Neom, Arabia Saudita, 12 Gennaio. Il Bar è il luogo dove nascono le strategie perfette. Primo, perché è il posto dove si arriva quando non si ha un c***o da fare, un minuto o tutta la giornata non cambia nulla, lo stato d’animo è libero e la mente sgombra e imparziale. Secondo perché qui le strategie si scrivono il giorno dopo. A cose fatte. È così che abbiamo riscritto i Mondiali di Calcio, la Coppa America e svariate edizioni della Dakar.

Il Bar della Dakar è il covo degli strateghi più raffinati e il buio tribunale dell’inquisizione, dove si discutono gli eventi e i crimini della Dakar, e dove due cause su tre finiscono sul patibolo.

Avanti, al lavoro. Alla sbarra Sébastien Loeb e Toby Price. Tutt’e due verranno giudicati in contumacia, in quanto assenti: entrambi ritirati. Tavolini ad anfiteatro, perché al Bar della Dakar è serata di giudizio.

Sébastien Loeb. Nove volte… lasciamo stare cancelliere, tutti sanno tutto. Dunque…

Tre tappe bene, sesto-settimo. Sempre all’attacco. Loeb ha sentito profumo di podio e ha schiacciato senza risparmiare la meccanica. Polvere! D’accordo, non puoi essere sentimentalista se vuoi la performance, ma la Hunter era nuova, giovane non priva di difetti e esigeva rispetto… “Nani” Roma l’ha rispettata ed è quinto.

Da lì in poi a Loeb è successo di tutto. Errori di navigazione, penalizzazioni, una dozzina di forature, prima rottura, triangolo sospensione, seconda rottura, mozzo, una mezza nottata nel Deserto ad aspettare il camion. Finite le gomme (hanno dato le loro a Roma al bivacco della Marathon), finiti i pezzi di ricambio e il camion di assistenza in panne, Loeb e Elena, ottava tappa, hanno preso l’asfalto, sono arrivati al bivacco e si sono ritirati. Erano venuti per completare il podio dell’avvento, dopo un terzo e un secondo….”

“Posso solo invocare le circostanze attenuanti. Loeb è un guerriero, un attaccante, è il più forte fuoriclasse della storia del WRC. Tornerà più forte. Sicuro. Loeb non lascia un lavoro in sospeso.”

“Si ma nel WRC ci metti il manico e la perfezione dell’esecuzione fa la differenza. Alla Dakar devi saper aspettare, devi vedere l’occasione. Non puoi andare o la va o la spacca. Perché spacchi!”

Toby Price, Pilota ufficiale KTM, è caduto malamente durante la 9° tappa, km 155, ha dato una testata memorabile e offeso braccio e spalla. Evacuato con l’elicottero e preso in carico dall’ospedale di Tabuk. Se la caverà con la fedina penale sporca. Era all’attacco su una speciale difficile, sabbia, sassi, valli scorrevoli, montagna impestata. Era un minuto dietro, stava attaccando per rovesciare la situazione.

L’accusa. “Ha sbagliato giorno, doveva attaccare il giorno prima. Anzi meglio ancora il giorno dopo il riposo. Quello era il momento favorevole. Partiva dietro ed era lì.”

La difesa. “E così ha fatto, ma è cascato, ha rotto la leva del freno, è stato rallentato. Così ha dovuto rimandare. Il giorno dopo, subito dopo la Marathon di Sakaka, ci ha riprovato, però aveva la gomma distrutta e ha finito perché è riuscito a ricucirla con le fascette. Niente da fare. Ha deciso di riprovarci nell’Anello di Neom. Si è perso all’inizio con quell’altro fenomeno di Barreda, poi la frittata…”

“Ecco. Non era il momento. Andata male una, andata male due, non gli restava che ingoiare il rospo. Doveva aspettare una situazione favorevole. Se arrivava. Altrimenti si accontentava… alla Dakar di oggi non è come trent’anni fa che bastava attaccare come un disperato, se avevi coraggio e talento, e potevi rovesciare qualsiasi situazione.

Quello può succedere, oggi, con gli SSV. Sono macchinine giovani e delicate. Guarda “Chaleco” Lopez. Un gran manico, non ha dei castighi di dio come avversari e può permettersi di perdere mezz’ora e di riprenderla. Ha rotto e due giorni dopo è di nuovo in testa. No, Toby aveva ancora tre giorni e doveva sperare che uno di questi fosse buono!”

“Toby ci ha provato, è stato sfortunato.”

“Beh, se è stato sfortunato ci sta. Una circostanza attenuante, ma non bastante per essere assolto. Però sì, devo ammettere che in tre giorni il buon Toby ha collezionato tre perle di sfortuna. Un anno ti gira, due pure, poi magari arriva una serie nera che non finisce più.”

Due casi in qualche modo simili. Price ha attaccato nel momento sbagliato, Loeb ha sbagliato ad attaccare sempre. Il primo perché aveva perso l’occasione del momento giusto, il secondo perché… è fatto così, ed è difficile obiettargli qualcosa. Il minimo comune denominatore è che un minimo di prudenza e un massimo di gestione della macchina e delle strategie di gara sono due caratteri distintivo vincenti, e più del talento puro. Peterhansel, ma anche Meoni, Vatanen, Orioli, hanno imparato presto e messo bene a frutto la legge della Dakar.

 

© Immagini: “Nani” Roma Media, BRX, Red Bull Content Pool, X-raid, ASO Médiathèque – DPPI, KTM

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