Indagine anti-dumping della UE, l’ira della Cina

INDAGINE E RITORSIONI – Non occorreva essere veggenti per prevedere una reazione della Cina alla proposta di un’indagine per appurare se i marchi cinesi pratichino il dumping sull’esportazione delle loro automobili elettriche (qui la notizia). La replica è puntualmente arrivata ed è per nulla morbida: Reuters riferisce infatti il contenuto di una nota del ministero del Commercio cinese: “La Cina ritiene che le misure investigative proposte dall’Unione europea servano in realtà a proteggere la propria industria in nome della ‘concorrenza leale’. Si tratta di un puro atto protezionistico che sconvolgerà e distorcerà gravemente l’industria automobilistica globale e le catene di fornitura, compresa quella della UE, e avrà un impatto negativo sulle relazioni economiche e commerciali fra la Cina e l’Unione Europea”.

SQUILIBRI IN AUMENTO – La già citata indagine è stata avviata dalla Commissione Europea, ma ricordiamo diversi interventi, per esempio del presidente Macron, di ministri francesi e del ceo di Renault, Luca De Meo, che in qualche maniera l’hanno preannunciata o catalizzata. L’accusa di dumping, sostenuto da massicci incentivi e aiuti statali, potrebbe ‘specchiarsi’ in numeri inquietanti: secondo i dati doganali cinesi nel 2022 le esportazioni verso la UE sono aumentate dell’8,6% a 526 miliardi di euro mentre le importazioni dall’UE sono crollate del 7,9% a 267 miliardi di dollari a causa della debole domanda cinese e questo ha aumentato notevolmente il deficit commerciale della UE con la Cina per il secondo anno di fila. Questa inchiesta, secondo gli analisti, irriterà ulteriormente un rapporto già piuttosto teso con la Cina anche a causa di questi squilibri commerciali.

NESSUN SUSSIDIO? – Si temono ritorsioni da Pechino e denunce da parte dei dirigenti dell’industria cinese, che afferma che il vantaggio competitivo del settore non è dovuto ai sussidi statali. Il Ministero del Commercio cinese ha inoltre dichiarato che “la Cina presterà molta attenzione alle tendenze protezionistiche dell’UE e alle azioni che potrebbero seguirne e tutelerà fermamente i diritti e gli interessi legittimi delle aziende cinesi”. Dal lato europeo la Francia appare monolitica, altri paesi dell’UE vedono la Cina più come un rivale che come un partner mentre la Germania è più frammentata, con il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck che ha dichiarato di accogliere con favore questa proposta della Commissione Europea.

CAUTELA TEDESCA (E ANCHE CINESE) – Gli esponenti dell’industria automobilistica tedesca sono invece più cauti, visti i cospicui investimenti effettuati in terra cinese. Mercedes ha dichiarato che le misure protezionistiche sono controproducenti mentre il colosso globale della componentistica Bosch ha affermato che una corsa per tariffe punitive e barriere commerciali non avrebbe vincitori. Volker Treier, responsabile del trade presso la Camera di commercio e dell’industria tedesca, ritiene che le distorsioni cinesi della concorrenza sono un problema che l’Europa dovrebbe affrontare “ma se possibile non con sussidi eccessivi o nuovi dazi decisi alla fine di un lungo e travagliato processo”. L’agenzia stampa ha chiesto dei commenti ai diversi marchi cinesi: se Nio e Geely hanno rifiutato di commentare l’indagine dell’UE, BYD, Xpeng e SAIC non hanno risposto del tutto alle richieste di un parere. Stellantis è stata salomonica, dichiarando di accogliere con favore “una concorrenza leale che guida l’innovazione e le prestazioni nel nostro settore a livello globale a beneficio dei cittadini e dei nostri clienti”.

POTREBBE ESSERE DUMPING – È da considerare che secondo il think tank statunitense Center for Strategic and Internal Studies (CSIS) nel 2022, il 35% di tutte le auto elettriche esportate proveniva dalla Cina, con la maggior parte destinata all’Europa. Interessante è anche il fatto che il più grande esportatore dalla Cina è una marchio statunitense che produce anche in Cina, ossia Tesla. Secondo i funzionari della UE i prezzi dei veicoli elettrici cinesi esportati nel mercato europeo sono tagliati di circa il 20%, cosa che aumenta la pressione sulle case europee affinché producano veicoli elettrici a basso costo. La Commissione Europea ha poi affermato che la quota dei veicoli elettrici cinesi venduti in Europa è salita all’8% del totale e potrebbe raggiungere il 15% nel 2025.

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