A proposito dai Dakar, quella scorsa, prima di tutto. Sui giornali spagnoli circola la notizia secondo la quale il CoVid-19 ha visitato i bivacchi dell’Arabia Saudita, “intrattenendosi” con un gran numero di partecipanti. Tra questi, le testimonianze sono dirette, il vincitore Carlos Sainz e il collega spagnolo, formidabile avventuriero e star della montagna, Jesus Calleja. Nessuno dei due ha dubbi sul fatto che si trattasse di coronavirus, non un raffreddore, non un’influenza, sintomi che nei mesi successivi sarebbero stati purtroppo comuni e inequivocabili. Tosse, febbre, brividi per giorni e giorni. Sainz ha un amico che è rimasto oltre la fine del Rally per trattare una polmonite. Calleja hanno dovuto lottare a lungo con la sintomatologia, e ha passato l’intera giornata di riposo digiuno, solo thè, incapace di alzarsi dal letto, vestirsi e uscire all’aperto. Lo scenario descritto dai due Campioni è eloquente. Meccanici KO, l’intera Squadra di Calleja in chiara difficoltà, i medici disorientati dalla velocità di propagazione dello “strano virus” che avrebbe raggiunto metà della carovana. Dramma virus schivato in zona Cesarini, secondo Sainz la Dakar se ne è liberata per un miracolo!

Veniamo alla stagione in corso. I Rally-Raid non li puoi fare “a porte chiuse”, mai controsenso sarebbe più evidente, non li puoi rinviare, tanto meno a data da destinare. Quando è successo, che un Rally fosse rimandato, era per non dire che era cancellato e per tenere vivo il contatto (e il portafogli) con i partecipanti. Nella migliore delle ipotesi si è risolto andando direttamente all’edizione dell’anno successivo.

Adesso viviamo, quindi, una situazione di tsunami che avanza, che ha già travolto definitivamente i Rally di inizio stagione, e che si avvicina minaccioso e inesorabile a quelli che incombono. Il Cross-Country vive tempi difficili ingran parte probabilmente irrecuperabili. In ambito Auto la Coppa del Mondo Rally ha visto disputato il Qatar (quasi a regime di distanza sociale, erano in pochi), cancellati Abu Dhabi e Kazakhstan (anche se si vaneggia di settembre), e guarda con trepidazione al Silk Way Rally 2020 100% Russia dal 3 luglio in avanti. Analoga situazione per le Bajas. Effettuata la Russia, “posposte” Dubai, Giordania e Italia, calendario da riaprire e riformulare con la prospettiva di defezioni inevitabili. Del tutto analoga la situazione di Rally e Bajas delle Moto, identico il periodo oscurato, poche le differenze. Saltata la Baja portoghese di marzo, no news dalla Baja Spagna in programma dal 25 al 27 luglio.

Per calendari e tempistica il Rally del Marocco è ancora in regime di “protezione”, ma è lo stesso David Castera, che ne è il proprietario e organizzatore, ad avanzare su un progetto di fattibilità che renda l’evento più in sintonia con i tempi difficili. Alla emergenza sanitaria e alla priorità alla salute si associa, infatti, la prospettiva di un quadro economico tutt’altro che favorevole, e bisogna correre ai ripari. L’attenzione alla situazione attuale ha suggerito di spostare la partenza del Rally da Agadir alla regione di M’Hamid e di cercare nuove rotte agonistiche che si spingeranno fino alla Valle della Draa. Logistica e assistenza più razionali, migliore accessibilità e un’offerta che privilegi l’idea del pacchetto “chiavi in mano”. Immutate le date, 8-13 ottobre, e il numero di tappe, 5 per un totale di 1.800 chilometri di Prove Speciali.

La Dakar resta alla finestra. Per tutti l’ordine del giorno è stare a casa. Sull’edizione 2021 gli organizzatori hanno lavorato fino a febbraio, poi stop. Ancora una volta, per ragioni del tutti differenti, salta l’appuntamento di Aprile nel quale di solito vengono “rivelate” la novità macroscopiche dell’Edizione successiva. Dovremo aspettare ancora, dunque, per sapere se e quale sarà il secondo Paese che interverrà nel programma, in che modo l’avanzamento degli esperimenti sulla sicurezza, road book, punti gps, altro, verranno applicati.

 

© Immagini ASO/DPPI/Delfosse/Flamand/LeFloch/Vargiolu/Lopez – RedBull Content Pool – Honda HRC

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