Se dovessimo pensare a un’automobile non inquinante il primo modello che verrebbe in mente sarebbe con tutta probabilità elettrico. Lasciando un attimo da parte il dibattito sul reale impatto ecologico di una e-car e su tutte le discussioni relative alle batterie, il consumo di spazio urbano, la guida autonoma, o gli incidenti che può provocare, è necessario mettere in evidenza l’approccio tecnicamente sbagliato con cui si analizza un simile problema.

La questione è solo apparentemente complessa e il segreto per comprendere l’inquinamento prodotto sta nel ragionare secondo il cosiddetto LCA, il suo ciclo di vita. Ogni produzione umana attraversa delle fasi, quasi come un essere vivente: ognuna di loro può essere concepita in un certo modo e, in base a questo, produrre più o meno emissioni. Se la fase di vita è progettata per essere ecologica ma quella di nascita ha invece un impatto inquinante estremamente alto, si capisce bene che il nocciolo della questione non cambia.

Nonostante ciò, siamo tutti portati a valutare soltanto la fase di esercizio di un prodotto, semplicemente perché è quello il momento in cui lui interagisce con noi. Questo modo di valutare le cose però non è quello corretto e anche un veicolo apparentemente non inquinante bisogna sempre vederlo in base a tutto il ciclo di vita, anche quello delle sue singole componenti. È in questo modo che è stata progettata Space, un’automobile concepita per essere la più sostenibile al mondo. 

Largo allo Space

L’idea arriva da Günther Schuh, imprenditore nell’automotive e professore  presso la RWTH (Università tecnica di Aquisgrana), il quale ha recentemente presentato il suo ultimo progetto. Lo Space è un veicolo totalmente elettrico dalla forma simile a quella di un SUV, ma caratterizzato da una maggiore leggerezza e una minore larghezza. Le dimensioni esterne sono simili a quelle di una station wagon BMW Serie 5, il che, secondo Schuh, lo rende particolarmente adatto per l’utilizzo in ambito urbano.

Il design del veicolo risponde alle preferenze di molti utenti che desiderano una posizione di guida rialzata per una visuale migliore, nonostante si tratti di un aspetto che di certo non agevoli aerodinamicità e quindi riduzione dei consumi.

Il passato del professore

Qualche anno fa questo professore di 64 anni, è diventato una figura di spicco oltre i confini accademici grazie allo sviluppo dello Streetscooter, un furgone elettrico nato presso l’Università di Aquisgrana nel 2009, successivamente acquisito dalla Deutsche Post/DHL nel 2014 e ad oggi usato in 20.000 unità. Come se non bastasse, Schuh ha anche lanciato la e.Go Life, una piccola auto elettrica a quattro posti tra i cui primi acquirenti figura l’ex primo ministro della Renania Settentrionale-Vestfalia, Armin Laschet.

Nonostante le difficoltà incontrate comprese quelle economiche legate alla pandemia che hanno frenato il decollo di e.GO Life, Schuh non si è dato per vinto e ha continuato a lavorare su nuovi progetti come appunto l’esordiente Space. Nella sua piccola fabbrica di prova del campus universitario, si possono osservare gli ingegneri (circa 450 persone in tutto) impegnati in vari test su circa una dozzina di prototipi. 

Space, un sistema modulare 

Space si propone di essere il veicolo più sostenibile al mondo e probabilmente ci va molto vicino. Schuh critica l’attuale sistema di business automobilistico, considerato da lui un “modello usa e getta” visto che la durata media di un’auto, perlomeno tedesca, è solo di 11 anni. La maggior parte dei componenti però potrebbe avere una vita utile ben superiore. Space nasce quindi con l’obiettivo di essere un veicolo dalla durata molto lunga, potenzialmente cinquantennale.

La chiave sta da un lato nel modificare la percezione del cliente riguardo a cosa necessiti di essere cambiato, dall’altro rendere facilmente eseguibili degli aggiornamenti . Ciò significa fare in modo di sostituire non l’intero veicolo, ma solo gli elementi soggetti a tendenze di moda e invecchiamento, come display, fari, sensori e l’involucro esterno. Il modo in cui è stato progettato Space prevede che ogni cinque anni l’auto sia rinnovata attraverso un processo di riassemblaggio e aggiornamento, durante il quale i materiali termoplastici sono smantellati, riciclati e riutilizzati, garantendo che l’auto possa apparire nuova dopo ogni ciclo.

Sostenibilità sotto tutti gli aspetti

L’intuizione che permette tutto questo risiede nella separazione tra telaio e carrozzeria, con l’uso di parti esterne in plastica e un telaio in alluminio. Questo permette, un po’ come le bici di Igus in plastica riciclata, di evitare l’insorgenza della ruggine. Inoltre, Space è progettato per evitare l’usura tipica dei motori tradizionali, anche loro fonte di problemi e di conseguente inquinamento. Il motore elettrico di Space non dovrebbe subire usura secondo il produttore, promettendo una durata del veicolo di almeno 50 anni.

Nonostante lo scetticismo di alcuni esperti che notano come molte iniziative automobilistiche annunciate ad Aquisgrana non abbiano poi trovato realizzazione, Schuh rimane fiducioso nel suo progetto. Sottolinea anzi l’importanza di superare i limiti di autonomia delle batterie per veicoli destinati a lunghi viaggi, proponendo per il suo Space una soluzione che combina alle batterie un range extender innovativo, anche questo già da qualche anno di tendenza nel mondo e-bike di nuova generazione.

Infine, sembra essere sostenibile anche la forma di acquisizione del veicolo. Space non sarà venduto bensì offerto tramite abbonamento con un canone mensile che copre tutti i costi, inclusi manutenzione, pneumatici invernali e assicurazione, per un totale inferiore ai 1.000 euro al mese. In aggiunta, il veicolo includerà il già citato “range extender” al fine di  aumentarne l’autonomia fino a 400-500 chilometri, con l’opzione di sostituire in futuro il sistema con uno ad idrogeno.

Così come viene descritto, Space sembra davvero un veicolo pensato per ridurre al minimo le emissioni: è leggero, elettrico, le sue parti si possono facilmente sostituire, è predisposto per implementare degli aggiornamenti e la fase di esercizio è enormemente lunga. In poche parole un perfetto esempio di quella che si dice progettazione sostenibile.

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