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Quando si parla di auto premium, fino a qualche anno fa erano le tedesche le prime a venire in mente. Oggi questo monopolio inizia a svanire, perché alcuni marchi stanno alzando sempre di più l’asticella in termini di qualità sulle proprie auto.

E personalmente credo che Mazda sia da anni fra le prime in lista, perché con la sua filosofia giapponese delle “linee pulite” dentro e fuori fa aumentare di parecchio l’eleganza dei propri modelli. Ne è un esempio la CX-5, un SUV che grazie a vari aggiornamenti – estetici e non solo – riesce ad essere ancora competitivo nonostante sia presente da ormai qualche anno sul mercato. 

Vediamo quindi come se l’è cavata nella nostra prova del Pro&Contro la variante Signature, con il motore 2.2L Turbodiesel SkyActiv D da 184 CV.

Mazda CX-5 Signature 2.2L SkyActiv D Turbodiesel 184 CV (2022)

PRO:

  • Nuovi fari a LED
  • Interni curati e moderni
  • Motore grintoso
  • Piacere di guida e comfort di viaggio
  • Spazio interno e bagagliaio
  • Impianto audio Bose di qualità

CONTRO:

  • Insonorizzazione non ottimale
  • Niente touchscreen, solo rotori
  • Apple CarPlay e Android Auto solo via cavo
  • Niente doppio fondo col subwoofer
  • Bracciolo non ben sfruttabile

Nuovo volto, tanta luce

Per il model year 2022 Mazda ha modificato la forma della fanaleria della CX-5, modernizzandola con una firma luminosa a “doppio occhio” sia davanti che dietro.

Per quanto riguarda i fari anteriori, i LED godono del sistema di abbaglianti automatici intelligenti che vanno oltre il semplice “accendersi e spegnersi autonomamente”: possono infatti illuminare vari punti in modo distinto, ad esempio lasciando un cono d’ombra soltanto intorno all’auto che ci precede per non abbagliarla, ma intanto illuminando tutto il suo contorno. Oppure, possono illuminare una curva man mano che la si percorre, o ancora un segnale stradale sulla destra quando ci si avvicina.

Il risultato è un’illuminazione davvero ottimale di notte, che riduce notevolmente la fatica nel viaggiare col buio.

Bella atmosfera dentro

Se dovessi trovare un unico termine che racchiuda l’essenza degli interni di Mazda, mi verrebbe “armonia“. Sì, perché il design complessivo ha un bell’impatto visivo ed è molto elegante, soprattutto rispetto ad altri SUV di questa categoria che vogliono avere un aspetto futuristico ma che talvolta risultano un po’ troppo “pomposi” ed esasperati. E’ soprattutto agli interni che mi riferisco, quando dico “filosofia delle linee pulite”.

La disposizione dei comandi del clima e delle bocchette di ventilazione è piacevole sia alla vista sia in termini di ergonomia, il tutto immerso in materiali di qualità percepita elevata – fra cui un bel contrasto di due pelli di colori scuri, ma differenti. Ecco quindi un abitacolo grande, da SUV, ma non “pesante” da vedere.

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

Prestazioni di buon livello

Con il passare degli anni Mazda ha man mano aggiornato il motore 2.2L SkyActiv D da 184 CV a gasolio, che comunque fin dal lancio della CX-5 aveva “fatto centro” per una caratteristica particolare: un rapporto di compressione relativamente basso per un turbodiesel – in questo caso particolare pari a 14.4:1.

Le prestazioni sono interessanti, considerato lo 0-100 km/h coperto in 9,6 secondi e la velocità massima di 208 km/h, ma è l’erogazione che rende tutto più piacevole: si può allungare fino a 5.000 giri/min sempre in modo fluido, mai ruvido.

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

Piacevole alla guida, confortevole nei viaggi

Un SUV deve saper viaggiare e, per quanto oggi stiano man mano scomparendo dai listini, “viaggiare” fa ancora rima con “motore a gasolio.” Ecco perché la CX-5 protagonista di questa prova l’ho portata con me in un viaggio da Roma a Torino e ritorno, per un totale di quasi 1.500 km.

In autostrada la CX-5 è comoda, i sedili sono ben profilati e la posizione di guida elevata non stanca mai la schiena – in un certo senso anche compensando un assetto un po’ rigido fra le asperità cittadine, complici le gomme a spalla ridotta.

Al contempo però la guida è piacevole alzando il ritmo, sia perché come detto poco sopra il motore ha parecchi assi nella manica, sia perché l’assetto generale è quello di una Mazda: composto nelle curve, rollio ridotto al minimo e sterzo rapido e preciso per questa tipologia di auto, ma diretto al punto giusto.

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

Spaziosa dietro e nel bagagliaio

Dal “pro” precedente, dovrebbe essersi già intuita quale sia l’anima della CX-5: non è quella di un SUV prettamente sportivo, ma di un’auto versatile. Ed è proprio la versatilità che a mio giudizio va messa come punto centrale quando si valuta una macchina di questa tipologia.

In questo senso la CX-5 non delude affatto: le portiere posteriori si aprono a 90° rendendo semplice l’accesso al divanetto e lo spazio interno è generoso anche per chi come me è alto un metro e novanta.

Poi c’è il bagagliaio, che gode di 550 litri in configurazione standard e un picco di 1.620 litri abbattendo i sedili, ed è munito di prese USB, luce di cortesia e piano di carico piatto.

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

Impianto audio di qualità

Nota di merito all’impianto audio Bose, di serie sull’allestimento Signature in prova, che crea un’atmosfera sonora avvolgente soprattutto nelle musiche elettroniche, che richiedono grandi sforzi da parte del subwoofer. Anche con un volume “eccessivamente” elevato, tanto da isolarsi completamente, non si percepisce mai quel fastidioso rumore di vibrazione – in gergo definito “gracchiare”.

Le regolazioni audio sono numerose, ma sono disponibili anche dei pre-set ottimizzati in base al genere di musica che si sta ascoltando – comprese le classiche, così come il rock e le vocal

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

Insonorizzazione non ottimale

Sembra un controsenso con quanto detto poco sopra, ma in realtà sono due cose distinte. Certo, mentre si ascolta la musica l’impianto audio così ben fatto nasconde tutti i rumori di contorno, ma nel silenzio il motore inizierà a farsi sentire un po’ troppo in abitacolo per un’auto di questa categoria (e in questo senso, l’essere a gasolio non aiuta).

A velocità autostradali, poi, anche i rumori causati dai fruscii aerodinamici e dal rotolamento degli pneumatici filtrano un po’ di più rispetto alla media.

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

Niente touchscreen, solo rotori

La scelta dei rotori come metodo di input per l’infotelematica è una questione di sicurezza secondo Mazda, che distrae meno alla guida rispetto al fissare uno schermo centrale alla ricerca dei controlli da premere. Il piacere o non piacere è una questione di gusti, ma quando non ci si trova alla guida è un peccato non poter disporre del touchscreen.

Per rendere tutto il più comodo possibile per l’utente, su altre Mazda il touchscreen si disattiva automaticamente in movimento e si riattiva appena l’auto si ferma, ma sulla CX-5 in prova non è presente questa funzione. In movimento “si accetta” questa caratteristica appunto per motivi di sicurezza, ma a macchina ferma è scomodo giostrarsi nel cercare una destinazione nel navigatore con il rotore, quando una tastiera richiederebbe molto meno tempo.

L’alternativa è usare l’assistente vocale che però, come spesso accade su moltissimi modelli di vari marchi, non sempre riesce a capire i nomi di determinate vie.

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

Apple CarPlay e Android Auto solo via cavo

I tempi corrono e la tecnologia va di pari passo, motivo per cui su auto del 2022 di certe categorie ci si aspettano di serie dotazioni che appena due o tre anni fa erano tutt’altro che scontate, talvolta era normale che non fossero nemmeno disponibili.

Ne è un esempio la compatibilità wireless con Apple CarPlay e Android Auto, fino alla fine del decennio scorso una dotazione rara anche su vetture di categorie superiori ma che oggigiorno si può trovare anche su certe citycar. 

Questa caratteristica non è ancora disponibile sulla CX-5 MY2022 e dunque rimane necessario avere con sé un cavo per la trasmissione dei dati. Un peccato, anche perché la ricarica a induzione c’è e sarebbe un abbinamento perfetto con la compatibilità wireless di Apple CarPlay e Android Auto.

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

Col subwoofer niente doppio fondo

Come dicevo poco sopra, la versatilità e la sfruttabilità della CX-5 sono di alto livello. L’unica nota stonata è per quanto riguarda la cappelliera: quando è presente l’impianto audio Bose con subwoofer sparisce il doppio fondo, e con lui un possibile posto dove riporre la cappelliera una volta rimossa.

Va detto però che non è una cappelliera “classica” con dimensioni fisse, ma una di quelle in tela con riavvolgimento automatico. Questo limita al massimo il suo ingombro nel bagagliaio ed effettivamente riduce al minimo le situazioni in cui è realmente necessario rimuoverla.

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

Il bracciolo si potrebbe sfruttare meglio

Ultimo dettaglio, per un’auto così pratica è un peccato che il bracciolo centrale non venga sfruttato a dovere – nel senso che considerato lo spazio interno e la comodità in generale, nonostante la posizione di guida sia davvero ben studiata sarebbe stato bello avere un bracciolo un po’ più lungo, o comunque scorrevole/regolabile, anziché fisso.

Fra l’altro, le prese USB “anteriori” si trovano solo nel vano dentro al suddetto bracciolo. Il che è un bene dal punto di vista estetico, perché si evitano cavi volanti davanti alla plancia, ma considerando la già citata compatibilità con Apple CarPlay e Android Auto solo tramite connessione diretta – non wireless – significa dover riporre il telefono necessariamente dentro al bracciolo.

Foto - Mazda CX-5 Signature 2.2 Diesel 184 CV (2022), Pro e Contro

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