Chi sono i cinque migliori piloti della stagione 2023 di Formula 1? Ecco la nostra top 5


25 dicembre 2023

Nel corso della stagione 2023 di Formula 1 vi abbiamo fatto compagnia raccontandovi i top e i flop di ciascun Gran Premio. Prima di mandare in archivio il campionato che ha visto trionfare Max Verstappen e la Red Bull, quindi, non possiamo che stabilire i promossi e i bocciati dell’intero anno. Perciò, bando agli indugi, cominciando dai top. Non prima di una precisazione: ve li proponiamo in ordine sparso. 

Top: Max Verstappen

Vista la superiorità mostrata nei confronti della concorrenza, è facile sminuire i successi colti da Max Verstappen nella stagione in cui ha colto il terzo titolo mondiale di una carriera già sensazionale, visti i suoi 26 anni. Ma sarebbe un errore. È vero che la Red Bull RB19 ha mostrato un’efficacia spaventosa nel corso dell’anno, ma il paragone con Sergio Perez dimostra come Verstappen sia stato l’unico in grado di far funzionare la monoposto di Milton Keynes al meglio, impiegando uno stile di guida molto personale e difficilmente replicabile da altri. Verstappen, come tutti i grandi campioni, riesce a far sembrare semplici compiti invece parecchio complessi. Come controllare una monoposto con un anteriore preciso, tagliente, e un posteriore instabile. Altri piloti, con una vettura del genere, perdono fiducia, per via del comportamento imprevedibile in curva. Lui si esalta. 

C’è poi un dettaglio, forse sfuggito a molti, che sottolinea le capacità di Max. La RB19 ha spesso faticato a raggiungere la finestra ottimale di utilizzo delle gomme sul giro secco. Vedendo i risultati in qualifica di Verstappen non si direbbe, ed è proprio perché Max ha saputo superare questa pur piccola debolezza della sua straordinaria compagna di viaggio. Nei casi in cui portare le gomme in temperatura sul giro secco diventava un compito ancora più ostico per via del layout o delle temperature basse, la forbice prestazionale col suo compagno di squadra si apriva notevolmente. Non è un caso, come non lo sono stati i risultati di questa stagione. È vero che a un pilota eccellente come Verstappen serve una monoposto degna del suo talento. Ma a una vettura come la RB19, efficace, ma di difficile gestione, serve un talento capace di domarla. Come Max, il dominatore della F1 di oggi. 

Top: Fernando Alonso

Non avrà colto la vittoria numero 33 che attende da ormai oltre dieci anni, ma Fernando Alonso nella stagione 2023 ha centrato un obiettivo cruciale, convertire il nuovo pubblico della F1 al suo culto. Chi pensava che Alonso fosse un vecchio leone sul viale del tramonto, con qualche sporadico colpo in canna prima dell’inevitabile declino, si sbagliava. Con un’Aston Martin che nella prima parte di stagione ha fatto faville, Fernando si è preso il palcoscenico, a colpi di manovre azzeccate e di strategie da team principal con il casco in testa. Si muoveva tutto istinto come un gatto in pista, mantenendo nel contempo una lucidità tale da consentirgli di dare consigli al muretto sulla gestione della gara.

Ma il meglio di sé Alonso continua a darlo nel corpo a corpo. Esemplificativa, in questo senso, è stata la lotta con Sergio Perez nel Gran Premio del Brasile. Altri si sarebbero arresi, consapevoli della netta inferiorità del proprio mezzo rispetto a quello della concorrenza. Lui no. Si è aggrappato alla speranza del podio lavorando con ogni strumento a sua disposizione – dalla diversificazione delle traiettorie alla gestione della batteria – per avere la meglio sul rivale. Non si è arreso nemmeno quando ha subito il sorpasso da parte di Perez. Sembrava la stoccata finale, ma Fernando aveva ancora un colpo in canna, e l’ha usato. In Brasile – e più in generale, nella stagione 2023 – Fernando ha dimostrato che con la macchina giusta potrebbe tranquillamente lottare per il mondiale. Non succederà, con tutta probabilità. Ma una cosa resta certa: Alonso resta ancora l’uomo che corre più veloce del tempo che passa. 

Top: Charles Leclerc

La stagione 2023 di Charles Leclerc è stata tutt’altro che semplice. È stato un campionato sofferto, segnato da una monoposto di non facile interpretazione. Soprattutto, nel caso di Charles, nel periodo dopo la pausa estiva e prima dell’aggiornamento di Suzuka, in cui la SF23 necessitava di un assetto sottosterzante per poter coprire almeno in parte le sue mancanze. In un contesto tutt’altro che favorevole all’espressione delle sue qualità, Leclerc ha saputo mostrare il suo grande talento sopratttutto in qualifica. Charles a nostro avviso è il miglior interprete della F1 oggi sul giro secco, capace com’è di accarezzare il limite senza superarlo, assemblando tassello per tassello il puzzle del giro perfetto portandosi volutamente oltre il limite durante le libere. 

C’è qualcosa di irrazionale, di quasi magico, nel modo in cui Leclerc dialoga con la monoposto sul giro secco, arrivando a toccare le corde giuste affinché si crei un risultato speciale. È l’unica maniera che oggi Charles ha per mostrare il suo talento, in attesa che arrivi finalmente l’auto che gli consentirà di lottare per il mondiale per un’intera stagione. Derubricare Leclerc a un semplice specialista della qualifica vorrebbe dire fargli un torto, perché c’è molto di più nel suo repertorio. Lo dimostra la prestazione offerta nel Gran Premio di Las Vegas 2023, forse la sua migliore gara degli ultimi anni insieme a Silverstone 2021. Non ha colto una vittoria – l’onore è spettato al suo compagno di squadra, Carlos Sainz – ma le sue prestazioni lo proiettano tra i top dell’anno. 

Top: Alex Albon

C‘è un motivo se la Williams è riuscita ad aggrapparsi alla settima posizione nel mondiale costruttori. E quella ragione si chiama Alexander Albon. Lo dimostrano chiaramente i numeri: Albon ha colto 27 dei 28 punti ottenuti della scuderia inglese nella stagione 2023. Dopo la fine travagliata della sua avventura con la Red Bull e l’anno sabbatico fuori dalla F1, Albon ha ritrovato serenità a Grove, in un ambiente in crescita sotto la guida attenta di James Vowles. Quando un pilota corre per un team modesto come la Williams, è facile che le sue prestazioni vengano sottovalutate. Ma la verità è che Albon ha disputato una stagione di altissimo livello. 

L’unico errore macroscopico del 2023 di Albon è stato l’incidente in Australia. Per il resto, Alex ha inanellato una serie di prestazioni convincenti, offrendo un’ulteriore dimostrazione della solidità e della maturità che ha raggiunto come pilota. Ci vogliono un gran sangue freddo e un manico di tutto rispetto per tenersi alle spalle un gruppo di vetture più veloci, capitanato dal tenace Esteban Ocon, come ha fatto Alex in Canada, cogliendo un prezioso settimo posto. È un’ottima rappresentazione delle qualità che lo distinguono – la capacità di difendersi, l’impeccabile gestione delle gomme, l’intelligenza – e che lo rendono il secondo pilota ideale per un top team. 

Top: Oscar Piastri

Capita raramente in Formula 1 di vedere all’opera un rookie e di rendersi conto ben presto di quanto sia speciale. È quello che ci è successo quest’anno con Oscar Piastri. In un’epoca in cui per una serie di circostanze gli esordienti faticano sempre di più ad emergere, Piastri ha mostrato un talento che potrebbe tranquillamente essere generazionale, per quanto abbiamo visto nella stagione 2023. Certo, è ancora acerbo, come è giusto che sia per un ragazzo di poco più di vent’anni. Ma è decisamente più facile affinare certi meccanismi, soprattutto nella gestione della gara, di quanto non lo sia mostrare sin da subito dei lampi di talento. 

Esemplificativo, in questo senso, è il secondo posto colto in qualifica su una pista tecnica come quella di Suzuka. Certe sensibilità i piloti le hanno o non le hanno, non ci sono vie di mezzo. Oscar ha mostrato un gran senso per il giro secco, oltre a firmare alcune manovre tutt’altro che banali in gara. Piastri è perfettamente consapevole delle sue capacità, lo si vede dalla tranquillità con cui si approccia al suo lavoro. E questa è un’arma potentissima per un pilota. Ai tempi in cui si ribellò fieramente al volere dell’Alpine, guadagnandosi un posto in McLaren grazie all’aiuto del suo manager Mark Webber, era facile pensare che Oscar stesse peccando di superbia. Ora lo sappiamo tutti: aveva ragione lui. 

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