e, narra una bella lievitazione di leggende, implacabile cacciatore di speeders, per i quali tramontò definitivamente la convinzione di non poter mai essere raggiunti e catturati.

Gene Henderson non fu colui che ottimizzò la trazione integrale vista poi nella folle era del Gruppo B, ma certamente ottenne il primo grande successo di quello schema tecnico nel mondo dei Rally, dando così il via alla catena di eventi che avrebbero portato ad uno dei più grandi salti in avanti nella storia dei Rally.

© Immagini -Randy Graves

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