Tavares: “L’auto elettrica? Scelta politica”

PUNTI DI VISTA – Antieconomica, ancora prematura, ma sopratutto discriminatoria nei confronti dell’automobilista medio, perché imposta dall’alto. Visti attraverso le lenti di Carlos Tavares (nella foto qui sopra), l’auto elettrica e i benefici che dovrebbe portare in un futuro ormai prossimo all’industria automobilistica e ai consumatori appaiono quantomeno ridimensionati rispetto alla narrativa portata avanti dai vertici dell’Unione Europea. Sulla transizione verso l’elettrico e l’impatto provocato sulle fabbriche e il mercato il ceo di Stellantis continua a manifestare più d’una perplessità, mostrando un certo scetticismo nei confronti della rivoluzione green caldeggiata dalle lobby ambientaliste e da Bruxelles.

UN COSTO INSOSTENIBILE PER CASE E CLIENTI – In una recente intervista rilasciata dalla sua residenza portoghese al Corriere della Sera e a un ristretto gruppo di quotidiani europei, Tavares ha chiarito che, nello scenario attuale, le prime a perderci sono le case automobilistiche. “Le nuove tecnologie fanno salire i prezzi. Soprattutto quelle elettriche, che sono del 50% più costose di quelle dei motori termici”, ha spiegato il numero uno del colosso nato lo scorso anno dalla fusione tra PSA e FCA. Costi extra che ricadono pesantemente sul ceto medio, tagliato fuori perché 30-40.000 euro per un’auto nuova sono decisamente troppi. Sforzi e sacrifici pesanti, ma necessari per raggiungere un bene comune maggiore, secondo la Commissione Europea, che attraverso la transizione energetica, e quindi lo stop definitivo ai veicoli con motore a combustione, è convinta di mettere in campo la strategia più giusta per dare un taglio netto all’inquinamento da CO2.

L’ALTERNATIVA ALL’ELETTRICO? È UNA BATTAGLIA – Ma lo stop a benzina e diesel a partire dal 2035 è davvero la strada migliore da seguire? Stellantis, come del resto la stragrande maggioranza dei big del settore, si sta già adeguando ed entro il 2030, se le cose rimarranno così, Peugeot, Opel e Fiat venderanno solo auto a batteria. Eppure Tavares è sicuro che un’alternativa ci sarebbe. Secondo il manager portoghese, “c’erano modi più economici e veloci di ridurre le emissioni” e inoltre il metodo prescelto dall’Unione europea “non permette ai costruttori di essere creativi per trovare idee diverse. È una scelta politica”. Senza troppi giri di parole, Tavares parla di “battaglia”, spiegando che i maggiori sforzi di Stellantis sono concentrati per “limitare al massimo l’impatto dei costi supplementari del 50% dei veicoli elettrici. Significa avere in cinque anni aumenti di produttività medi del 10% all’anno, mentre l’industria automobilistica, in particolare in Europa, raggiunge tra il 2% e il 3%. In sostanza dobbiamo passare dal 2% o 3% al 10%”.

L’IBRIDO SAREBBE MEGLIO PER TUTTI – A supportare lo scetticismo dell’amministratore delegato del quarto gruppo automobilistico al mondo nei riguardi dell’auto elettrica emerge un dato incontrovertibile, quello relativo alle emissioni di CO2 connesse alle batterie. “La grande questione è l’approccio globale alla qualità ambientale dell’elettricità consumata e noto che di fatto ciò rimette l’energia nucleare nell’agenda ad opera degli ambientalisti” ha detto Tavares, sottolineando come con il mix energetico attuale dell’Europa “un veicolo elettrico deve percorrere 70.000 chilometri prima di compensare l’impronta di CO2 creata dalla fabbricazione della batteria. Solo a quel punto comincia ad allargarsi il divario con un veicolo ibrido leggero. Sappiamo anche che un veicolo ibrido leggero costa la metà di un veicolo elettrico”. A conti fatti, quindi, secondo il ceo di Stellantis bisognerebbe spingere su “auto ibride termiche molto efficienti, in modo che rimangano accessibili e forniscano un beneficio immediato in termini di CO2”, perché l’alternativa è “avere veicoli completamente elettrici che le classi medie non potranno permettersi, chiedendo ai governi di continuare ad aumentare i loro deficit di bilancio per fornire incentivi. Questo è un dibattito sociale che mi piacerebbe avere, ma per ora non lo vedo”, ha concluso Tavares.

IL PROBLEMA ITALIANO – Tavares ha anche fatto il punto sulla situazione delle fabbriche di Stellantis, spiegando che, in generale, “il futuro dei nostri siti dipenderà anche dai vincoli politici sulla decarbonizzazione in Europa e dalle sue conseguenze sul mercato dell’auto”. Osservati speciali restano le fabbriche italiane, le più a rischio perché nel nostro paese il costo di produzione di un’automobile è più alto, a volte doppio, rispetto ad altri paesi europei. E questo nonostante un costo del lavoro inferiore, ha sottolineato Tavares, secondo cui “ se applicheremo all’Italia le buone pratiche che esistono nel nostro gruppo, l’Italia stessa avrà un buon potenziale. Un problema particolare che la riguarda è il prezzo fuori misura dell’energia – ha aggiunto il manager. Abbiamo avuto una discussione estremamente virulenta con i fornitori di energia su questo punto. Rispetto ad altri paesi dove produciamo, salta all’occhio”.

Clicca qui per visitare la pagina dell’autore