In arrivo nuove misure fiscali sull’auto?

Con il via libera del disegno di legge sulla “delega fiscale” arrivato dall’esecutivo martedì 5 ottobre scorso, ovvero la proposta che quando sarà approvata consegnerà al Governo gli strumenti di riforma in materia tributaria, è possibile che il mondo dell’auto sarà interessato da diverse novità. Di riflesso, le riforme andranno ad incidere sui consumatori finali.

Al momento, la delega fiscale non fa alcun riferimento alle autovetture, in ogni caso ci si attendono alcuni provvedimenti in relazione alle accise che gravano sul prezzo finale dei carburanti, sulle misure fiscali per le auto aziendali (a proposito delle quali le Associazioni di categoria chiedono da tempo di metterci mano) ed il superbollo.

Facciamo qualche supposizione

Si tratta di ipotesi, in quanto niente è stato deciso in questa fase. Ci si aspetterebbe, in effetti, una maggiore detraibilità dell’IVA (che è attualmente al 40%), l’abolizione del superbollo che colpisce le vetture di potenza superiore a 185 kW (252 CV) e, a compensazione, maggiori accise sul gasolio, che potrebbe arrivare a prezzi alla pompa quasi corrispondenti a quelli della benzina.

Peraltro, sebbene ciò sia estraneo al pacchetto di riforma fiscale, dietro l’angolo c’è la nuova legge di Bilancio 2022 che dovrebbe (il condizionale è più che mai d’obbligo!) contenere nuovi incentivi a beneficio dei veicoli a più basse (o del tutto assenti) emissioni di CO2 allo scarico. Ma andiamo con ordine.

Verso ulteriori tassazioni sul gasolio

Innanzitutto, le accise sul gasolio: un possibile aumento può essere ipotizzato in quanto strumentale alla riduzione delle emissioni di biossido di carbonio, da raggiungere anche facendo leva sui meccanismi fiscali.

Nello specifico, come afferma una nota da parte di Palazzo Chigi, le strutture e le aliquote della tassazione indiretta sulla produzione ed il consumo dei prodotti energetici e dell’energia elettrica andrebbero “Adeguate in coerenza con l’’European Green Deal’ ed in relazione alla disciplina europea armonizzata delle accise”. L’obiettivo è, in effetti, “Contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti e alla promozione dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili”.

Le finalità sono chiare, perciò: come si accennava qui sopra, diminuire le emissioni agendo sul fisco. Tutto questo non aiuterebbe di certo una parte del mercato: più tasse equivalgono a minori consumi, oppure – se si può scegliere – a rivolgere altrove la propria attenzione, a detrimento delle vendite delle auto a gasolio, già in netta diminuzione tanto in Italia quanto in Europa, come dimostrano i dati delle vendite degli ultimi mesi.

Da qui una semplice equazione: meno consumi “uguale” minori entrate fiscali che, per questo, potrebbero compensarsi con un rialzo delle accise. Ne beneficerebbe, di rimbalzo, la transizione ecologica.

Si punta a ridurre i sussidi dannosi per l’ambiente?

Come indicato da varie fonti di stampa, potrebbe esserci un’ulteriore origine cui conseguirebbe l’innalzamento delle accise: e va visto analizzando l’”Indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario” che la Commissione Finanze alla Camera ha approvato il 30 giugno 2021.

In particolare, il paragrafo “Il fisco per la transizione ecologica” parla di una riduzione progressiva dei sussidi che si rivelano dannosi per l’ambiente. Ed ecco il riferimento alle accise sul gasolio, che allo stato attuale gravano in misura inferiore sul prezzo alla pompa. Di più: da tempo, il “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi” (che dal Ministero dell’Ambiente è passato sotto la redazione del Ministero della Transizione Ecologica) indica che il gasolio “Non merita un trattamento fiscale preferenziale”.

Il diesel potrebbe costare quanto la benzina

In buona sostanza: che il diesel sia nell’occhio del ciclone è assodato. Se l’ammontare delle accise dovesse uguagliare quelle a carico della benzina, il suo prezzo per il consumatore finale potrebbe quasi raggiungere lo stello livello della “verde”. Con buona pace di quanti non possono permettersi di passare all’ibrido o all’elettrico in tempi brevi (cambiare auto non è come cambiare d’abito).

Superbollo e detraibilità dell’IVA per le auto aziendali “green”

La stessa indagine conoscitiva approvata dalla Commissione Finanze a fine giugno indicava, nell’insieme dei tributi minori (la cui relativa incidenza è solamente dello 0,1% sul complessivo delle entrate fiscali), il superbollo fra quelli da cancellare. È tuttavia una proposta: spetta poi al Governo di metterla in pratica. Diverso è il discorso relativo alle auto aziendali: la Commissione parlamentare prevede a questo proposito una maggiore detraibilità dell’IVA (che attualmente è al 40%) “Per tutti i veicoli a basse emissioni”.

Quanto dovrebbe essere la soglia massima non viene specificato, tuttavia è chiaro che la proposta si riallaccia allo scenario di sempre maggiore attenzione del Governo verso i tagli alle emissioni. Quindi, si ritiene che la detrazione dell’IVA potrebbe essere più elevata, rispetto all’attuale 40%, per le aziende che decideranno di acquistare veicoli ad alimentazione ibrida plug-in o 100% elettrica.

In attesa di un nuovo Ecobonus

Il prossimo 31 dicembre scadrà il primo triennio di applicazione degli Ecoincentivi ministeriali per l’acquisto di veicoli a basse emissioni ed elettrici, misura introdotta con la legge di Bilancio 2019.

Questo capitolo non fa parte delle misure fiscali che potrebbero essere oggetto di revisione da parte dell’esecutivo, ed allo stato attuale le bocche a Palazzo Chigi sono cucite. Il corposo volume della prossima manovra finanziaria 2022 è tuttavia prossimo: da più parti ci si aspetta che un nuovo Ecobonus verrà adottato dal Governo. In quali misure, lo vedremo più avanti.

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