Il governo Meloni intende rimodulare gli incentivi per spingere il mercato delle elettriche, in contrazione


15 febbraio 2023

Il Governo Meloni è intenzionato a modificare l’attuale schema di incentivi per dare una spinta al mercato dell’elettrico, che, in controtendenza rispetto al resto dell’Europa, è in contrazione. È quanto emerso al termine del tavolo che ha visto coinvolti i rappresentanti di Stellantis e dei sindacati al Ministero delle imprese. “Stellantis – si legge nella nota diffusa alla stampa – ha apprezzato l’approccio propositivo del governo a rivedere entro fine mese lo schema degli incentivi alla domanda e il supporto alle infrastrutture di ricarica, alla luce del quadro molto critico del mercato delle vetture elettrificate in Italia”. 

L’incontro con Stellantis voluto dall’esecutivo per fare il punto sugli investimenti e l’occupazione in Italia per salvaguardare la filiera automotive nostrana ha visto una discussione sugli incentivi e sulla loro efficacia, e su come migliorarla per sostenere le aziende. “Il governo si è impegnato a ridisegnare gli incentivi, perché è chiaro che oggi le auto elettriche costano il 50% in più”, ha spiegato il segretario nazionale di Fim e Cisl, Ferdinando Uliano. Cambiamenti, questi, che dovrebbero incentivare le produzioni italiane, perché, sottolineano i sindacati, sarebbe controproducente incentivare quelle straniere. 

Il Ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha spiegato che gli incentivi finora hanno sostenuto la domanda di vetture Stellantis, la metà delle quali, però, è prodotta all’estero. “Questo gap – osserva – va colmato al più presto: gli incentivi devono andare a beneficio del lavoro italiano, devono essere indirizzati anche a rafforzare la filiera nazionale”. L’esecutivo, specifica poi Urso, si batterà per la neutralità tecnologica in sede europea, lotta “non adeguatamente rappresentata dai precedenti esecutivi ma sulla quale noi non intendiamo mollare con il supporto del sistema Paese, imprese e sindacati).

Così come centrale è il tema delle conseguenze dell’Euro 7.  “L’azienda – spiega Uliano – ha affermato che creerebbe problemi di sostenibilità per gli stabilimenti, perchè costringendo le aziende ad investire nell’Euro 7 a tre anni dalla chiusura delle produzioni tradizionali, c’è il rischio che si scarichino costi sugli impianti con effetti occupazionali. Noi temiamo per Panda e altre vetture e lo stesso Tonale che sono le versioni tradizionali. Se si impone questo costo aggiuntivo è un aggravamento che non possiamo permettercelo. Il governo si è impegnato a portare questa discussione in Europa: noi confidiamo che questa cosa venga affrontata con un’attenzione particolare per le questioni industriali e occupazionali”.

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