La storia della Maserati Biturbo, proposta dal 1981 al 1996 in numerose configurazioni, sia a livello di carrozzeria che per le motorizzazioni

La Maserati Biturbo è stata presentata il 14 dicembre del 1981, durante la tradizionale assemblea degli azionisti del costruttore modenese che si teneva a fine anno. Quest’auto fu fortemente voluta dal manager italoargentino Alejandro De Tomaso, amministratore delegato della Casa del Tridente, all’epoca sotto il controllo dell’azienda statale Gepi. Disegnata da Piero Andreani, sotto la supervisione di Giorgetto Giugiaro, la Maserati Biturbo aveva – inizialmente – la carrozzeria coupé a tre volumi da 415 cm di lunghezza. L’abitacolo, invece, era caratterizzato dagli interni – realizzati a mano – in pelle e velluto, nonché dagli inserti in radica. Inoltre, la ricca dotazione di serie era completa di aria condizionata, alzacristalli elettrici, vetri atermici, chiusura centralizzata, regolazione assetto fari e cerchi in lega, mentre la lista degli optional comprendeva anche il tetto apribile. Tra le altre caratteristiche figuravano il divanetto posteriore completo di poggiatesta e cinture di sicurezza, mentre il bagagliaio – da 330 litri di capacità – era rivestito in moquette. Sotto al cofano della Maserati Biturbo pulsava il motore 2000 V6 a tre valvole per cilindro che, grazie al sistema IHI a doppia sovralimentazione, erogava la potenza di 180 CV. Per quanto riguarda le prestazioni, la vettura raggiungeva la velocità massima di 215 km/h e accelerava da 0 a 100 in 7,2 secondi. Il resto della meccanica prevedeva il cambio manuale ZF a cinque marce o il cambio automatico ZF a tre rapporti, le sospensioni indipendenti, quattro freni a disco e la trazione posteriore. La Maserati Biturbo entrò in produzione nel 1982, presso l’impianto Innocenti di Lambrate (MI), mentre l’assemblaggio finale era curato nello storico stabilimento di Modena. La caratteristica principale della Maserati Biturbo era l’annunciato prezzo iniziale di 16.700.000 lire, ma poi fu incrementato a circa 19 milioni di lire, fino al prezzo definitivo di oltre 22 milioni di lire. Nonostante ciò, la vettura fu venduta in 1.888 esemplari nel primo anno di produzione. Intanto, al Salone di Torino del 1982 fu esposto il prototipo della variante cabriolet, realizzato dalla Carrozzeria Embo e mai giunto in produzione.

Nel 1983, per sopperire agli iniziali problemi di affidabilità, fu introdotto il dispositivo MABC – acronimo di Maserati Automatic Booster Control – per il controllo della pressione del sistema a doppia sovralimentazione. Inoltre, fu allargata la gamma al propulsore 2500 V6, ma solo per l’estero. Proseguì il successo sul mercato, con oltre 5.000 esemplari venduti. L’anno più ricco di novità per la Maserati Biturbo fu il 1984, a partire dalla sportiva declinazione Biturbo S che fu prodotta in soli 350 esemplari. Grazie all’adozione del sistema intercooler, la potenza del motore 2000 V6 incrementò fino a 210 CV, sufficienti per spingere l’auto fino a 220 km/h di velocità massima e 6,5 secondi per l’accelerazione da 0 a 100. Esteticamente, la Biturbo S era riconoscibile per il cofano motore con le prese d’aria Naca, lo spoiler anteriore con fendinebbia integrati, la carrozzeria bicolore e gli interni Missoni. Tuttavia, la principale novità fu la Maserati Biturbo 425, ovvero la variante berlina a quattro porte, da 440 cm di lunghezza e 550 litri di bagagliaio. Inoltre, aveva il cruscotto specifico e il passo allungato a 260 cm. La Biturbo 425 era equipaggiata con il propulsore 2500 V6, da 200 CV di potenza e 215 km/h di velocità massima. Al Salone di Torino del 1984 fu presentata la Maserati Biturbo Spyder, il cui assemblaggio fu affidato alla Carrozzeria Zagato. Rappresentava la variante spider, caratterizzata dalla carrozzeria più compatta per il passo accorciato di 14 cm, nonché dall’abitacolo configurato secondo lo schema 2+2. La capote in tela a scomparsa, ad azionamento manuale, aveva il rivestimento interno in tinta con la carrozzeria. Debuttò sul mercato l’anno seguente, con le motorizzazioni 2000 V6 e 2500 V6, quest’ultima destinata solamente al mercato estero. Infine, nel 1984 fu svelata anche la Maserati 228, declinazione della Biturbo con la carrozzeria coupé che si poneva al top di gamma e disponibile anche con il cambio automatico a quattro rapporti. Nel 1985, la gamma fu ampliata alla Maserati Biturbo 420 con l’unità 2000 V6 da 185 CV di potenza, condivisa anche con la variante coupé della Biturbo e con il modello Biturbo Spyder. Lo stesso anno furono introdotti altri aggiornamenti, come la plancia dotata di orologio analogico, la Biturbo S con gli interni in pelle e Alcantara, il differenziale autobloccante posteriore Sensitork fornito dallo specialista Gleason e la Biturbo 420S da 205 CV di potenza.

Altre novità per la Maserati Biturbo furono introdotte nel 1986, come il motore ad iniezione 2000 V6 da 188 CV di potenza, dotato di iniezione elettronica Weber e accensione elettronica Magneti Marelli, condiviso con il modello Biturbo 420i. Debuttò anche la Maserati 228i, con il propulsore ad iniezione 2.8 V6 da 247 CV di potenza. L’aggiornamento della gamma della Maserati Biturbo proseguì nel 1987, con la Biturbo Si da 223 CV di potenza e 230 km/h di velocità massima, dotata di spoiler posteriore e prodotta in soli 500 esemplari, nonché proposta anche nella speciale declinazione Black e affiancata dal modello Biturbo 420Si. Sempre nel 1987, anche la Biturbo Spyder adottò la motorizzazione ad iniezione. Nel mese di dicembre del 1987 fu svelata la Maserati 430, versione di punta della variante a quattro porte con l’unità 2.8 V6 da 247 CV di potenza, 240 km/h di velocità massima e 5,7 secondi nello spunto 0-100. Era riconoscibile per il frontale specifico, i cerchi in lega dedicati, i quattro terminali di scarico, gli specchietti retrovisori ridisegnati e i paraurti leggermente cromati. Dal punto di vista meccanico, aveva l’avantreno dedicato e il differenziale posteriore autobloccante Ranger. Nel 1988, dopo il debutto della Biturbo Spyder Si da 223 CV, la celebre vettura di Maserati fu sottoposta al restyling di metà carriera e scomparve ufficialmente la denominazione Biturbo. Infatti, la gamma comprendeva la coupé 222 e la berlina 422 con il motore 2.0i V6 biturbo da 223 CV, caratterizzate dal frontale ridisegnato ed entrambe dotate di spoiler posteriore, sospensioni a controllo elettronico e regolazione in altezza per il volante ed il sedile del conducente. La variante spider, equipaggiata anch’essa con il propulsore 2.0i V6 biturbo da 223 CV, fu commercializzata come Maserati Spyder e affiancata dalla variante coupé a due posti secchi denominata Karif. Quest’ultima, presentata al Salone di Ginevra del 1988, era mossa dall’unità 2.8i V6 biturbo da 285 CV di potenza. L’unica novità del 1989 fu la coupé Maserati 2.24v, con la motorizzazione 2.0i V6 biturbo a quattro valvole per cilindro, da 245 CV di potenza e 230 km/h di velocità massima. Tra le specifiche caratteristiche estetiche figuravano la calandra di colore nero opaco, lo spoiler anteriore avvolgente con fari fendinebbia integrati, le presa d’aria Naca sul cofano motore, le minigonne laterali e lo spoiler posteriore ridisegnato. L’anno seguente, le stesse caratteristiche furono proposte con la berlina 4.24v. Nel 1990, inoltre, fu allargata la gamma della Spyder al motore 2.8 V6 da 224 CV, parallelamente all’introduzione della versione catalizzata dei modelli 430, 228i e Karif.

Altro anno ricco di novità fu il 1991, con: il frontale aggiornato allo stile della supercar Shamal per i modelli 2.24v, 4.24v e 430, quest’ultima mossa dal propulsore 2.8i V6 a quattro valvole per cilindro da 279 CV di potenza; la gamma della Spyder ampliata all’unità 2.0i V6 24V; il modello 4.18v da 223 CV di potenza, tra l’altro dotato di ABS. Tuttavia, la principale novità del 1991 fu la Maserati Racing, speciale versione sportiva della coupé 2.24v, prodotta in soli 230 esemplari di colore nero o rosso, anche nella declinazione catalizzata per l’estero. Era equipaggiata con la motorizzazione 2.0i V6 biturbo da 283 CV di potenza che, in abbinamento al cambio meccanico Getrag a cinque marce, consentiva di raggiungere la velocità massima di 256 km/h e accelerare da 0 a 100 in 5,9 secondi. Il frontale prevedeva due coppie di fari circolari e rettangolari, più la calandra specifica. Inoltre, era riconoscibile per lo spoiler posteriore di grandi dimensioni, i cerchi in lega a sette razze, le minigonne laterali e gli specchietti retrovisori in tinta con la carrozzeria. Infine, la dotazione di serie della Maserati Racing comprendeva anche le sospensioni attive intelligenti Koni regolabili in quattro posizioni. Nel 1992 cominciò la parabola discendente della Maserati Biturbo, anche se fu introdotta la versione catalizzata dei modelli 2.24v e 4.24v, nonché per il motore 2.0i 24V della Spyder, assieme alla versione speciale della coupé 222 con il propulsore 2.0i V6 biturbo a quattro valvole per cilindro da 279 CV di potenza. Nel 1993, invece, debuttarono la versione catalizzata anche per il modello 4.18v e l’unità 2.0i V6 18V della Spyder. Tutte le declinazioni della Maserati Biturbo uscirono di produzione nel corso del 1994, ma la commercializzazione della Spyder proseguì fino al mese di gennaio del 1996. Inoltre, al progetto della Biturbo appartengono anche modelli a sé stante come Shamal e Ghibli. Complessivamente, la Maserati Biturbo è stata in prodotta in più di 37.000 esemplari, di cui 3.076 unità per la variante spider, circa 1.300 esemplari per la versione sportiva 430, 1.156 unità per la coupé 222, 978 esemplari per la berlina 422, 1.147 unità per la coupé 2.24v, 384 esemplari per la berlina 4.24v e solo 221 unità per il modello Karif.

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