Ridurre la cosiddetta “impronta di carbonio” o Carbon Footprint è oggi la priorità di tutte le aziende ed è complesso perché riguarda tutte le attività. Per il settore dell’auto, quella relativamente più facile da focalizzare è l’impronta attribuita ai prodotti, ossia il “carico” di emissioni che ogni vettura accumula nella sua intera vita, e che comprende tutto, dall’estrazione e lavorazione delle materie prime fino all’utilizzo e allo smaltimento.

Siccome non tutte le emissioni sono di anidride carbonica, il parametro universale per calcolarle è quello della cosiddetta CO2e o “CO2 equivalente”, un metodo in cui anche le altre emissioni sono comparate a “convertire” in CO2 per avere un valore unico di riferimento. E sono parecchie tonnellate per vettura.

Come ridurre il “carico” auto per auto

Fissato il riferimento, si passa alle contromisure: come accennato, l’operazione riguarda l’intera filiera, comprese forniture, trasporti, produzione, e le successive emissioni dirette, quelle prodotte “allo scarico” e non soltanto (si tiene conto anche di quelle prodotte dal consumo dei pneumatici e delle altre parti sottoposte a usura), e smaltimento.

Appare dunque evidente come, per questo principio, il passaggio alla trazione elettrica, che elimina in un sol colpo quasi tutte le emissioni dirette, specie potendo contare su rifornimenti di energia da fonti rinnovabili, sia l’obiettivo finale di tutti i costruttori. Ma sugli altri punti dell’elenco, cosa si può fare?

La rappresentazione grafica delle emissioni CO2e di Polestar 4

I brand elettrificati partono avvantaggiati: costruttori come Polestar, che recentemente ha diffuso il suo report di sostenibilità relativo alla nuova Polestar 4, dichiara che l’auto ha in questo momento la più bassa impronta di carbonio dell’intero panorama automobilistico, tra le 19,4 e le 21,4 tonnellate a seconda della versione. Moltissime all’apparenza, eppure poche pensando a un intero ciclo vita stimabile in 8-10 o più anni.

Il fatto chela gamma sia 100% elettrica ovviamente aiuta, ma la Casa svedese ha adottato molte altre accortezze per arrivare a questo risultato. Ecco quali:

L’utilizzo di energia elettrica sostenibile e certificata, in gran parte autoprodotta con impianti fotovoltaici propri, è il primo passo. Oggi moltissime fabbriche hanno parchi solari che arrivano a sfiorare il 50% del fabbisogno energetico interno. Nel caso di Polestar 4 si tratta dello stabilimento SEA di Geely Holdings a Hangzhou Bay, in Cina, che combina l’energia idroelettrica certificata fornita dall’esterno e fotovoltaica autoprodotta

L’aumento dell’impiego di metalli a basso tenore di carbonio è il secondo punto: in questo caso, principalmente alluminio proveniente da fonderie che utilizzano energia idroelettrica per alimentarsi e un percentuale crescente di alluminio riciclato a “filiera corta”.

L’alluminio rappresenta da solo quasi il 25% dell’impronta di carbonio, mentre l’acciaio e il ferro ne costituiscono il 20%, ma per un’auto elettrica la quota più alta spetta ancora alle batterie: la produzione e raffinazione dei materiali necessari a costruirle pesa per un 36-40% sul bilancio finale. L’evoluzione qui va dalla chimica interna delle batterie alla gestione energetica, che contribuisce sia al minor consumo sia al risparmio di emissioni nella fase di produzione.

Tenere bassa l’impronta di carbonio non è più un intervento da fare “in corsa” ma è ormai uno dei criteri fondamentali alla base dello sviluppo di ogni nuovo progetto. Lo studio accurato dei valori di emissioni di ogni fase e di ogni singolo componente, il peso, la provenienza delle materie prime, influiscono sulle scelte tecniche, produttive e addirittura stilistiche. 

Il design deve infatti ter conto di queste necessità oltre a ricercare la massima semplicità costruttiva, e un’aerodinamica efficace in grado di assicurare la massima efficienza e dunque il risparmio energetico durante l’uso.

Polestar 2 MY 2024

Sempre Polestar fa sapere che sull’altro suo modello, la Polestar 2, oltre ad aver migliorato autonomia e le prestazioni, il costante efficientamento ha ridotto le emissioni CO2e dall’inizio della produzione, che risale al 2020. Con l’attuale MY2024 il risparmio totale stimato dal lancio ha raggiunto il 12%, vale a dire circa 3 tonnellate in 3 anni, e la vettura oggi ha valori compresi tra 22,4 e 2,1 tonnellate a seconda della versione.

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