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Sono ben 294 le pagine che si contano nel “Rapporto annuale” dell’Istat di quest’anno. Sfogliando il lunghissimo report del 2022, si incontrano ogni tanto le parole “automobile” o “autoveicoli”. Ed è proprio la seconda a riservare una piccola sorpresa: utilizzandola come chiave di ricerca nel file, si può leggere che l’industria delle quattro ruote risulta tra le meno “inquinanti” in Italia.

Uso le virgolette perché, più che di inquinamento, sarebbe corretto parlare di impatto sull’ambiente. Sta di fatto che si tratta di un risultato un po’ inaspettato, tanto che lo stesso Istituto di statistica lo ha definito “interessante”. Vediamo da dove esce fuori.

Chi inquina di più

Prima di tutto, l’arco temporale considerato dall’Ente è quello degli anni a cavallo tra il 2010 e il 2019. Bisogna poi specificare che si parla dell’automotive come industria, quindi dobbiamo mettere da parte le emissioni che rilasciamo quando accendiamo e muoviamo la nostra vettura.

Ultima precisazione è che l’Istat valuta l’impatto ambientale dei vari settori attraverso un indice chiamato SEI (Supply-chain Environmental Impact), che ne considera l’intera filiera o, per dirlo diversamente, tutta la catena produttiva.

Linea di montaggio a Melfi

Ecco, mettendo insieme queste informazioni, si scopre che i comparti più dannosi per il pianeta sono navigazione, metallurgia, minerali non metalliferi e agricoltura, mentre tra quelli a incidenza medio-alta troviamo aviazione, legno e alimenti/bevande/tabacco. E l’auto?

Veicoli “virtuosi”

È invece in buona compagnia con macchinari e tessile/abbigliamento/pelli tra i settori manifatturieri “con un impatto limitato sull’ambiente”. Merito – sottolinea l’Istat, senza però entrare nello specifico dei comparti – del generale progresso tecnologico e di un uso maggiore delle fonti di energia rinnovabile.

Passi in avanti che risaltano all’occhio soprattutto guardando gli stabilimenti dei costruttori, mentre il resto della filiera sembra rimanere più indietro. In effetti anche noi, con la rubrica Carbon Zero, abbiamo raccontato più volte l’impegno delle Case alla riduzione della CO2 agendo dentro le mura degli impianti. Ora però c’è la conferma dell’Istat.

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