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Facciamo un salto indietro di quasi 90 anni per questo nuovo appuntamento con la rubrica motori. Ci troviamo in Francia nel 1935 quando Citroën appena acquistata da Michelin decide di lanciare il progetto T.P.V. per la realizzazione di una vettura super economica che potesse andare incontro alle principali esigenze del passato: l’affidabilità e i bassi costi di esercizio e di manutenzione.

Un progetto estremamente interessante che portò successivamente alla nascita di uno dei motori più famosi progettati dalla Casa del Double Chevron, il bicilindrico boxer, e di una delle utilitarie più popolari di tutti i tempi, la Citroën 2CV. Ma facciamo un passo alla volta.

Un po’ di storia

Per soddisfare i requisiti di affidabilità e di bassi costi di produzione e manutenzione, i tecnici della Casa francese iniziano nel 1935 a lavorare sullo sviluppo di un motore bicilindrico. I primi esemplari della vettura del progetto T.P.V. del 1939 vengono equipaggiati con un propulsore 2 cilindri a pistoni contrapposti raffreddato ad aria dalla cubatura di 375 cc. 

Dopo una serie di rallentamenti nel progetto dovuti allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1941 per risolvere alcuni problemi riscontrati sul gruppo propulsore la Casa francese si rivolge a Walter Becchia, un ingegnere italiano esperto nella progettazione di motori.

Così nel 1944 con una sola settimana di disegni l’esperto motorista italiano progetta una versione completamente nuova del motore bicilindric, con interessanti soluzioni tecniche: una su tutte l’utilizzo della testata emisferica con valvole disposte ad angolo per ottimizzare la combustione e aumentare il rendimento termico.  

La prima versione

La prima variante del motore bicilindrico Citroën con codice A-2CV viene montata sull’utilitaria 2CV dal 1949 al 1960 e sulla 2CV AU versione furgoncino dal 1951 al 1956. Come abbiamo detto si tratta di un propulsore a cilindri contrapposti da 375cc con architettura di tipo quadro (alesaggio e corsa misurano 62 mm). 

Motore bicilindrico Citroen

Il monoblocco è in ghisa mentre la testata emisferica con due valvole è prodotta in alluminio. Con un rapporto di compressione di 6,2:1 (aumentato a 7:1 successivamente) e l’alimentazione affidata a un carburatore Solex, il motore offre una potenza massima di 9 CV a 3.500 giri/min e una coppia massima di 19,6 Nm a 2.000 giri/min.  

Le versioni successive

Successivamente la Casa francese portò avanti lo sviluppo di 4 nuove varianti del motore bicilindrico in cui sono stati introdotti miglioramenti tecnici per ottimizzare le prestazioni, l’efficienza e l’affidabilità. Il primo è il motore con sigla A53 che porta la cilindrata da 375 a 425 cc grazie all’aumento dell’alesaggio da 62 a 66 mm. La potenza sale così a 12 CV mentre la coppia è rimasta invariata.

Motore bicilindrico Citroen

Il secondo propulsore A79/1 da 435 cc (alesaggio 68,5 mm e corsa 59 mm) viene introdotto nel 1968 sulla Citroën Dyane, ha una potenza di 26 CV  e una coppia massima di 29,4 Nm. Una delle varianti più conosciute e popolari è la M28/1 equipaggiata nel 1968 sulla Ami 6. Caratterizzato da una cilindrata di 602 cc (alesaggio 74 mm e corsa 70 mm), questo propulsore garantisce una potenza massima di 21,5 CV, salita successivamente fino a 32 CV. L’ultima variante e anche la più evoluta è la V06 che è dotata di un sistema di accensione integrato gestito direttamente da una centralina elettronica Thompson. 

MotorePotenzaAnno di produzioneModelli
A-2CV9 CV1949-1960Citroën 2CV A, 2CV AU
A53da 12 a 18 CV1954-1970Citroën 2CV AZ, AZL, AZLM, Export, AZA, AZAM
A79/126 CV1968-1979Citroën 2CV 4, 2CV AZU, Dyane
M28/1da 21,5 a 32 CV1968-1983Citroën Ami 6, Ami 8, 2CV 6, Dyane 6 LN
V0635 CV1978-1987Citroën LNA, Visa

 

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