Haradh, Arabia Saudita, 16 Gennaio 2020. Niente da fare. La partita di ritorno della Tappa Marathon non ha modificato l’assetto della 42ma Dakar. È così da diversi giorni e gli alti e bassi che tengono con il fiato sospeso in realtà sono le fluttuazioni dell’elastico tattico, tenuto ben fermo dalla parte dei leader. La testa della Corsa ha ormai aperto il paracadute per ammorbidire e rendere più sicura la fase finale dell’atterraggio.

Perché cambi qualcosa è necessario un miracolo o il prodotto di una maledizione, una calamità, una sciagura. Che poi parliamo dello stesso evento visto da una parte e dall’altra. Di chi ne dovesse beneficiare e di chi invece urlerebbe alla sventura.

Vale sia per la Corsa delle Moto che per quella delle Auto. Con il gas, con la rabbia, a questo punto non si risolve nulla. Tra le Moto Brabec è in una fortezza blindata e protetta da una task force di compagni d’arme. Tra le auto Sainz ha visto sparire in un giorno solo gli ultimi due assedianti alle mura del suo castello. In entrambi i casi si potrebbe già affermare che a dirimere entrambe le questioni è stata una causa comune, e cioè uno o più errori rivelatisi fatali e irrecuperabili. Sinché si è trattato di qualche foratura, soprattutto tra le pietre dell’inizio, non era nulla di irrimediabile, ma gli errori di navigazione, al contrario, hanno cambiato tutto. Price, Peterhansel, Al Attiyah, che rischia di chiudere la prima Dakar in 12 anni senza vincere una sola Tappa, sono i Campioni che hanno sbagliato. Incredibile!

 

Inseguitori frustrati

Dato per acquisito il fatto che sia Honda che Mini avessero raggiunto un livello di competitività all’altezza di KTM e Toyota, rispettivamente, per quanto riguarda la Gara delle moto bisogna sottolineare che, con una Tappa annullata e un’altra dimezzata, le chance di un sovvertimento del risultato si son drasticamente ridotte. Per quel che concerne la Gara delle Auto, invece, la verità è che la seconda parte del Rally non è stato così favorevole alle 4×4 come si ipotizzava, di fatto cambiando in corso d’opera anche questa circostanza erroneamente data per buona.

Paradossalmente, infine, c’è da dire che, seppure in parte risolta sugli errori di navigazione, questa è stata una Dakar molto veloce ma con poca navigazione.

L’ultima chance, dunque, è il “miracolo bifronte”, oppure un risultato positivo della pressione di chi insegue, ovvero una reazione scomposta di chi è davanti. Poco probabile, viste le circostanze e la “maturità” dei soggetti in questione.

Comunque, è un po’ quello che hanno cercato di fare sia Quintanilla e Walkner nella 11ma Tappa delle Moto, insieme agli ormai inseparabili e un po’ frustrati Peterhansel e Al Attiyah nella Corsa delle Auto. Spingere al massimo per mettere pressione. I due Motociclisti KTM e Husqvarna hanno chiuso la Speciale separati da appena 9 secondi, i due “chauffeur” dallo stesso soffio, 10 secondi, che alita irriverente sul collo dell’Al Attiyah eterno secondo in questa edizione.

 

Duello finale?

Sui 379 chilometri della Speciale di ritorno della Tappa Marathon, in totale 744 chilometri da Shubaytah a Haradh, Pablo Quintanilla è partito a fuoco imprimendo subito un ritmo elevatissimo. Più avanti gli è venuto in aiuto Mathias Walkner, che ha continuato a tirare la volata del cileno fino alla parte finale della Speciale. Sul traguardo Quintanilla e Walkner, nell’ordine, ha staccato Luciano Benavides e Cornejo di quasi tre minuti, e Toby Price di quasi il doppio. Solo decimo Ricky Brabec, il che la dice lunga sull’effetto della pressione sulle larghe spalle dell’americano ormai in fase di “raccoglimento”.

Stessa musica dalla Tappa delle Auto. Al Attiyah subito a fuoco, Peterhansel a caccia del Principe. I due alzano il ritmo e si avvicinano rapidamente a Sainz e Cruz che, con grande attenzione e flemma olimpica, aprono la pista concedendo autografi immaginari e minuti senza scomporsi. Il loro compito è doppio e relativamente semplice: non commettere errori di navigazione e restituire con il contagocce parte del patrimonio di vantaggio che hanno ricevuto in regalo da Peterhansel e Al Attiyah il giorno prima.

Epilogo al photofinish, Peterhansel sopravanza Al Attiyah di appena dieci secondi, come dicevamo in apertura. Bel 4 a zero per il francese nella partitella delle Speciali. Sainz si permette comunque di conquistare un altro podio e di concedere in rimessa 8 minuti, neanche la metà del vantaggio che aveva alla vigilia. In compenso tra Al Attiyah e Peterhansel il “distacco” si è ormai ridotto ad appena 6 secondi. Una “miseria” che sarà il “gong” dell’ultima ripresa del match finale tra i due fuoriclasse.

Poi, i 374 chilometri dell’ultima Speciale tra Haradh e Qiddiyah potranno dire molto o poco, tutto o niente. L’impressione, tuttavia, è che l’ultima Tappa sarà dedicata alla definizione delle posizioni di rincalzo.

 

 

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