Toyota Prius: l’auto che portò l’ibrido nel mondo

Con la Prius di seconda generazione, i progettisti della Toyota alzano l’asticella su tutti i fronti: dal comfort alla prestazioni, dalla sicurezza alla riduzione dei consumi. Il risultato è un’auto che ricorda il modello precedente solo nell’impostazione generale, dato che la carrozzeria, a parte l’andamento arcuato e spiovente del tetto, subisce importanti modifiche, la più evidente delle quali è il passaggio da tre a due volumi. Senza la coda, e con uno studio ancora più accurato delle superfici esterne, il Cx si abbassa a quota 0,26, mentre all’interno cresce lo spazio a disposizione per cinque adulti.

Grandi novità anche sotto la pelle, a partire dalla nuova tecnologia Hybrid Sinergy Drive (HSD): nel metterla a punto, gli ingegneri della casa delle tre ellissi hanno adottato moltissimi dei 530 sistemi innovativi progettati per la vettura e coperti da brevetto. Il nuovo “cuore ibrido” della Prius è formato da tre propulsori, che funzionano in sinergia grazie a un rotismo epicicloidale e a un riduttore planetario. Insieme al collaudato 1.5 a ciclo Atkinson, reso più pimpante da a un’iniezione extra di quasi 20 CV, lavorano due motori elettrici: accanto al principale, che fornisce una potenza di 77 CV, quello più piccolo funge da trasmissione elettromeccanica (pur non essendo considerabile un vero cambio) e provvede inoltre ad avviare il motore a benzina in luogo del classico motorino d’avviamento.

Del monitoraggio del consumo delle batterie si occupano ben 40 centraline, in grado di “leggere” le attivazioni e gli spegnimenti del motore termico. Calano i consumi, con percorrenze dichiarate superiori ai 35 km/l.

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