Made in china

Un nuovo costruttore cinese debutta in Italia, si tratta della BYD (sigla che sta per Build Your Dreams, costruisci i tuoi sogni), nata solo nel 1995 come produttore di batterie e di componenti elettrici, che dal 2003 è diventata anche costruttore di autoveicoli, con un’estesa gamma di modelli “a pila”. A differenza di altri marchi che si affidano a fornitori esterni per la componentistica, la BYD produce quasi tutto internamente e, anzi, vende essa stessa componenti elettrici (come le batterie) alle altre case. Per dare un’idea della sue dimensioni, nel 2022 ha venduto nel mondo quasi due milioni di veicoli elettrici. 

Sbarco in italia

La BYD ha già aperto una sede in Italia e per la vendita e l’assistenza delle sue vetture si appoggia alla rete di tre grandi gruppi di concessionarie multimarca: Autotorino, Barchetti e Intergea. I primi punti vendita sono in via di apertura a Brescia, Firenze, Milano, Torino e Verona. Inizialmente l’offerta della BYD include tre modelli elettrici: la crossover di medie dimensioni Atto 3 (qui il primo contatto), la grande berlina Han (leggi qui le prime impressioni di guida) e la berlina media Dolphin, oggetto del test.

Già ordinabile

La BYD Dolphin è ordinabile da  luglio 2023, in quattro versioni offerte a prezzi interessanti per un’elettrica. La meno cara Active con il motore da 97 CV alimentato da una batteria da 45 kWh costa 30.790 euro, inclusi svariati aiuti alla guida (come la frenata automatica attiva anche in retromarcia) e un valido impianto multimediale con lo schermo di 12,5” al centro dalla plancia: presenta l’originalità di poter ruotare di 90° per offrire una visione a display orizzontale o verticale. La Boost è dotata della stessa batteria, ma ha un  motore da 176 CV. Costa 31.790 euro, compreso un più raffinato retrotreno a bracci multipli (controlla meglio i movimenti della ruota), anziché ad assale torcente. Le prime consegne per queste due versioni sono previste a inizio 2024, invece quelle per i due modelli più ricchi partono da ottobre 2023. Si tratta della Comfort (35.790 euro) oggetto del test e della Design (37.790 euro col tetto in cristallo e la ricarica wireless per il telefono), entrambe mosse da un motore da 204 CV alimentato da una batteria da 60,4 kWh e che promettono fino a 427 km di autonomia. La BYD garantisce un’efficienza di almeno il 70% della batteria passati otto anni o 200.000 km.

Non ha la solita batteria

Dal punto di vista tecnico, la BYD Dolphin è costruita sulla piattaforma e-Platform 3.0 sviluppata per i veicoli a corrente, che prevede la batteria ospitata nel pianale. Nella BYD Dolphin il motore è montato all’avantreno e trasmette il moto alle ruote davanti. Particolare la batteria agli ionio di litio (ovviamente progettata e prodotta dalla casa), che usa celle lunghe e molto sottili da (da qui il nome “blade”, ovvero “lama”) e la chimica al litio-ferro-fosfato: è meno infiammabile quando viene danneggiata e sopporta meglio frequenti ricariche al 100%. Per la rigenerazione le BYD Dolphin con “la pila” da 60,4 kWh accettano fino a 11 kW in corrente alternata e appena 88 kW con quella continua (equivalgono a circa un’ora per una ricarica completa): non sono molti, dato che ci sono rivali che superano abbondantemente i 100 kW. Ancora più limitata la ricarica della batteria da 45 kWh: fino a 7 kW in corrente alternata e 60 kW con quella continua. Sono di serie la pompa di calore (per riscaldare l’abitacolo richiede meno energia delle tradizionali resistenze elettriche) e la funzione V2L: permette all’auto di cedere corrente (fino a 3 kW) mediante la presa nella fiancata, per alimentare altre utenze come un elettrodomestico. 

Ha personalità

Il frontale corto, tondeggiante e sottolineato da un profilo luminoso intorno alla mascherina nera, le fiancate solcate da marcate nervature e la parte posteriore dalle linee morbide e ben raccordate alla fascia dei fanali danno personalità alla BYD Dolphin. Non meno originale l’interno, vivacizzato dall’andamento a onda della plancia, che è realizzata con materiali gradevoli e in buona parte morbidi al tatto. Meno curati alcuni assemblaggi, come la “ballerina” fila di tasti (dall’originale forma bombata) nella consolle: attivano funzioni come le modalità di guida e il climatizzatore e inglobano il bilanciere per la marcia avanti e indietro. Sopra, è ben accessibile un portaoggetti che può ospitare la piastra di ricarica per gli smartphone. Altri comodi portaoggetti sono nel tunnel sopraelevato fra i sedili. 

Lo schermo gira

Il pezzo forte è però, come detto, il grande schermo che può ruotare di 90° per posizionarsi in senso orizzontale o verticale: è di facile lettura e permette di gestire tutti i servizi di bordo, sebbene non sempre in modo immediato. Ad esempio, quando è mostrata la mappa del navigatore “scompare” il tasto virtuale per il ricircolo dell’aria, che va quindi cercato nei menù. La BYD Dolphin del test non dispone di Android Auto e Apple CarPlay, che saranno di serie (con collegamento senza filo) per le vetture vendute in Italia. Il cruscotto davanti al guidatore è piccolo, non configurabile, ma chiaro e mostra le informazioni essenziali, come l’autonomia.

L’abitacolo della BYD Dolphin è piuttosto ampio. I sedili sono morbidi e poco fascianti; il divano piatto può accogliere abbastanza bene anche tre persone e chi è seduto al centro ha agio per i piedi (il pavimento non presenta rigonfiamenti). Non mancano neppure due prese Usb nel mobiletto posteriore. Meno spazioso il baule: la casa parla di 345 litri a divano in uso. In compenso il vano, dotato di fondo regolabile su due altezze, si sfrutta bene.

Soprattutto comoda

Le sospensioni morbide della BYD Dolphin 60,4 kWh Comfort assorbono efficacemente le buche ma non sono il massimo per l’agilità: il rollio è accentuato e gli inserimenti nelle curve “lenti”. Inoltre, l’auto del test monta pneumatici di fabbricazione cinese che, nelle curve affrontate con decisione, tendono a far leggermente scivolare di lato la vettura. I modelli venduti in Europa avranno però gomme diverse, fornite dalla Continental. Anche lo sterzo punta al comfort, con una taratura leggera ma una risposta poco precisa. Il motore ha la prontezza tipica delle unità a corrente e, inserita con il tasto nella consolle la modalità Sport, l’erogazione si fa quasi brutale (ma, comunque, dosabile grazie al pedale dell’acceleratore ben modulabile).

Non manca ovviamente la frenata rigenerativa, che prevede due impostazioni selezionabili con l’apposito tasto nella consolle. In quella più blanda, attiva all’avviamento, la BYD Dolphin è molto scorrevole e il rallentamento dovuto alla rigenerazione è quasi inavvertibile. In High, invece, la perdita di velocità è più repentina ma, comunque, non tanto da strattonare i passeggeri. Manca la funzione “one pedal” in cui il rallentamento è talmente consistente da arrestare l’auto senza premere il freno (è utile nel traffico). A proposito di freno, la modulabilità del pedale non delude. Bene anche l’insonorizzazione dell’abitacolo: i fruscii non sono troppo avvertibili. Quanto all’autonomia, nel percorso in parte su strade collinari extraurbane e un parte in città, partiti con 381 km di autonomia dopo 150 km il computer di bordo indica ancora 168 km percorribili.

Secondo noi

Pregi
> Comfort. L’abitacolo è ampio e ben isolato da buche e rumori.
> Originalità. Lo schermo che ruota è una rarità. Personale anche il design dell’auto.
> Prezzi. Per un’elettrica così ben equipaggiata sono interessanti.

Difetti
> Agilità. Fra le curve l’auto è poco reattiva 
> Baule. Non è molto capiente.
> Ricarica. In corrente continua la batteria accetta soltanto fino a 88 kW.

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